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Kurashi stile di vita

Capita per caso di prendere o leggere un libro. Certi libri, come certi incontri, capitano nella nostra vita per caso e la modificano. Naturalmente se noi permettiamo la modificazione.

Questo libro di Marie Kondo dal titolo Kurashi mi è capitato così. Avevo già sentito parlare dell’autrice anche perché ormai è famosa in tutto il mondo. Ma non avevo mai voluto approfondire perché appartengo a quel gruppo di artistoidi per cui il disordine è caos creativo.

Leggo che in giapponese stile di vita si dice kurashi. Il verbo kurasu significa far passare il tempo fino al tramonto.

E questo già mi interessa. Detesto le persone che non sanno far altro che far passare il tempo fino al tramonto senza fare nulla se non aspettare un’altra giornata da far passare fino al tramonto.

Leggo, invece, che kurasu significa anche impiegare la giornata. In altre parole, lo stile di vita ideale dipende da ciò che facciamo, non dal luogo fisico in cui viviamo.

Ecco il senso : da ciò che facciamo. Possiamo vivere in una stanzetta o in una reggia ma la nostra felicità dipende da quello che scegliamo di fare, non dallo spazio che abbiamo.

Amare lo spazio in cui si vive.

Ieri mi è stato chiesto: ti trovi bene nella nuova casa? E io ho riposto: Sí. La mia nuova casa è su tre piani, ma io praticamente vivo il novanta per cento in un rettangolo di cielo al terzo piano. Ma sto bene. Non mi manca nulla. Perché ho tutto quello che mi serve per star bene.

L’autrice ci invita a pensare alla nostra casa ideale. Attraverso il percorso ci guida a scoprire che il riordino è vivere il proprio spazio come se fosse già la nostra casa ideale. Si tratta di immaginare il nostro stile di vita ideale: pensare a quello che desideriamo fare e a come desideriamo impiegare il nostro tempo.

Una delle cose che mi dà più piacere è vedere i miei ospiti a proprio agio in casa mia. Mi dicono che è un ambiente “caldo e accogliente”.

L’atmosfera di una casa rispecchia spesso chi vi abita.

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Riprendere

Questo greve periodo mi ha lasciato una generale apatia. Tutto mi risulta vuoto superficiale e anche stupido.

Sono diventata più difficile: non c’è un film che mi piace e neppure un libro. Leggo ma senza pathos.

Nulla mi prende e mi interessa tranne il già visto. Così riguardo film che mi erano piaciuti, anche se li ho già visti tre volte. Almeno mi diverto.

Oggi ho ripreso in mano uno dei tre volumi dedicati da Bompiani al grande Jorge Luis Borges. Anche qui vado sul sicuro: li avevo letti esattamente dieci anni fa e mi erano piaciuti.

E scopro che mi lasciano buone riflessioni. Mi elevano lo spirito. Mi regalano attimi di buona lettura. Finalmente.

La lettura è un piacere languido – Montaigne

Trovo frasi che annoto per ricordarmele bene :

Dovere di ogni cosa è d’essere felicità, se non sono tali le cose sono inutili e dannose.

Noi siamo governati dalla mistica e dal sogno.

Siamo ciò che vorremmo e che ci sarà possibile essere.

Il dialogo è una delle migliori abitudini dell’uomo.

Il dialogo è ricerca.

A me manca molto il dialogo. In questo senso.

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Sylvia Plath #diario

Il ” Diario ” di Sylvia Plath: 400 pagine di diario. Riflessioni intime, fluide, senza schermi. A me piace leggere i diari. Finora ho letto pagine e pagine di Anais Nin. E il diario di Virginia Woolf. Non mi è finora capitato fra le mani un diario maschile.

Forse è un tipo di scrittura intimistico più consono alla sensibilità delle donne. Nel caso di Virginia e Sylvia mi viene in mente si tratta di donne che sono morte suicide: una sensibilità portata all’estremo. Il prezzo da pagare, forse, per la loro sublime arte.



