L’omino

Immagine fotografica di Eletta

L’omino – apparso nel sogno stanotte – era il relatore del corso di comunicazione. E sapeva comunicare con una voce suadente. Un omino insignificante con una voce che ammaliava. Così è il fascino. Dei brutti rachitici omini. Potevo appoggiare le braccia distese sulle sue spalle tanto ero più alta.

Dovremmo dare più retta all’intuito che ci fa vedere e capire, prima delle luci dell’alba razionale. È stato al buio che intuitivamente ho visto la sua profonda inadeguatezza e quel peso di depressione. Ero in auto a fumare l’ultima sigaretta prima dell’inizio della conferenza. Lui è passato e non mi ha visto.

L’ho invece visto io. Curvo e chino nell’ombra del parcheggio. Prima che risplendesse sul palco davanti al microfono.

Piccolo e debole e fragile. Mai avrei dovuto abboccare al suo amo. Mai avrei dovuto seguire la sua suadente voce ipnotica.

È apparso nel sogno solo. Ancora mi insegue la notte con l’aura buia.

17 pensieri su “L’omino

  1. C’è il vantaggio che, al buio, l’aspetto è irrilevante: non si vede.
    Ammesso che tutto è relativo, sei tu a essere più alta delle media o lui più basso?

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