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Come riprendere i sensi

Quanto tempo e, soprattutto, energia ci toglie lo stare collegati nel web? Quanti social ci assorbono in una giornata perché, se abbiamo blog, dobbiamo “marcare il territorio”? Che senso ha stare davanti a uno schermo per ore e a quale fine?

Queste le domande che oggi mi pongo. Sono stata una delle prime ad usare Twitter. Allora eravamo in pochi e si era creata una buona comunicazione. Ora entro poco, i miei post vengono inviati automaticamente. Ogni tanto faccio un piccolo giro di cinque, dieci minuti e vedo un po’ l’aria che tira. Tutti lì a dire mi piace su frasi scontate, stereotipate. Nulla di nuovo sotto il sole, tranne immagini oscene che, francamente, non capisco perché passino i filtri del normale pudore. Mah. 

Da Facebook mi sono tolta da mesi. In realtà non riesco proprio a considerare “amici” le persone con le quali non riesco a fare due chiacchiere vis à vis, magari davanti a un caffè. Poi c’è Pinterest e Instagram. E molti altri siti dove è l’immagine a farla da padrone. Ore per caricare immagini: ne vale la pena?

Poi ci sono i forum. Ore e ore di discussione dove ciascuno può dire la sua e, in genere, per trovare qualche sana riflessione occorre pazientare e vagliare. No, non fa per me. Perdere tempo in questi luoghi stando con gli occhi su uno schermo. Preferisco leggere nei blog. Capita di trovare riflessioni e racconti e spunti davvero interessanti. 

Poi c’è il tempo disteso dilatato degli incontri reali, come stamattina mentre facevo colazione davanti allo spettacolo del lago, con una signora del luogo. Poi c’è il tempo del silenzio, immersa nella natura ad ascoltare i suoi magnifici rumori, circondata da farfalle dispettose che si posano continuamente sulla mia pelle ormai ambrata ( avete notato quante farfalle ci sono quest’anno ? Forse in città no, ma qui è pieno ).

Mi rendo conto di essere fortunata a poter vivere come mi piace: in mezzo alla natura. Mi rendo conto di essere una privilegiata e di questo sono grata al fato. Preferisco usare tutti i cinque sensi: ieri pomeriggio l’erba appena tagliata emanava un profondo e magico profumo dopo l’acquazzone. Ero in terrazza e mi godevo la vista delle grosse e molteplici gocce che cadevano creando un ritmo da jazz sul tetto. Vedevo le fronde ormai spumeggianti degli alberi scosse dal vento. 

Ripeto: sono una privilegiata e posso permettermi questi attimi di pura contemplazione, un po’ alla Thoreau. Chi lavora e vive in città ha sicuramente altri stimoli non sempre così edificanti. 

Rimane il fatto che, potendo scegliere, tra la lettura di un buon libro o lo stare collegato ore nel web, io preferisco la lettura di un buon libro. Rimane il fatto che, potendo scegliere, tra una bella chiacchierata con amici e una chiacchierata virtuale in un forum virtuale io preferisco la realtà. 

Per questo mi fa sempre impressione vedere qui, in questo angolo di paradiso che attualmente mi è concesso di vivere, vedere persone che invece di godersi il panorama hanno sempre davanti al naso lo schermo dello smartphone. Pare che oggi non sia proprio possibile staccarsene: è il nuovo cordone ombelicale da recidere per ri-nascere al panorama sensoriale. 

Ora che ho terminato di scrivere il naso dallo smartphone lo stacco anch’io ed esco a respirarmi l’ambiente. 

14 risposte su “”

Mi aggiungo, mi sento fortunata anche io a vivere in mezzo alla natura e come te Elettasenso, ho fatto i medesimi ragionamenti sui social e sui forum, (da qualche tempo li definisco “i luoghi prediletti dell’ego”) su questi ultimi aggiungo che vi è una falsità che nei social decade prima mentre sui forum si trascina per lungo tempo, più il forum è frequentato più tale falsità è tollerata se porta visite, ecco perché luogo dell’ego.

Buona serata

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Premetto che ho sempre rifiutato Facebook e simili fin dalla loro nascita.

Le mie letture spaziano dai blog, se mi interessano e mi coinvolgono, chiaramente non sono a conoscenze della stragrande maggioranza dei blog, per cui di sicuro ne perdo molti, anche di quelli che meritano attenzione, ai libri. E a proposito di libri … ma in un certo senso anche di blog, quelli a cui di volta in volta mi sento trascinato e legato(simpatia, empatia carsica nel senso di tematiche sotterranee e altre tematiche da indagare e sviscerare e vicinanza…pur se a distanza?), stamattina avevo iniziato un post il cui titolo era: Droghe, libri e specchio tra il bagno delle abluzioni quotidiane e del soggiorno degli auto complimenti e del pavoneggiarsi, alla maniera degli animali. Ci si pavoneggia, guardandosi allo specchio, ma le cose rimangono lì, nel territorio marcato che di solito frequentiamo a livello individuale e di pochi altri.