Riporto un brano tratto da Sylvia Plath.

” Diciamocelo: sono atterrita e agghiacciata. Innanzitutto, immagino, ho paura per me stessa… il vecchio, primitivo istinto di sopravvivenza. Sta insorgendo, perciò vivo ogni momento con una terribile intensità. Ieri sera tornando in macchina da Boston, mi sono abbandonata sul sedile e ho lasciato che le luci colorate, la musica della radio, l’immagine riflessa del ragazzo che guidava mi venissero incontro.
Tutto fluiva su di me con un lancinante grido di dolore… ricorda, ricorda, questo sta accadendo ora, ora, ora. Vivilo, sentilo, stringilo. Voglio diventare pienamente conscia di tutto ciò che finora ho dato per scontato. Ti colpisce con più forza quando senti che potrebbe essere l’addio, l’ultima volta”.

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La nuova edizione

Da Pinterest

Caro Joyce. Caro Ulisse.

C’è da qualche parte qualcuno che ha preso la nuova e ultima edizione dell’Ulisse per me. Ma ancora non ho avuto modo di ricevere il dono.

Intanto…

Apro il mio vecchio volume e mi perdo, proprio mi perdo, nel fiume di suoni, musica, ritmi, parole, frasi.

Pieno di bigliettini e note al margine e asterischi…

Inutile dire che adoro l’Ulisse. Una scoperta continua. Sempre vivo, sempre nuovo. Capace di suscitare sorpresa e risa. Divertimento.

Era da un po’ che non lo riprendevo in mano. Come tutti i classici non delude mai. Non perde smalto e ha la qualità di raccontare sempre cose nuove.

Difficile scegliere un pezzo: talmente belli e sensati/ insensati tutti i brani…

Ma il tempo passa ed è da un po’ che sono stata inghiottita dal gorgo.


Quindi: a caso.

” In lunghi lazi dalla vescica di Cock l’acqua rifluiva in piena, ricoprendo verdidorate lagune di sabbia, salendo, rifluendo. Il mio bastone galleggerà via. Aspetterò. No, scorreranno, scorrendo ribollenti contro le rocce basse, turbinando, scorrendo. Meglio finire questa faccenda presto. Ascolta: una frase ondosa di quattro parole: siisuu, hrss, rssiiiss, uuus. Alito veemente di acque fra serpenti marini, cavalli impennati, rocce. In coppe di roccia sguazza: plop, blop, blap : imbrigliata in barili. E, esausto, il suo discorso cessa. Fluisce barbugliando, fluendo possente, fiottando fiocchi di spuma, fiore sbocciante”.

Fluisce barbugliando

Fluendo possente

Fiottando fiocchi di spuma…

Gran lavoro tradurre, che è sempre un po’ tradire, il linguaggio di Joyce.

Chissà quando e se potrò leggerlo, rileggerlo, nella nuova traduzione…


James Joyce – Ulisse – La nave di Teseo

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A volte un libro

A volte l’inizio di un libro è ostico. Come un sentiero di montagna. Non si sa se continuare o fermarsi.

La storia non ci prende, la noia è tra le righe, i personaggi che non si sa bene cosa diranno. Se stare in loro compagnia ci piacerà e ci arricchirà, o no.

Serve uno sprint. Una motivazione a procedere. Un po’ di fatica: parola desueta.

Leggere costa fatica. Ma poi ripaga se quel che si legge serve a rispondere alle nostre perenni domande.

Oggi, come purtroppo spesso ultimamente, non c’è stata linea telefonica. Che qui, a me, serve anche per navigare. Quindi nel dopo pranzo con un tempo uggioso che fare se non prendere in mano quel libro acquistato, ma non trovato d’impatto così appetitoso?

E così, pagina dopo pagina, con fatica ecco che il sentiero impervio regala i primi doni: quel personaggio che ha qualcosa da dirmi. Quelle riflessioni che danno un senso al romanzo.

