
Che ci piaccia o no, tutti noi abbiamo momenti bui. Io sono andata a picco settimana scorsa, in concomitanza con la luna piena. Soffro sicuramente di lunacy come ho già scritto precedentemente.
Poi il passaggio di stagione. Qui da noi avvertito ancor di più per la caduta del sole con il suo lento, ma inesorabile, declino. Ogni giorno un po’ in meno. Non accarezza più il mattino con le dorate dita le tende della sala: ora si fa attendere fino alle dieci e mezza. Rimane fino alle quindici. Poi non c’è più.
“Colpa”, se così si può dire, dell’imponente corpo della montagna. Abbraccia con la sua ombra tutto quello che sta ai suoi piedi.
Il cambio di luce, la mancanza di luce diurna unita alla troppa luce notturna mi ha tirato giù nelle profondità. Quando noi scorpioni andiamo giù, andiamo proprio giù dove ogni cosa pare irrecuperabile. Giù nel pozzo nella cantina al buio.
Persino il mondo onirico non faceva che replicare le angosce del giorno. Sogni di percorsi labirintici insieme a fiere: leopardi ghepardi.
La mia bimba perduta e abbandonata dagli indifferenti. Sola.
Per fortuna questi giorni di buio sono passati. E, come scrive Sylvia Plath: “
Dalla cenere io rinvengo
con le mie rosse chiome
e mangio uomini come aria di vento”.
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