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Eros,

Poesie salvate dal rogo 3

Non ho più parole

ch’escano dagli occhi:

le lame

son penetrate troppo a fondo.

Non c’è più un sussulto

solo il silenzio bianco del dolore.

Dovrai tenere muta

la mia bocca

chiudere la porta con una forte fascia.

Trattenute le urla

con lunghe catene

inchiodo le mie mani

perché non ti feriscano il viso.

Ho nausea d’amarti.

La delusione provoca una limacciosa

stasi sotterranea.

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Eros,

Ombre

La lanterna gioca le sue ombre.
Testuggini passano sul fondo con il loro greve corpo.
Tu che non so chi sei accarezzerai la mia mente.
Un filo elastico allungherà i suoi tentacoli e vibrisse.
Ci unirà il pensarci.
Le tue dita lunghe bianche insisteranno sul lembo di pelle.
Carezza lenta e leggera.
Sfiorare e sentire le pulsazioni.
L’energia come un lampo viola
scenderà a valle
dalle nuvole livide.
Scaraventerà la saetta
le sue punte di luce
al corpo disteso.
Fremendo la mano
passerà la carne.
Frugherà tra pizzi.

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Amore Eros, Pathos

Sarà sicuramente

Sarà sicuramente difficile per i matematici sentimentali: calibrare calcolare misurare afferrare il senso della passione.

Sarà sicuramente impossibile -per quelli che fanno calcoli addizioni e sottrazioni divisioni senza resto – comprendere l’infinita schiera dei decimali che straborda le infinite e inarrestabili cifre della passione.

Non è possibile incolonnare sistemare in un ordine logico e scientifico – soporifero – il groviglio della insensata foresta dei frattali che cresce e si espande cresce e si espande travalicando ogni limite dello spazio e del tempo.

Senza somme divisioni sottrazioni e prodotti – senza meno e più e per e diviso – per ambivalenza e evanescenza delle parti in causa d’amore.

La passione divora unisce in una carne sola e in un sol corpo quel che era diviso.

La passione ingloba due anime che diventano una e due corpi che diventano uno.

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Amore Eros, Graffio,

Perché è bene avere un amante

Questo articolo è nuovo, appena sfornato, anzi impastato sulla tastiera ora. Vorrei spiegare brevemente perché è bene avere un amante.

Perché diventeremmo meno noiose, esigenti, appiccicose e respingenti, intransigenti.

Perché diventeremmo più sorridenti splendenti giocose e divertenti.

Perché quando lui – il nostro uomo ci ignora – troveremmo il modo di civettare ammaliare sedurre e amare.

Perché non è possibile dire e ridire, a un certo punto conviene agire.

( Immagine fotografica dell’autrice )

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Eros,

La sottoveste

Prese dal filo la sottoveste di seta. Scivolosa scivolò nella sua mano. Frusciante e setosa. Era color mauve. Con una spallina sottilissima. E il pizzo leggero come neve sui rami che bastava un soffio e volava via. L’aveva lavata dopo averla indossata mentre lui non c’era. L’aveva indossata per la sua pelle di donna, per sentirsi addosso la carezza sensuale e continua della seta.

Lui non amava lingerie. Non voleva veli teli cose da togliere lentamente. Lui non voleva nulla. Così giacevano nei cassetti le calze autoreggenti e i reggiseni. Dei completi prestigiosi e meravigliosi stavano assopiti nel cassetto del tempo perduto. Tempo della seduzione e del gioco. Dello svelamento. Tempo di strato dopo strato come quando si affonda nel dolce e si arriva alla crema sotto. Lui non voleva nulla. Lui non toglieva nulla. Lui non spostava nulla. Non sbottonava. Alzava. Strappava.

Lei prese la sottoveste e la ripose perché lui era arrivato, tornato e non aveva senso mettersi un capo così sensuale senza una mano maschile a toglierlo.

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Eros,

Oggi vi parlo di…

Ritengo il sesso una delle attività umane più piacevoli. 

Oggi potrei parlarvi dell’acqua del lago: di come continuamente muta e di come, per questo, m’incanta. Non è mai uguale a se stessa perché la superficie dipende dal cielo, dalle nuvole, dal sole, dalla luce, dal vento, dalla vegetazione ( gli alberi sulla riva più o meno spogli, in germinazione o frondosi ).

Oggi potrei scrivere di come non mi stanco mai di guardarla. Non mi annoia perché é mutevole, non statica, opaca o trasparente, lattiginosa, ferma o mossa. Non mi stanco mai di guardarla e fotografarla. Ho in archivio centinaia e centinaia di immagini a lei dedicate: all’acqua del lago. 

E invece dal bucolico passo all’istinto. Faccio un salto improvviso e inatteso. Perché mi annoia stare solo sul cerebrale. Noi siamo corpo. Anche corpo. Parlare e scrivere di sesso in questa epoca in cui tutto è esibito, paradossalmente: appare ancora tabù. Per questo oggi ne scrivo, per dire: quanto è meraviglioso fare all’amore, unire i corpi, mescolare le carni. Quanto si torna agli istinti primitivi, atavici, animaleschi. Il sesso è selvatico. Si pone a un livello primordiale caldo oscuro basso greve profondo. Per un tempo più o meno dilatato tutti i sensi sono allertati e la mente, finalmente, tace. 

Adoro l’erotismo: arte raffinatissima e sopraffina. Non sopporto la pornografia. Non sopporto la volgarità. ( Per differenziare i campi potrei scrivere per ore ). Oggi desidero soltanto fare un omaggio semplice e diretto al sesso. Beati e fortunati gli umani che possono attingere a questa isola di piacere. Beato chi trova una compagna di giochi erotici. Beati coloro che hanno una soddisfacente intesa sessuale. 

Ora che la tecnica ha sottratto alla natura la sua ineluttabilità, scopriamo che il corpo, consegnato alla sua semplice natura, non erotizza, perché non lascia spazio alla creazione dell’altro, mentre Eros si dà solo là dove ci sono ideazione e creazione.

Nessuno infatti ama l’altro, ma ognuno ama ciò che ha creato con la materia dell’altro”.
Da: Le cose dell’amore di Umberto Galimberti.
Dedico all’ incontro sessuale questa mia poesia.



Niente altro che l’odore di ambra e muschio. 

Il manto tigrato abbassato. 

L’uomo stava in piedi e le prendeva la testa dalla nuca.

Le mani avevano percorso mille miglia di corpo 

prima di perdersi nella folta boscaglia.

Nessuna parola.

Scavava nella terra umida. La fossa.

Lei era massa plastica calda.

Unire le bocche e affamarsi.

Gli occhi fessuravano.

Si distendeva elastica e senza spessore. 

Toccava le pareti.

Crocefissa a terra, non mostrava i segni nei palmi.

La marea scompose tutto.

Risucchiò ogni cosa.