Le migliori immagini che ho creato sono frutto di lavoro, tempo, studio, energia, applicazione, ideazione. Come ho già scritto c’è un’idea distorta di creatività spesso confusa con fantasia. Termini ultimamente abusati e di moda. Ieri leggevo un interessante articolo sull’otium culla della creatività. Le migliori scintille creative nascono dal tempo vuoto. Nella nostra società occorre essere sempre impegnati: si fa in modo che il tempo libero sia subito ” densamente impegnato” da attività. Settembre pullula di proposte e corsi a cui conviene correre per iscriversi. Dai bambini agli adulti conviene avere cose da fare per riempire quelle poche ore giornaliere che restano dopo lo studio e il lavoro. Danza nuoto palestra pianoforte teatro lingue straniere ecc. ecc.
Pare che stare semplicemente fermi senza far nulla sia da evitare accuratamente. Si può rischiare di pensare. La macchina umana deve sempre stare in movimento altrimenti rischia una pericolosa stasi. In realtà le idee creative, anche le illuminazioni più strabilianti e importanti a tutti i livelli, sono nate e nascono dal vuoto. Dallo stare fermi. Senza far niente.
“Prima c’era l’otium dei latini, l’accidia medievale, la melancholia rinascimentale, lo spleen: la noia, come la concepiamo oggi, è un concetto recente introdotto dalla modernità per una società tecnologizzata che privilegia il lavoro e bandisce l’attesa. Ma per restituire spazio alla fantasia occorre sottrarsi alla dittatura che prevede di occupare tutto il tempo libero. Perché è questa la condizione, diceva Hegel, in cui si ricerca l’ignoto; e aggiungeva Leopardi, è qui che si coltiva l’infelicità da cui scaturisce la poesia”.
Carlo Bordoni su La lettura.
Pare molto interessante questo inserto del Corriere, è il secondo post oggi che leggo ispirato da questo. Buongiorno a Te 🙂
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A me piace molto. Se lo prendi separato tra l’altro costa solo 50 centesimi. Io lo trovo anche dopo la domenica. ( Non sono pagata per far pubblicità 😜 )
Buon pomeriggio
🐞
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Questa cosa mi trova molto d’accordo. Più che altro facciamo cose per dimenticarci di noi, per evitare di pensare e in qualche modo per “stordirci”. Dobbiamo sempre essere occupati, tanto occupati da non avere tempo per riflettere e ragionare su noi stessi e su quello che ci circonda.
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Infatti. Nell’articolo che ho citato il tema é proprio questo: la funzionalità sociale del tenerci sempre occupati in modo che si pensi il meno possibile. Pensare é sovversivo.
Grazie e benvenuta nel mio blog
Eletta
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Sono una sostenitrice di questa tesi in particolare del silenzio come momento di assenza di parole e azioni utile a fermarsi, capire dove siamo e come proseguire. D’altra parte è noto che lasciar da parte una questione complessa, che non sappiamo affrontare, magari dormendoci sopra ovvero facendo un profondo silenzio sulla questione, il giorno dopo appare la soluzione. O almeno, una nuova strada per raggiungerla…
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Perfettamente d’accordo. Fermarsi ogni tanto non solo è salutare ma anche benefico, perché porta benefici anche nella realtà attiva. Grazie del tuo apporto
Buona giornata
Eletta
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Pensare è sovversivo e quindi questo tempo ci richiede di non farlo. Ma pensare ci mette anche davanti a noi stessi, e non sempre è facile, non per tutti.
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Esattamente. Ieri su Twitter scrivevo a una donna che si lamentava degli ospiti della D’Urso ( non so neppure come si scrive: con o senza apostrofo, boh ) comunque le scrivevo #bastaspegnere.
Fanno di tutto per riempirci il tempo e la testa di scemenze. Basta spegnere.
Buona giornata
Eletta
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Infatti! Basta spegnere! È così comodo il telecomando, anche da lanciare dalla finestra. Buonanotte. Eli 🙂
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Mi hai fatto ridere: anche lanciandolo dalla finestra.
Buona giornata
Eletta 🐞
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Mi fa piacere: buona giornata anche a te :D. Eli
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L’ha ribloggato su gilgiov.
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Parlerei di ozio più che di noia come fonte creativa. La noia per come la vedo io è l’insoddisfazione a non far nulla, l’incapacità di trarre beneficio dall’ozio
ml
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Nell’articolo citato, molto più argomentato, si dice: “Se si vuole essere creativi, bisogna recuperare una certa dose di noia creatrice che era propria dell’otium. È solo quando vi sono le condizioni e il tempo di riflettere, recuperando il taedium vitae – che per Seneca era l’opportunità di frequentare se stessi ( secum morari )- che possono rivelarsi intuizioni preziose, soluzioni impreviste”.
Quindi una è figlia dell’altro.
Grazie del contributo
Eletta
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