La cappa di silenzio color cardinalizio e le scarpe di raso con la fibbia d’oro.
Un’aureola avevi sulla testa che ti teneva ben disposti i capelli.
Chiudevi ogni volta con movimenti senza slancio il piccolo cancello.
Ti serravi nel giardino a contare i fiori: un petalo per volta.
Chino a odorare l’erba, a controllare l’andirivieni delle formiche nere.
Poi ti rintanavi, l’uscio ben serrato alle tue spalle e accendevi il piccolo lume.
Pregavi l’onnipotente che facesse meraviglie.
La notte alla luce della luna guardavi il vuoto del muro a cercare l’assenza.
I vestiti sulla sedia erano senza ossa: scorrevano liquidi fino al pavimento.