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Attimi Pathos

Poesie salvate dal rogo 4

Bugiardo impostore

che passi e depredi

che tutto saccheggi

– e mai sei sazio

di bere

sangue e vita –

Conta alfine quante lune

hai tu perso

a rimirare nefaste perle e sbavati fiori d’inchiostro.

Squame di lucertola su massi verdi.

Perderai l’anima e nemmeno te ne accorgerai.

Proseguendo stupidamente

sul filo rasente dell’asse di equilibrio.

Non vedrai il vuoto a inghiottirti.

Passar la vita

a trasferire ceci da una ciotola all’altra

per veder crescere la montagna

non è ricchezza.

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Poesie salvate dal rogo 2

Sono un sismografo

e sento:

sono alambicchi fumanti

i pensieri.

Esiste il fulmineo rapimento dell’essenza

e io so.

La mia rete ha raccolto tanti pesci

– azzurri, con squame lucenti –

o torbide murene.

Mi nascono antenne sottilissime:

vibrisse d’anima.

So come orientarmi e chi pensare.

Incido l’intuizione

sulla lastra di rame

e, subito,

ho la banconota del ritorno.

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Pathos

Poesie salvate dal rogo

Prima di strappare ho deciso di lasciare traccia di alcune poesie scritte nel tempo che fu. Oggi è uno di quei giorni che elimino: straccio brucio butto. Ero diversa allora e – come sempre – impetuosa.

Far peripezie tra i confini di un senso

per mantenere un equilibrio

un distacco apparente

tra le cose rotolanti.

Assumere il comando

al fine di ordinare infinite

– scomposte – gemme.

Odissee con molte tempeste

e qualche approdo:

la vela

è

strappata

lacerata

consunta…

eppure tiene al vento.

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Pathos

Non sotto sto

Immagine fotografica di Eletta

Penso di conoscermi a sufficienza. Non in modo totale, ma abbastanza. Conosco i miei limiti, bisogni pregi e difetti. Non sono una donna facile. Direi complessa. Ho esigenze ben precise. Il rispetto innanzitutto. Perché cerco di rispettare e, quindi, esigo rispetto. Non sotto sto. Per tutte le mie lotte e per tutta la mia storia non sotto sto. Ho un’anima ribelle a qualsiasi forma di diktat e prepotenza. Non permetto più a nessuno di tarparmi le ali. La libertà è il mio vessillo. Amo essere libera. I miei spazi, i miei tempi, i miei riti. Questo testo che riporto sotto era di diversi anni fa, pubblicato sull’altro blog. Mi ci ritrovo. Non sono cambiata. La mia anima ribelle è sempre questa. Prendere o lasciare.

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Decisamente direttiva, mal sopporto di stare in balia degli altri. Decisamente intransigente ed esigente.
Considerato il quadro di riferimento si può dedurne come sia facile far ribaltare i tavoli – di trattativa a mio piacimento. Non sotto sto.
Evidente come non sia tollerante rispetto all’attesa e alla dipendenza gravitazionale rispetto a qualsiasi astro nascente o morente. Alle spettabili desiderata del contraente.
Considerato il quadro non amo essere messa in stand by da qualsiasi moccioso di professione nulla facente o Don Giovanni alla riscossa. Materiale facilmente infiammabile. Queste le precauzioni d’uso: maneggiare con cura e non capovolgere sottosopra secondo i capricci della carta moschicida.
Uccido per guadagnarmi il mio angolo di autonomia. Non sotto sto.
Altamente vendicativa, di natura squisitamente scorpionica, detesto mi si calpestino le zampette.
Ho frecce velenose a dismisura atte a direzionarsi automaticamente in tutte le zone che reputo nemiche.
Non amo gli anemici gli svenevoli i falsi di professione, anche i falsi d’arte.
Riserva d’energia altamente esplosiva. Prestare attenzione agli effetti collaterali.
Chi mi ingoia avrà poca soddisfazione nella lenta digestione.

