Ritengo il sesso una delle attività umane più piacevoli.

Oggi potrei parlarvi dell’acqua del lago: di come continuamente muta e di come, per questo, m’incanta. Non è mai uguale a se stessa perché la superficie dipende dal cielo, dalle nuvole, dal sole, dalla luce, dal vento, dalla vegetazione ( gli alberi sulla riva più o meno spogli, in germinazione o frondosi ).

Oggi potrei scrivere di come non mi stanco mai di guardarla. Non mi annoia perché é mutevole, non statica, opaca o trasparente, lattiginosa, ferma o mossa. Non mi stanco mai di guardarla e fotografarla. Ho in archivio centinaia e centinaia di immagini a lei dedicate: all’acqua del lago.
E invece dal bucolico passo all’istinto. Faccio un salto improvviso e inatteso. Perché mi annoia stare solo sul cerebrale. Noi siamo corpo. Anche corpo. Parlare e scrivere di sesso in questa epoca in cui tutto è esibito, paradossalmente: appare ancora tabù. Per questo oggi ne scrivo, per dire: quanto è meraviglioso fare all’amore, unire i corpi, mescolare le carni. Quanto si torna agli istinti primitivi, atavici, animaleschi. Il sesso è selvatico. Si pone a un livello primordiale caldo oscuro basso greve profondo. Per un tempo più o meno dilatato tutti i sensi sono allertati e la mente, finalmente, tace.
Adoro l’erotismo: arte raffinatissima e sopraffina. Non sopporto la pornografia. Non sopporto la volgarità. ( Per differenziare i campi potrei scrivere per ore ). Oggi desidero soltanto fare un omaggio semplice e diretto al sesso. Beati e fortunati gli umani che possono attingere a questa isola di piacere. Beato chi trova una compagna di giochi erotici. Beati coloro che hanno una soddisfacente intesa sessuale.
“Ora che la tecnica ha sottratto alla natura la sua ineluttabilità, scopriamo che il corpo, consegnato alla sua semplice natura, non erotizza, perché non lascia spazio alla creazione dell’altro, mentre Eros si dà solo là dove ci sono ideazione e creazione.
Nessuno infatti ama l’altro, ma ognuno ama ciò che ha creato con la materia dell’altro”.
Da: Le cose dell’amore di Umberto Galimberti.
Dedico all’ incontro sessuale questa mia poesia.
Niente altro che l’odore di ambra e muschio.
Il manto tigrato abbassato.
L’uomo stava in piedi e le prendeva la testa dalla nuca.
Le mani avevano percorso mille miglia di corpo
prima di perdersi nella folta boscaglia.
Nessuna parola.
Scavava nella terra umida. La fossa.
Lei era massa plastica calda.
Unire le bocche e affamarsi.
Gli occhi fessuravano.
Si distendeva elastica e senza spessore.
Toccava le pareti.
Crocefissa a terra, non mostrava i segni nei palmi.
La marea scompose tutto.
Risucchiò ogni cosa.
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