Taccuini

Ieri sera ho preso dalla pigna un taccuino. La grafomane nel tempo ne ha stilati parecchi di questi libretti. Lei ha un bisogno innato di scrivere scrivere scrivere. Come se i fatti – senza passare dal fissaggio della calligrafia – non restassero fermi nella memoria.

Comunque . Ha preso un taccuino e ha letto.

All’inizio la grafomane non comprende mai immediatamente la situazione: di chi si parla, quando è accaduto il fatto, qual è la fiamma, perché arde.

Poi dopo due o tre pagine mette a fuoco e ricorda. L’effetto immediato è di stupore e spaesamento. Ma davvero era lei ad arrabbiarsi inquietarsi attendere anche semplicemente un messaggio da lui? Davvero ha detto ” ti amo” a quell’uomo? Davvero è circolata tutta quella incredibile energia per lui?

La grafomane dopo la lettura ha la percezione netta che nel tempo lei è realmente cambiata. Che ora non aspetterebbe un segno dall’altro per un intero pomeriggio domenicale. Non palpiterebbe impazzita come una falena vicino alla luce fino a bruciarsi.

Oppure sì?

Prende il taccuino e, lentamente, straccia pagina per pagina fino a farne un bel mucchietto che finisce nel cestino della carta.

E ricomincia a scrivere.

18 pensieri su “Taccuini

  1. Anche a me capita di leggermi e non riconoscermi, come se leggessi di un altro.
    Sbagli ha strappare, mostri così di non aver rispetto per quello che eri e di non accettare il fatto che siamo mutevoli e mai identici a noi stessi.

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