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Pathos

Mano nella mano

Ieri mattina ho visto passare una coppia di mezza età. Camminavano mano nella mano.
Sono sempre felice di vedere una coppia così.
Sarò romantica, ma l’amore – a mio parere – si vede si esterna e si concretizza anche in questi semplici gesti e contesti.

La valutazione di una coppia può essere fatta a partire dalla prossemica. Più sono vicini, più sono affiancati nel cammino, più lo sguardo dell’uno è collegato con lo sguardo dell’altro.

C’è stato un periodo in cui anch’io ho camminato mano nella mano. Una cameriera, servendoci alla caffetteria, ci ha detto:

– Posso dirvi una cosa?

E noi abbiamo risposto:

– Certo.

– Volevo dirvi che siete proprio una bella coppia.

L’affermazione ci ha fatto molto piacere anche perché, a livello estetico, non eravamo poi così ben assortiti. Lui piccolo magrino e bruttino.

Mantieni il bacio – mi sembra sia il titolo di un libro di Massimo Recalcati. Non l’ho letto, ma il titolo mi piace. Perché c’è un invito che non è sempre semplice.

Mantieni il bacio, mantieni il contatto, mantieni il rispetto, mantieni l’ascolto, mantieni la gratitudine di avere accanto una persona anche se non è il primo mese, il primo tempo dell’idealizzazione, dell’infatuazione, dell’innamoramento.

Mantieni lo stupore verso l’altro e il suo mondo. Sii grato/a del tempo che puoi vivere insieme. Fatti alterare dalla sua presenza, sporgendoti dal tuo Ego. Impara a vederti nei suoi occhi. Fai in modo che ogni giorno sia vivo con lei/lui accanto. Non dare mai per scontata la sua presenza. Fai fatica a modificare certi tuoi comportamenti per adattarti alle richieste dell’altro/a. Conquista il suo cuore con piccoli gesti.

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Pathos

Bacche e bocche

Immagine fotografica di Eletta

Bacche rosse di rosa canina nel verde profugo tra i gialli. Da tempo non oso la bocca rossa passata dal rossetto più ardito. Ero in giro, diversi anni fa, con l’amica bionda quando gli uomini mi guardavano attratti dalle labbra pitturate.

– È per via del rossetto.

Così ho dovuto dire alla mia amica abituata ad avere il predominio da predatrice. Era, ed è, così bella. Gli uomini reagiscono a stimoli come certi animali. Fu allora che coniò la sua teoria: Ci sono donne che piacciono alle donne e donne che piacciono agli uomini.

Mi mise, in quel giorno, nel cassetto: donne che piacciono agli uomini.

Ora mi piacerebbe osare ancora le labbra rosse. Ho visto dall’estetista un vasetto e mi sono seduta sullo sgabello davanti allo specchio a provarmi questo colore. Bello. Ardito.

Forse la prossima volta lo prenderò. Per osare ancora. Per giocare il gioco della seduzione che non finisce mai per chi, come me, è stata cresciuta con la vertigine di donne fatali come Lou Andreas Salomé e non come Belen.

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Amore Eros, Pathos

Sarà sicuramente

Sarà sicuramente difficile per i matematici sentimentali: calibrare calcolare misurare afferrare il senso della passione.

Sarà sicuramente impossibile -per quelli che fanno calcoli addizioni e sottrazioni divisioni senza resto – comprendere l’infinita schiera dei decimali che straborda le infinite e inarrestabili cifre della passione.

Non è possibile incolonnare sistemare in un ordine logico e scientifico – soporifero – il groviglio della insensata foresta dei frattali che cresce e si espande cresce e si espande travalicando ogni limite dello spazio e del tempo.

Senza somme divisioni sottrazioni e prodotti – senza meno e più e per e diviso – per ambivalenza e evanescenza delle parti in causa d’amore.

La passione divora unisce in una carne sola e in un sol corpo quel che era diviso.

La passione ingloba due anime che diventano una e due corpi che diventano uno.

