La rosa

Questo autunno continuano a fiorire le mie rose. A loro – alla loro intima bellezza – dedico questa poesia di Borges.


La rosa,

l’immarcescibile rosa che non canto,

quella che è peso e fragranza,

quella del nero giardino nell’alta notte,

quella di qualsiasi giardino e di qualsiasi sera,

la rosa che risorge dalla tenue

cenere per l’arte dell’alchimia,

la rosa dei persiani e di Ariosto,

quella che sempre sta da sola,

quella che sempre è la rosa delle rose,

il giovane fiore platonico,

l’ardente e cieca rosa che non canto,

la rosa irraggiungibile.

Jorge Luis Borges

20 pensieri su “La rosa

  1. anche nel roseto di Nervi ho trovato diverse rose fiorite, splendide fra l’altro. Se ti interessa sul mio blog ho iniziato a raccontare la famosa gita in montagna nella quale ho incontrato la prima neve dell’autunno. 👍👍👍👍👍😉😊
    Un caro abbraccio, buona giornata..👍👍😉🤗

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  2. Mi permetto di associare alla rosa irraggiungibile (in tutti i sensi) di Borges la mia tormentato rosa di dicembre:

    Rosa d’inverno

    Come una luna che sorge rossa
    e luminosa sul lontano sciabordio del mare
    sei fiorita adesso
    che l’autunno spegne i suoi aromi tristi,
    e sottomette la malinconia dell’uomo
    alla fredda stagione dell’inverno.
    Ritagliata nell’aria mi porgi
    il tuo piccolo pugno di petali
    colorati di rosa arricciati
    di luci e di ombre,
    e lo proietti nell’impalpabile vuoto
    della mia esistenza di anni e di vicende
    e dei miei pochi pensieri sul nulla.
    Sospesa sotto il grigio del cielo
    resisti allo scuotere del vento
    sul ramo adorno ormai
    di foglie gialle che specchiano
    la gloria inattesa del sole
    dietro le nuvole dell’orizzonte.
    Oscilli, ti chiedi tentennando se esisti
    se la tua bellezza è frutto di un sogno
    o solo apparenza di mie antiche memorie infantili.
    Nasci nel piccolo bocciolo,
    un abbraccio di fuoco nel verde morente delle foglie.
    Hai compagne accanto? Nessuna.
    Ti è vicina soltanto la memoria di quelle
    che sfiorirono in piena estate.
    Ti giungono intorno impalpabili
    ti fanno orgogliosa e mite,
    ti chiamano verso il futuro di ombre,
    ti mutano ai miei occhi in segnale debole e forte
    di vita colma di primavera inattesa
    che giungerà lontana quale novissimo preludio
    d’ogni mia inimmaginabile avventura.
    La pioggia gonfia i petali
    li accende in un sogno di bellezza
    di luce e di lacrime,
    scioglie la loro carne alle carezze
    del vento, li lascia cadere tra le mie mani,
    piccola e morbida promessa della terra.
    Tu inconsapevole trasformerai
    la tua esistenza in un umile grumo di morte
    simile al bocciolo spento.
    Io
    traghetterò sul mio cuore la tua bellezza
    dal freddo dell’inverno
    verso lo sfolgorìo luminoso dell’estate.

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