” – Non credi che potresti dirmi cosa hai combinato in tutto questo tempo a Parigi?

Ho letto molto. Otto dieci ore al giorno. Sono andato alla Sorbona, alle lezioni. Penso di aver letto tutte le cose importanti della letteratura francese e leggo il latino, almeno la prosa, quasi come il francese.

E a cosa dovrebbe portare tutto questo?

All’acquisto del sapere – sorrise lui

(…)

Non suona molto pratico

Nell’ultimo mese o due ho letto Spinoza. Non credo di capirne molto per ora, ma è esaltante. È come atterrare in aereo su un grande altopiano in montagna. Solitudine, e un’aria così pura che ti va alla testa come il vino, e ti senti al settimo cielo

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JOYCE

Immagine fotografica di Eletta

Una delle trasmissioni televisive che mi piace seguire è “L’eredità” su Rai Uno. Mi piace perché il fulcro del telequiz sono le parole. Parole da abbinare in modo logico nel gioco finale “La ghigliottina” e parole di cui sapere o trovare il significato in altri giochi, il tutto condito da interessanti nozioni e informazioni di cultura generale.

Ieri sera una delle domande verteva su: Un romanzo che è stato censurato negli anni venti. Tra le varie opzioni il concorrente, un ragazzo di diciannove anni, ha scelto Ulisse, argomentando la sua scelta con il fatto che ricordava lo scandalo suscitato dal linguaggio e dal tema del romanzo di Joyce.

Io avevo capito la risposta: l’Ulisse di Joyce rimane ad ora il libro che più ho amato e che più mi ha divertito. Non a caso il mio sito riporta nella presentazione una frase di Joyce.

Sono però rimasta colpita dal fatto che un ragazzo così giovane lo conoscesse. Ci sono persone ben più mature che non lo hanno mai letto e che, pur leggendo e magari scrivendo, lo ignorano: pur essendo una pietra miliare della letteratura moderna.

Questa opera va letta per il flusso narrativo: il racconto si svolge attraverso il monologo interiore che descrive il flusso di coscienza, per l’utilizzo del linguaggio, per il sovvertimento di qualsiasi regola sintattica. Soprattutto va letto per chi scrive e aspira alla pubblicazione. Impossibile ignorarlo, non conoscerlo.

Dello stesso Joyce sto leggendo: “Gente di Dublino”. Racconti ben scritti, ma che non presentano ancora il salto anarchico del linguaggio.

Naturalmente c’è chi preferisce la scrittura pulita ordinata regolata dalle regole solite dello scrivere. Soggetto predicato e complemento. I punti al punto giusto e le virgolette.

C’è chi preferisce l’arte classica a certi scarabocchi di Mirò o a certi sovvertimenti del ritratto del cubista Picasso o a certe colate dell’arte action painting di Pollock.

A mio parere, tempo permettendo, è bene conoscere Dante e Dostoevskij come è bene conoscere Joyce o Borges; è bene conoscere Caravaggio e Tiziano così com’è bene conoscere Kandinskij e Paul Klee.

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Quello che mi piace

Quello che mi piace è perdere tempo in una libreria. Quanti libri inutili ci sono in vista delle feste natalizie. Pare che tutti: dai giornalisti ai calciatori abbiano qualcosa da dire in vista delle compere. Un mare di libri inutili. Trovarne di utili non è facile. Normalmente mi affido ad autori che stimo, come Calasso, Mariás, Galimberti, Borghes… e a case editrici che normalmente pubblicano libri di qualità come Adelphi.

Per qualità intendo una buona scrittura, un ottimo stile, una interessante trama – se si tratta di romanzi – o una interessante trattazione – se si tratta di saggistica.

Ieri ho preso cinque libri. Tre per me e due da regalare.

Ci metto tempo a scegliere. Desidero prendere dei libri che mi regalino dei momenti piacevoli. Perché leggere deve essere una attività piacevole.

Non ho problemi a smettere la lettura se non mi regala piacevolezza. Paradossalmente mi donano piacevolezza i libri meno facili. Detesto infatti i romanzetti sdolcinati e prevedibili.

