Non è possibile non innamorarsi di Emerenc la “vecchia”, così come la chiama la sua padrona presso cui presta servizio.
Sto parlando del libro: La porta di Magda Szabo. Terzo romanzo dell’ultimo terzetto che ho comprato e che non riesco a lasciare perché è scritto così bene da catturarmi dentro e non lasciarmi uscire. La porta traccia un confine tra il dentro e il fuori. Esattamente come noi e la nostra facciata che spesso chiude al nostro interno. Non sempre apriamo la porta. Spesso solo noi sappiamo cosa celiamo dentro.
In genere sono ospitale. Qui, in montagna, lascio la porta aperta. Vivo da sola eppure qui non ho paura di nessuno. E sono lieta se qualcuno varca la soglia e si siede sul mio ampio divano arancione a raccontare la vita.
Il personaggio raccontato dalla scrittrice Magda Szabó è davvero un buon personaggio perché è multiforme multistrato non piatto. Un personaggio, quello della domestica, che viene svelato un pezzettino alla volta. Un personaggio che inquieta, fa arrabbiare, intenerire. Pagine memorabili relative agli scontri, alle liti furibonde tra la scrittrice e la vecchia con il fazzoletto in testa.
Un rapporto conflittuale che cela un grande amore tra le due donne.
” Non avevo risposte da darle, anche perché non mi aveva detto niente di nuovo, era lei che non capiva che il nostro era reciproco amore, poteva sferrarmi pugnalate da mettermi in ginocchio. Proprio perché mi amava, e perché io amavo lei. Solo chi mi è vicino può farmi male davvero, questo avrebbe dovuto capirlo da un pezzo, ma lei capiva solo ciò che voleva”.
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