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Pathos

Escono da ogni angolo

Escono da ogni angolo come topi campagnoli. Sbucano dai libri dai quadri dai quaderni da bigliettini da scatolette e scatoloni.
Le sue parole.
Le ho triturate strappate gettate, ma escono sempre. Il principe ha marcato tutto il territorio. Ovunque. Non è bastata tutta la bonifica del trasloco per bloccare definitivamente la proliferazione.
Appendo i quadri e trovo la sua scrittura particolare di architetto dietro. Incancellabile.
Strano karma il mio.
Sono passata a essere sommersa coperta inondata di parole: al nulla. Totale nulla. Nemmeno un bigliettino con un regalo. Nemmeno un regalo.

Con l’architetto era tutta un’altra storia. Una storia al limite sul tagliente filo tra Pathos e e Thánatos.

Ci pensavo prima leggendo la bella storia di Massimo Legnani: Orearovescio. Il bacio sulle labbra insanguinate.
Avete mai provato? Io con l’architetto sì. Un amore folle. Difficile da provare capire sopportare. Comunicare.

Eppure: come la bellezza della contemplazione quando arrivi alla vetta, dopo tanta fatica, così è l’amore passionale. Dona momenti di estasi che non è possibile vivere stando giù, in valle, nel tran tran trafficato.
Almeno una volta nella vita è da provare. Poi tutto il resto resta senza colore, scialbo, con uno zombi che non sa inventare nemmeno un giro funambolico sui cavalli della giostra.

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Pathos

Empatia e cooperazione


Ieri su Repubblica ho letto un interessante articolo di due psicoanalisti: Vittorio Lingiardi e Benedetto Farina.

Titolo: Dottor Freud aiutaci a COOPERARE.

Il tema è quello della relazione che si instaura tra paziente e psicoanalista in un rapporto terapeutico ma, a mio parere, è estensibile al campo intero delle relazioni umane.

Cito qualche passo per rendere meglio l’idea: ” Molte ricerche dimostrano che la promozione di un clima di cooperazione favorisce invece la capacità di provare empatia, di sintonizzarsi con i pensieri degli altri, di comprendere il funzionamento della mente propria e altrui e di lavorare sugli aspetti che portano a soffrire”.

Provare EMPATIA dunque e SINTONIZZARSI con i pensieri degli altri. Sta tutta qui la ricetta della cooperazione.

Entrare nella pelle degli altri. Calzare le loro scarpe. Portare la loro croce. Capire quello che provano. Empatizzare. Comprendere. Ascoltare. Capire.

Sofisticate tecniche di registrazione simultanea dell’attività cerebrale di due individui che interagiscono mostrano che l’attività elettrica dei loro cervelli, nelle aree evolutivamente più recenti come la corteccia frontale, si sincronizza quando devono compiere azioni coordinate e cooperative”.

In una buona relazione le cortecce cerebrali sono ben sincronizzate. In una buona relazione non c’è bisogno di dire quello di cui si ha bisogno, quello che serve, quello che ci preoccupa: il partner empatico sa cooperare perché sa mettersi in relazione profonda con lo stato dell’altro.

” La spinta motivazionale alla cooperazione ha richiesto lo sviluppo di capacità cognitive sempre più sofisticate come il linguaggio, l’empatia, la condivisione di scopi e decisioni, l’insegnamento”.

Cooperare vuol dire comunicare, parlare, condividere, scambiarsi opinioni e informazioni. Cosa ti serve? Cosa provi? Cosa senti? Come posso aiutarti? Cosa facciamo in questa situazione? Cooperare vuol dire anche rimboccarsi le maniche ed esserci concretamente per l’altro. Non solo a parole. 

Quando c’è il silenzio e l’indifferenza manca la cooperazione. Lo strato di humus su cui nasce la cooperazione è l’empatia. Sentire l’altro. Patire con l’altro. Nella parola empatia c’è la radice pathos=passione. Stesso etimo presente in un’altra parola della medesima area tematica: com-passione. Patire insieme ( non compatire ). 

” Se la mente umana si è sviluppata per cooperare non sorprende che, quando si ammala o soffre, la sua cura non possa basarsi che su una relazione cooperativa”.