Cara Abbie


Abbie Chatfield, l’influencer su tutte le furie per i menù a Venezia: “Solo i maschi hanno i prezzi indicati? Questo è patriarcato”. La replica – Il Fatto Quotidiano
https://www.ilfattoquotidiano.it/2022/04/07/abbie-chatfield-linfluencer-su-tutte-le-furie-per-i-menu-a-venezia-solo-i-maschi-hanno-i-prezzi-indicati-questo-e-patriarcato-la-replica/6551603/

Cara Abbie, che ti sei infuriata perché il tuo menu, nel prestigioso locale di Venezia, non aveva indicato i prezzi mentre il tuo partner maschio aveva un menu con i prezzi… Considera che questo era un gesto di cavalleria, cortesia e non un affronto. Anche se a pagare poi sei stata tu. Bastava chiedere la carta al tuo compagno/amico e vedere.

Qualche donna considera femminista quello che in realtà non lo è. Diventare come un maschio non significa essere più femmine. E non si conquista la libertà dal maschilismo pagando un conto. Magari!

Io – a queste donne emancipate che si scandalizzano per queste inezie – affiancherei per un mesetto un uomo cafone. Ma proprio cafone: che si mette a parlare con altre persone dandole le spalle, che si mette a smoccicare il naso estraendo lo stesso fazzoletto dalla tasca tutto il giorno, che la lascia sola a tavola come un’oca per andare a salutare i suoi amici o per altro. Un uomo che non si alza per spostarle la sedia, che non le apre la portiera per farla salire, che non le fa mai un complimento e non fa lo sforzo di una conversazione piacevole, ma mastica rumorosamente in silenzio con la testa sul piatto. Un maschio che non la invita mai a pranzo, a cena o a un aperitivo. Altro che Cipriani di Venezia.

Dopo un mesetto con un siffatto tipo sono certa che la Abbie di turno non vedrebbe l’ora di avere al proprio desco un Signor Cavaliere. E qui mi fermo.

Per favore… non definiamo maschilismo o patriarcato quello che è solo cortesia.

23 pensieri su “Cara Abbie

  1. Sono d’accordo con te, il menu senza prezzi, la porta aperta, il cappotto indossato, sono gesti di cortesia che nulla tolgono, anzi, danno. Se voleva sapere i prezzi, bastava chiedere un menu con i prezzi. Il femminismo è un’altra cosa e, soprattutto, siamo diversi

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  2. Eletta, il tuo sentimento è trasparente. Tu ti ritrovi probabilmente in un ambiente dove è più forte il senso della cortesia che quello della prevaricazione. Va bene per te, ne sono felice.
    Altri, in ambienti per tanti versi differenti dall’ambiente che tu – implicitamente – descrivi, decodificano invece uno smacco, una soverchieria. Una prevaricazione, appunto. In ambienti così, lo spazio per la cavalleria si esercita in altro modo, magari con un esplicito gesto inteso a litigarsi il conto. Non per una decisione predeterminata del barista (lussuoso, s’intende).

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    1. Può essere. Ambienti diversi, stili e codici diversi. Ci sta. Anch’io tempo fa quando ero una giovane pollastrella sono stata invitata al Cipriani in cambio di una notte. Non mi piaceva il tipo e non mi piace vendermi. Nei posti lussuosi preferisco andarci da sola pagando di tasca mia.

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  3. Bah… andare su tutte le furie per un nonnulla ormai è diventata la ragion d’essere di molta gente che non sa più attribuire valore a ciò che valore ha davvero… sarebbe bastata un’alzata di sopracciglia e una risata. Bah!

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  4. Sono d’accordo con Eletta. Il suo ragionamento è talmente chiaro che io non devo motivare il mio essere d’accordo, e non per maschilismo ma perché conosco i difetti di tanti, troppi uomini. E sul conoscere i prezzi di ciò che si è deciso di scegliere perché piace, mi sembra un motivo davvero futile per infastidirsi o peggio per rivendicare il femminismo. Semmai, nel caso in cui il menu non riportasse i prezzi sistematicamente, bisognerebbe (da parte di chiunque, maschio o femmina) denunciare alla finanza il ristoratore.

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