La bufera di vento – terminata ieri – ha sollevato turbini di neve dalle cime. Quello che non riesco proprio a capire è perché la neve sollevata si è disposta solo sulle stradine.
Si può vedere nella immagine : prati senza un cristallo niveo e, invece, la stradina tutta bianca. Lo stesso giù in altri posti.
Giornata da cielo blu. Nessuno in giro. Rumore di foglie secche che cadono. Acqua dei rivi.
La campana rintocca lontana. La signora di cui ho scritto l’anno scorso che torna già con tre lunghi legni per il focolare. Ha le gote rosse e sane della gente abituata a faticare al sole. Vezzosa nella semplicità del suo grembiule.
Ci sono 3 gradi ma io ho già tolto la giacca. Il sole è potente quando il cielo è così blu. Ho tolto anche il cappello a tesa.
L’idea che possa nevicare si allontana sempre più dall’orizxonte. Ci sarà sempre sole.
P. s. Anche il rumore di una valanga
Un forte boato.
Prenderò il mio blocco di carta paglia per fare un disegno
I riti. Il rito della colazione: momento di puro relax tra i veli del risveglio. Assaporare adagio. Il profumo del caffè e il suo aroma che invade la casa. Biscotti o una brioche.
Non potrei vivere senza fare colazione.
Non potrei riacquistare quel senso di me.
Momento delicato da vivere senza rumori distrazioni impegni. Il rito della colazione viene prima di ogni altro impegno infatti piuttosto mi alzo alle sei se devo essere fuori casa alle sette… Nessuno mi toglierà questo piacere e questo momento tutto mio.
Quando abitavo giù dopo il caffè mattutino ero solita andare in una bella caffetteria per prolungare il piacere del risveglio con un croissant caldo e una tazza di ginseng. Allora era anche il momento di due chiacchiere…
Dopo due anni di pandemia e ora la guerra mi rendo conto che non ho più
Voglia di dipingere
Voglia di leggere
Voglia di approfondire
Voglia di parlare
Voglia di incontrare
Voglia di creare
Mi manca l’entusiasmo. È esaurita l’energia. Stanno immobili i miei libri. Chiusi. Stanno nei cassetti pennelli e colori. E carta e blocchi. Una sottile nausea circonda ogni cosa. Una tristezza in fondo. Come una nube. Una patina stanca.
L’unica cosa che riesco a fare in questo periodo è sferruzzare. Faccio maglioni perché mi è stata regalata molta lana. Così seguo solo l’incrocio dei fili e dei ferri e l’anima si distrae, si perde in questo ritmo.
Due anni di pandemia mi hanno tolto desideri interessi e mi hanno regalato una diffusa stanchezza e apatia.
Già ero una “difficile “ : ora nulla mi piace e mi soddisfa. Poco o niente mi interessa. Seguivo la politica. Ora cerco cose leggere. Non c’è posto per discussioni e soliti tiritera. Niente Gruber e affini. Mi spiace. Preferisco Geppi su Rai Tre che almeno mi fa ridere. Pochi libri. Mi sento soffocare da tutti i libri che ho. Non so come ho fatto a leggere tutti quei libri. Non so come ho fatto.
Ho bisogno d’aria e, infatti, sto bene in camminata la mattina all’aria aperta. All’aperto riesco anche a disegnare.
Poi mi annoio. Tutto mi stanca e annoia. Pochi film che possono piacermi. The Funeral Party mi è piaciuto perché mi sono piaciute le interpretazioni degli attori: Robert Duvall, Bill Murray e Sissy Spacek.
Non so come certe persone riescono a vedere serie insulse. Vedo la prima scena e chiudo. Capisco sempre dalla prima sequenza se un film mi piace. Non serve procedere.
Nulla mi stupisce. Mi scuote da questo letargico inverno col sole a picco come fosse agosto. Sono davvero esausta. Di non poter fare colazione e di non poter fare aperitivi. Qui come ovunque il virus dilaga. Non è il caso di tirar giù la mascherina al caldo di un bar. Non è il caso di far nulla. E come tutti mi sto un po’ stufando. Seccando. Alterando.
Anche basta. Santo cielo. Avrei voglia di viaggiare. Ogni tanto guardo le immagini fotografiche di settembre in Salento e mi chiedo se davvero ci sono stata un mese. Tutto è lontano sfumato il tempo è dilatato gessato glassato ghiacciato in una teca immobile.
Il vento ha infuriato, nei giorni scorsi, e sollevato veli di neve dagli alberi, spogliando il paesaggio da cartolina natalizia.
Preferisco l’imponenza accecante del bianco alla nuda roccia del monte. Era così bello ammantato di neve…
L’anno scorso, che erano chiusi gli impianti, c’erano metri di neve. Quest’anno, per ora, ha nevicato solo per l’Immacolata. Ora danno qualche fiocco a Natale tanto per render l’atmosfera.
Io vado a cercarmi il sole che sbuca solo per poche ore. Fa anche relativamente caldo. L’aria è pulita e non ci sono nebbie e smog come in pianura. I turisti arriveranno settimana prossima e mi godo il silenzio e la pace.
Ci sono giornate decisamente negative. Iniziano male con tanti spilli non da agopuntura. Non curativi. Neve abbondante ieri e nuove sorprendenti iniziative della nuova giunta. Bravi! Tanto per complicare la vita ai montagnini sommersi da panna montata e muniti di pale: occorre spostare le macchine! Mi viene in mente una antica canzone ritornello di Salvi, mi sembra si chiamasse così.
Comunque neve neve neve e devo pure scendere in città per una visita specialistica. Strade innevate e temperatura sotto zero. Arrivo.
Sono nella sala d’attesa dello studio specialistico. La mascherina mi soffoca. Chiacchiere per ingannare l’attesa. Argomento: Covid, regole, che dobbiamo fare? La ragazza giapponese violinosta mi ha misurato la temperatura.
In queste situazioni ci si rende conto che c’è qualcosa di strano. Qualcosa che è proprio strano. C’è anche un po’ di nervosismo. Chissà perché dopo più di un anno siamo tutti nervosetti e provati e stanchini…
Mi chiedo quando finirà tutto questo. Quando? Il mio terzo vaccino sarà dopo Natale. L’ho saputo oggi.
Chissà se Cacciari ogni tanto, nella sua vita quotidiana, anche lui ogni tanto prova a essere in una situazione così… Ad attendere in uno studio specialistico con la mascherina stando al proprio posto. Zitti e buoni. Chissà.
Per fortuna il medico è bravo. Spiega e fa quello che deve fare.
Torno col buio e non vedo l’ora di essere a casa. Sono quasi arrivata… ultimi metri e una macchina blocca la strada: quattro ragazzi cercano di mettere le catene perché il dosso è ghiacciato e non si sale. Attendo. Attendo. Attendo.
Finalmente vanno. La strada è libera e ora tocca a me. Niente: la strada è una lastra di ghiaccio. La macchina slitta, va dove vuole lei. Torno un po’ indietro e faccio una rincorsa fino alla cima. Per fortuna!
Finalmente sono a casa. Giornata da chiudere e dimenticare. Per fortuna finita. Domani è un altro giorno si vedrà!
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