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Natale che fu

Ogni tanto mi piace sbirciare i post scritti sull’altro mio blog… – Vediamo un po’ cosa scrivevo rispetto al Natale… – mi son detta prima, ricordavo un Natale da sola, con cibo semplice cucinato solo per me, mentre fuori fioccava la neve insistentemente a segnare il tempo lungo di una festa in solitaria senza compagnia e comunicazione.

Invece ho trovato due articoli che non ricordavo.

Ecco una sintesi del primo:

A Natale la cosa che più mi piace è giocare, dopo pranzo, a Scarabeo con i miei cari.
Non sono mai riuscita a vincere. Mio marito è imbattibile, lo è sempre stato: anche se è un ingegnere nucleare, sa tutte le parole dello scibile. Salta fuori con delle parole assurde, mai udite, auliche tecniche strambe. 
Giochiamo sempre con il dizionario e quindi controlliamo.
Quando tocca lui c’è sempre la cerimonia: prendere il grosso volume, aprirlo e controllare. 
Ha sempre ragione: la parola incredibile è lì con il suo bel significato e la sua storia etimologica.
Davanti a un mostro siffatto la partita non ha sbocchi diversi: vince sempre lui.
Purtroppo, dall’anno scorso, si è aggiunto un più agguerrito concorrente: mia figlia.
Studi economici, marketing globale, statistica e numeri ma… guarda un po’ più svelta e intuitiva di me a trovare la parola giusta da mettere nell’incrocio giusto, per ottenere il massimo punteggio.
Infatti l’anno scorso ha vinto lei.

Tutto questo avrebbe un senso se io non fossi ciò che sono: una che con il linguaggio gioca quotidianamente. Una che legge e che scrive  c o n t i n u a m e n t e. Che si nutre di parole più che di pane.
Tutta colpa della mia labilissima memoria. Il cumulo infinito delle parole nella mia mente svapora con la velocità di una pozzanghera in pieno agosto.
Il mio vocabolario così non si arricchisce. Le magnifiche parole che incontrano i miei occhi e che, come un amanuense certosino, mi scrivo con l’ordinata scrittura sui miei preziosi taccuini, non prendono alloggio stabile nel mio cervello. Sgambettando se ne vanno, mi abbandonano.
E’ sempre stato così. Non ci posso porre rimedio. 

Quindi, anche quest’anno, metto già in preventivo di perdere a Scarabeo. Non importa: sarà l’occasione per imparare qualche nuova parola che tanto non ricorderò già più a Santo Stefano.

Scritto nel 2012

Natale non è mai stato Natale senza il gioco nel pomeriggio. A parte Scarabeo, in altre feste natalizie da mia sorella o con mio fratello abbiamo giocato a Mercante in Fiera, Tombola o carte…

Il Natale più triste, perché senza gioco, è stato quello di tre anni fa: cinque ore a tavola con cibo davanti! Non so come ho fatto ad uscirne viva!

Il secondo articolo che ho trovato:

Natale è una festa antica. Nel senso che, forse, oggi non ha più molto senso. È démodé.


Era una festa intima e familiare. Nell’epoca degli sdraiati, dei tele- connessi, delle relazioni a distanza, dei clic tweet chat, come ricomporre un quadro composto ?

Come accettare e sostenere, ” godere ” del vis à vis, dei tempi lenti della convivialità seduti a tavola con i cari a mangiare giocare chiacchierare senza interferenze dei social?

Mi piacerebbe sapere ( se fosse possibile sapere ) :
Quanti, a Natale, pranzeranno con la TV spenta…
Quanti non cederanno alla tentazione di immortalare il piatto, la tavola, il momento con un ciak da postare...
Quanti non sentiranno l’esigenza di tenere a portata di mano lo smartphone per mandare, rispondere a messaggi… postare foto testi commenti.

...

Il problema vero non è la connessione, è la dipendenza da connessione che può rendere indigesto anche il panettone. È che proprio ormai si fa fatica a stare senza i molteplici fili della rete. Si va in crisi di astinenza.

Per quanto mi riguarda: niente TV, niente squilli a tavola, niente messaggini con il mondo. Chi desiderava augurarmi buone feste l’ha già fatto. Ho già augurato buone feste a chi desideravo.


Sarò, a Natale, in contatto col cibo e con le persone care. Il prossimo è il vicino, prima di tutto. No?

Testo scritto nel 2013

Chi avrebbe pensato allora che quello che veniva evidenziato negativamente nove anni fa, quest’anno sarà l’unico modo per comunicare a Natale? Useremo la rete, i video messaggi, WhatsApp e tutto il resto per stare in con-tatto in questo Natale senza tatto.

Mai assolutizzare. Dipende, ogni cosa comportamento, pensiero… dipende. Noi quest’anno dipendiamo da una condizione esterna a noi che condizionerà il nostro comportamento. Che ci piaccia o no. Io, francamente, non soffrirò molto: mi basterà un po’ di buon cibo e naturalmente il gioco. E per giocare bastano anche due persone…

16 risposte su “Natale che fu”

Bello questo tuo riportare all’attenzione pensieri scritti in passato. Mi sembra che in fondo la solitudine ( quella che ci permettere di riflettere e guardare la realtà con i nostri occhi – cervello) sta dentro i cuori. La condizione che ci circonda influenza il nostro stato d’animo. Ma in realtà come diceva Quasimodo:
Ognuno sta sul cuor della terra,
trafitto da un raggio di sole:
ed è subito sera.

Magari proprio sera no, ma pomeriggio nuvoloso certamente!
Grazie Eletta!!

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il Natale per me è sempre stato soltanto un ritornoa casa, dalla famiglia, dai miei cari, perchè anche se in giro per il mondo a Natale tutti hanno ferie e ci si può incontrare, non amo i giochi delle carte, preferisco gli scacchi e questo Natale saremo davvero pochi a confronto dei tempi passati (sempre circa una trentina di persone) 4 adulti e una bimba, ma tutti sanno giocare a scacchi!! ah ah ci faremo un bel torneo che sicuramente vincerà mio marito come sempre! bello questo tuo andare a ritroso… serene feste!

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quest’anno saremo in pochi, ma quei pochi saranno sentiti. Spesso nella tavole dove ci sono decine di persone poi si finisce per sentirsi soli, può sembrare un paradosso, ma spesso molte di quelle persone si ritrovano solo a Natale, e la comunicazione fra loro non sempre è al top. Quest’anno il problema in quei casi sarà risolto alla radice. Bello questo tuo percorso negli anni, ci fa capire quanto le cose cambino spesso velocemente senza che ce ne accorgiamo…

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