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Poesia

Natale di Ungaretti: poesia oggi viva

Non ho voglia

di tuffarmi

in un gomitolo

di strade

Ho tanta

stanchezza

sulle spalle

Lasciatemi

così

come

una cosa

posata

in un angolo

e dimenticata

Qui

non si sente altro

che

il caldo buono

Sto

con le quattro capriole

di fumo

del focolare

Napoli, il 26 dicembre 1916

Mai come quest’anno il sentire di Ungaretti è il nostro intimo sentire. Ho tanta stanchezza sulle spalle richiama la “fatigue”, la fatica che ci segna dall’inizio di questa pandemia, il nostro continuo adattarci a nuove regole spazi e tempi con l’abbandono – speriamo momentaneo anche se molto lungo – delle nostre abitudini di vita e socialità.

Come una cosa posata in un angolo e dimenticata. Siamo soli, canta Vasco. Di fronte a quest’ora mesta siamo soli. Comunque soli nell’affrontare un Natale differente con le lucine intermittenti dell’albero e del calendario. Comunque soli a cercare un po’ di conforto dal focolare dove guizza una fiamma, piccola ma viva, di speranza.

Non ho voglia di tuffarmi in un gomitolo di strade. Pare che ai più non sia mancata la voglia considerato l’assalto ai negozi per lo shopping natalizio. Il rito dello scambio di doni del nostro Natale deve fare i conti anche con l’economia in bilico sul disastro. L’alternativa, per non tuffarsi in un gomitolo di strade, era l’acquisto online, ma c’è il Cashback e occorreva usare le carte…

Sono passati tanti anni dalla bellissima poesia di Ungaretti. Come tutte le vere poesie dei grandi poeti ha un valore semantico che il tempo non scalfisce. Anzi: amplifica.

Immagine fotografica di Eletta Senso

16 risposte su “Natale di Ungaretti: poesia oggi viva”

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