Prediligo libri cartacei. Non leggo su schermi. Amo la carta per la sensualità della materia ricoperta da caratteri tipografici. Amo maltrattare sverginare possedere un libro che abbia, nei margini, anche le mie note e la mia scrittura.

Un buon libro resta nel tempo.

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Hanno tutti ragione

Ciascuno ha una propria idea della comicità. Ciascuno ride per situazioni differenti. Ci sono persone a cui fa ridere la volgarità. Ci sono persone a cui fa ridere lo humour, il sarcasmo, il paradosso.

Il libro che sto leggendo prima di addormentarmi è un libro che mi fa veramente ridere. Non sono una che racconta spesso quello che legge o che ne fa una scheda dettagliata, come ho visto in altri siti ( non capisco mai perché: sono pagati per impiegare tanto tempo a scrivere la trama di un libro? Boh ).

La lettura è un fatto talmente soggettivo che – almeno per ciò che mi riguarda – difficilmente scelgo in base alle indicazioni e recensioni. Infatti ad oggi non ho mai letto Volo Gramellini e altri.

Il libro che mi fa ridere in questo periodo lo avevo già letto. È di un noto regista: Paolo Sorrentino. Si intitola: Hanno tutti ragione. Le ultime due pagine che ho letto sono un elenco stupefacente di tutte le scopate che il protagonista si è fatto con partner occasionali incredibilmente fuori contesto. Due pagine di elenco. Paradossali.

” Politeista disinvolto come sono, non ho esitato a strusciarmi nella vita lunga su buddiste, cattoliche, anglicane, induiste e via dicendo. Mi sono rotolato in settemila letti… ho avuto una lillipuziana che si era ritirata in Provenza dopo faticosi anni circensi… “

Esattamente come le prime pagine del libro dedicate a tutto quello che il maestro Mimmo non sopporta. Pagine dissacranti. Volete un assaggio? Roba non certo per educande e persone per bene:

” Non sopporto i vecchi. La loro bava. Le loro lamentele. La loro inutilità. Peggio ancora quando cercano di rendersi utili. La loro dipendenza. I loro rumori. Numerosi e ripetitivi. La loro aneddotica esasperata. La centralità dei loro racconti. Il loro disprezzo verso le generazioni successive.

Ma non sopporto neanche le generazioni successive. Non sopporto i giovani. La loro arroganza. La loro ostentazione di forza e gioventù… “

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Insieme al polpo, un libro #giornatamondialedellibro

A differenza dell’altro spazio di pubblicazione, qui non mi va di fare recensioni. È talmente soggettivo il gusto nella lettura che, alla fine, non ha molto senso come offrire a un amico il gelato al cioccolato perché a noi piace così tanto senza nemmeno sapere che lui preferisce il limone.

Ma stamattina ho preso un libro. Penso che sia la prima volta che prendo un libro in un supermercato: per me assurdo come una mucca in chiesa. Invece, stranamente, stamattina insieme all’insalata di polpo e al pecorino al peperoncino ho proprio preso un libro e la bella copertina bianca si è macchiata con l’acqua del pesce.

Ho preso “L’arminuta” di Donatella di Pietrantonio per la fascetta gialla: Vincitore Premio Campiello. Volevo proprio vedere come scrive una scrittrice di oggi per meritarsi un premio e pubblicare Einaudi.

Sono estremamente critica nei confronti della scrittura e della editoria attuale. In genere non mi piacciono gli autori in voga. Apro e chiudo velocemente i bestseller.

Quindi ho comprato questo libro per verificare ancora una volta che non mi piaceva. Invece.

Invece ho iniziato e ho amato fin dalla prima pagina la scrittura secca asciutta tagliente dell’autrice. Paratassi. Come piace a me. Poche pennellate che danno un quadro completo.

L’ho letto tutto, d’un fiato. Il libro più bello degli ultimi dieci anni.