Ecco perché scelgo nickname

Leggere quello che è successo a Paolo Cognetti mi conferma la bontà della mia scelta di scrivere sotto nickname.

https://torino.corriere.it/notizie/cronaca/23_novembre_21/gli-abitanti-della-valsesia-contro-paolo-cognetti-il-suo-romanzo-ci-offende-non-siamo-ubriaconi-30a58827-4e49-4c5c-a74f-1c8483a93xlk.shtml

Nemo propheta in patria.

Non c’è nulla da fare. Se vuoi scrivere liberamente all’interno di una piccola comunità devi celarti sotto pseudonimo.

Anch’io come Paolo ho scelto di vivere in montagna e osservo e noto e annoto quello che vedo. Sono piccoli particolari che rendono unico il contesto in cui vivo. Sono fotogrammi e istantanee del vivere in un paesino di montagna. Quattro gatti e due lupi.

Non è possibile tarpare le ali a un scrittore. È come togliere i colori e la tavolozza a un pittore.

Chi scrive dev’essere libero di osservare, vedere, annotare. Nessun fingimento edulcorazione bugia.

non penso che gli abitanti di Los Angeles se la siano presi con Ridley Scott per come li ha descritti” ecco quello che ha detto Cognetti come risposta.

Amo troppo la libertà che mi fa scegliere il soggetto e il campo in cui giocare. Per cui continuerò a scrivere come Eletta Senso: senza offendere nessuno in particolare, ma cogliendo il particolare in tutto.

21 pensieri su “Ecco perché scelgo nickname

  1. Poni due temi molto interessanti: l’uso del nickname come protezione dagli “abusi” dei lettori, e i confini della libertà di espressione dello scrittore.
    Sono andato a sentire Cognetti alla presentazione del libro incriminato, (libro che ho già letto e ho trovato stupendo). è stata una serata per certi versi deludente perchè l’autore dopo aver esposto le motivazioni e i retroscena del suo romanzo, si è sottratto, con l’appoggio dell’intervistatore, al dibattito col pubblico tra cui c’erano molti volti scesi dalle valli, probabilmente intenzionati a contestarlo. Il fatto è che Cognetti dopo aver ambientato parecchi libri in Val d’Ayas in cui esaltava la vita di montagna, questa volta, volendo tratteggiare gli aspetti cupi di quella stessa vita (solitudine, abbruttimento, ubriachezza, bracconaggio), ha cambiato valle, utilizzando la ValSesia con numerosi precisi riferimenti che la identificavano con certezza. Secondo me, fermo restando il diritto di un autore di scrivere quello che vuole, è comprensibile il risentimento di quei valligiani. Sarebbe bastato mantenersi più sul vago.
    quanto al nickname è un debole paravento che come sai io stesso uso: nello specifico contesto di un blog (o di un libro) quello è il nostro identificativo, più vero del nome reale. Voglio dire che se “paolocognetti” fosse uno pseudonimo come massimolegnani, l’unico vantaggio sarebbe che non potrebbero andare a suonargli al citofono della sua casa di milano.
    ml
    (scusami Eletta se mi sono dilungato troppo)

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    1. No, non devi scusarti perché mi hai dato informazioni che non sapevo permettendomi di allargare lo sguardo sulla facenda. In effetti chi scrive e ha la libertà di scrivere (sempre nel rispetto) deve anche metterci la faccia e saper rispondere a eventuali critiche. Peccato perché tu stesso mi dici che il libro è stupendo.
      Grazie per il tuo contributo prezioso…
      Buona giornata caro

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  2. la libertà di uno scrittore dovrebbe sempre andare oltre la critica di chi lo conosce e del paese in cui vive. Ad ogni modo i nomi d’arte sono sempre esistiti, basta vedere anche il mondo della musica, sono pochissimi quelli che escono col loro vero nome.
    Bella l’immagine dei monti, adoro la montagna e la sua solitudine, su questo siamo molto simili 👏👏👏👍😉😊

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  3. in Italia, rispetto agli USA, la permalosità e a livelli altissimi, in qualsiasi luogo. Manca un senso dell’autocritica, dell’autovalutazione e soprattutto del sapersi anche prendere un po’ in giro. Capisco chi si cela dietro pseudonimo.

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