Ormai pochi hanno lo scafandro mentre visitano gli abissi blu. Domenica hanno aperto le gabbie e si è sciolto come cera il ricordo di ciò che c’era.
Folle frotte stormi sciamavano su al lago con cani cagnetti e cagnoni. Il rifugio era zeppo ai tavolini sotto i tulipani gialli degli ombrelloni Algida. Il cartello che segnalava le norme stava lì come una buffonesca figura inutile.
All’aperitivo lo spritz era nel bicchiere di carta – osceno – e sul tavolino invece del solito tagliere ci hanno buttato un sacchetto di carta – USA e GETTA – pieno di patatine. Lo strazio era insostenibile: bere così non è bere perché il bicchiere di vetro ha un senso non solo estetico, ma anche gustativo. Così come le patatine soffocate singhiozzanti nel sacchetto.
Troppa gente. Arrivava a ondate. Me ne sono andata via.
Oggi, improvvisamente, sono tornate le norme e gli scafandri. La mascherina il gel il camice USA e GETTA termoscanner la visiera trasparente i non si può- si deve – non si deve: sono tornata dalla parrucchiera. Coerenza tra i luoghi e l’habitus?
7 risposte su “Scafandri ”
Coerenza questa sconosciuta, direi.
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😉 eh già
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Coerenza, memoria e logica sono sorelle…
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😁 bella battuta. Che il cielo ce la mandi buona!
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Buona serata!
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Anche a te 🍀🍀🍀
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mah, io bado a me stessa e chissà ancora per quanto
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