L’altro è l’inconoscibile

” L’altro è l’inconoscibile ” scriveva Barthes. 

Ricordalo bene, quando mi poni sul tavolo chirurgico e con il bisturi tagli: per penetrare nella profondità della carne. 

Ricordatelo quando mi leggi con scrupolosa attenzione e analizzi ogni passaggio, ogni puntino di sospensione con la lente d’ingrandimento per capire chi io sono. 


Ricordatelo quando mi trapassi con lo spillo per mettermi – le ali in croce – nella teca.
Facile come guardare una lastra radiografica in controluce. Cerchi forse le mie fratture? 

Sono acqua che guizza: non puoi trattenermi nel cavo delle mani ad infinitum. Ogni mia traccia è impermanente. Solo impronte che si dissolvono alla prima pioggia. Non fossili da esaminare.

Ho un passo di gazzella quando salto e scrivo. Semplicemente fermo l’attimo fuggente. 

Mentre, normalmente, evapora nei meandri labirintici: il tuo pensiero. 

Non lasci incisioni perenni sulla pietra del mio pensiero.
Attimi e frammenti. Frammenti evaporanti: piccole gocce d’acqua al sole.


Dal libro: Frammenti di un discorso amoroso di Barthes.

” Io sono prigioniero di questa contraddizione: da una parte, credo di conoscere l’altro meglio di chiunque e glielo dico trionfalmente ( Io sì che ti conosco! Solo io ti conosco veramente! ); e dall’altra, sono spesso colpito da questa evidenza: l’altro è impenetrabile, sgusciante, intrattabile; non posso smontarlo, risalire alla sua origine, sciogliere il suo enigma. 
Da dove viene? Chi è? Mi esaurisco in sforzi inutili: non lo saprò mai”.

Credere profondamente che l’altro sia l’inconoscibile è la forma più alta di rispetto della diversità dell’altro.

Da meditare ogni giorno al risveglio in questo mondo di omologazione, livellamento e appiattimento.


Io sono sempre stata come sono
Anche quando non ero come sono
E non saprà nessuno come sono
Perché non sono solo come sono.

Patrizia Valduga – Quartine


Ho finito di leggere Morgana libro, ultimo libro, scritto da Murgia. Ne scriverò… Un libro dedicato a le donne che hanno incarnato totalmente questa poesia di Patrizia Valduga.

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