Il post non l’ho ancora sviluppato perché a un certo punto sono uscito di case perché avevo da fare delle commissioni. Insomma, riassumo brevemente: nel probabile post sostenevo che i libri costano forse più di una dose di non so quali sostanze e che i libri stessi, per fortuna, sono droghe e ogni tanto ne compro due tre per volta, anzi ne comprerei di più, ma di certo in Italia, non so in altre nazioni, ma i libri, ripeto, costano e da questo punto di vista, il mercato del libro è penalizzato, ma ancor più, lo sono gli eventuali lettori, giovani, adulti e anziani che siano. Quando voglio comprare dei libri per delle recensioni o non recensioni lette in giro mi vine un entusiasmo e una smania che mi portano a uscire di casa e andare direttamente in libreria e lì abbeverarmi e mangiare i libri che compro. Ritornare a casa, guardarmi allo specchio nel bagno, la mattina è lì che inizio a leggere libri in sospeso e estratti di e book sul kindle, e in quello fuori dal bagno e nel soggiorno o nella stanza da letto e zampettare e guardarmi di lato di dietro e vanti e sporgere la testa oltre il collo, e, lentamente, come un pavone avanti o un colombo o una tortorella o un merlo, di ceto il più nervoso, e indietro e poi fare, ad alta voce, i complimenti a me stesso, ma anche tutti gli altri blogger che seguo tipo Elettasenso, massimolegnani, malinconiasorridente, meteora, luca *** cose del passato e altri ancora, compresi quelli che si perdono si perdono lungo la strada o si congedano volontariamente perché siamo sempre in contatto dei libri e immersi nelle pagine dei libri e nelle frasi e nei discorsi silenziosi dei capitoli che si succedono come i giorni che passano.

Un libro rimane la miglior droga: attraverso la scrittura viviamo e viaggiamo in altre vite e vivendo quelle altrui, possiamo circolare ed entrare e, forse, capire, sforzandoci con la riflessione e il pensiero, di introdurci nelle nostre vite.

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Completamente d’accordo. Pensa che io ne ho terminato uno ieri e oggi mi sento monca. Mi sento strana perché finché ero immersa nella lettura avevo una molla, ora sono scarica. Anch’io ho bisogno di divorare mangiucchiare masticare libri. Non apparteniamo di certo alla stragrande maggioranza delle persone che possono tranquillamente farne a meno.
Sono anche pienamente d’accordo sul fatto che costano troppo. Gli ultimi sei che ho preso li ho acquistati in un luogo dove erano a poco prezzo, vecchie edizioni, un posto lontano dove spero di tornare a fare scorta. Altrimenti ripiego sulla biblioteca ma per me non è lo stesso perché io un libro devo sentirlo mio e sottolinearlo, mettere appunti ai margini, insomma violentare l’immacolata carta.
Ciao
Eletta

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Ho sempre scritto sui libri comprati, a volte ho pensato che potrei farne a mia volta un libro. Gli ultimi quattro che mi regalerò, mentre altri mi chiamano disperati come se avessero bisogno di me e io di loro, sono i seguenti:1)S. F. Fitzgerald Per te morirei e altri racconti perduti, e sempre di Fitzgerald un altro libro delle sue lettere spedite a editori e scrittori;2) di Honorè de Balzac, Albert Savarus, Sellerio;3) di Bioy Caseres L’invenzione di Morel, ed. Sur;4)di Joan London L’età d’oro, ed.e/o. Costo complessivo intorno ai 50 euro se non di più. Dalle mie parti si dice: Cornuto e mazziato. Se non si legge la colpa è del lettore. Una propaganda da figli di buone madri. E di certo probabile che le madri non c’entrano poco e nulla, semmai è il sistema, di sistemi ne esistono molti e, non a caso si somigliano molto, che impone la politica dei prezzi.

La fruizione della lettura è come la sanità italiana e il salvataggio delle banche: ne benefici se hai conoscenze, anticamera della corruzione, e, innanzitutto soldi.

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Bello scambiarsi i titoli dei libri. Dovremmo farlo più spesso, a parte che io normalmente quando leggo un libro che mi prende normalmente ne scrivo. Ora sto leggendo il Diario di Sylvia Plath. Intimistico, ma bello: mi piace il linguaggio e lo stile: quella capacità di dire la verità senza veli.
Leggere costa ma regala momenti di puro piacere.
Buona serata
Eletta

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Condivido e sposo quel che affermi. Ti terrò informate delle mie frequentazioni letterarie. Altrimenti poteri elencare i libri che ho comprato in passato e con cui spesso mi intrattengo o perché li ho letti o perché dovrei rileggerli oltre a quelli che compro e poi faccio decantare. Leggere e scrivere sono un binomio inscindibile che concorrono alla nostra metamorfosi. Il nostro corpo è visto da me stesso e da noi e da coloro con cui entriamo in contatto, ma le nostre sensibilità, che formano la nostra anima, rimangono tra le pagine dei libri che leggiamo e ciò che scriviamo. E ciò che non riusciamo ad esprimere. E quelle volte che ci riusciamo viviamo attimi di due tre vite …

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Completamente d’accordo. Binomio lettura e scrittura imprescindibile. Solo macinando pagine e pagine di scrittura, di buona scrittura, si può ottenere un buon pane fragrante.
Grazie
Eletta

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Cara Eletta, per ottenere un buon pane, con i tempi e le manipolazioni e la raffinazione della farina a livello industriale che corrono e ci propinano, bisogna leggere dei buoni libri e scrivere, scrivere e scrivere. Solo così sentiremo e mangeremo pane fragrante e saporito.

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