L’uomo volgare 

Faceva penetrare l’ago nell’esatto punto. Con precisione fulminea.

Un battito di ciglia. Un riflesso nel vetro, l’aereo che passa. Rombo.

Osservava la rovinosa caduta. Era precipitato il teatrino, l’altarino con le piccole statuette. I ceri e gli ex voto. Tutto era rotolato nel fitto nero della pupilla.

L’uomo volgare la pensava stupida. Portava cesti pieni di fiori e ori luccicanti. Mirava agli occhi credendo di toccarla al cuore.

L’uomo volgare era un essere semplice. Non poteva prevedere la deviazione. L’intuizione non appartiene allo strato dei superbi.

Troppo pesante la loro ombra perché filtri un raggio di luce. Così bastava un gesto felino per stenderli a terra, servire sul suolo la vendetta acerba. Una zampata e l’uomo volgare cadeva. Calava il sipario sul suo ego laccato.

( Immagine grafica dell’autrice )

2 pensieri su “L’uomo volgare 

    1. In effetti dev’essere una mia percezione: la superbia, l’insensibilità e l’egocentrismo non appartengono all’uomo raffinato. Un contadino può essere raffinato e un ricco signore volgare. Non c’entra la derivazione dal volgo. Solo una questione di intelligenza in senso pieno.
      Sempre interessanti e acute le tue osservazioni.
      Buona serata
      Eletta

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