Grida inascoltate

Leggo l’articolo sulla Stampa della donna sfregiata in viso da calci e pugni, ipovedente a causa delle botte prese,  che ha denunciato e che ora ha paura perché l’uomo che l’ha ridotta così è stato condannato a un anno e sei mesi e  non andrà mai in carcere. Ora è libero. Libero di tornare e ammazzarla perché si è permessa di denunciarlo. Lei che in questo tempo è stata sottoposta al calvario delle cure mediche e degli interrogatori. E che ora dice: – Non denuncerei più.

Lo capite voi? Voi che vi permettete ancora oggi di pensare e dire: – Ma perché non lo hai denunciato?

Perché si è sole. Completamente sole a difendersi in questa guerra disarmate.

Perché ci si deve sottoporre al rovesciamento della propria vita mentre il signore va al bar a bere una birra.

Perché nessuno, ripeto: nessuno, si allarma se d’improvviso voi siete sempre al Pronto soccorso e continuate a cadere dalle scale o sbattere contro i mobili perché siete distratta o il pavimento era troppo lucido.

Leggo il primo articolo dedicato dalla Stampa a questa donna, Lucia Regna, che appare in foto con il viso tumefatto. E che dice: – Ora non denuncerei più.

È una sconfitta, una disfatta. Fateci pure fuori. Staremo zitte.

25 pensieri su “Grida inascoltate

  1. Ho spesso pensato cosa farei io se mi capitasse, è tutt’altro che facile. Avrei solidarietà, vicinanza, o mi sentirei dire che sono esagerata, aspetta, è così una brava persona … E non commento che il più recente passaggio a nostra protezione è l’inasprimento delle pene per l’assassino, legge tra l’altro voluta da due donne. Sai che me ne faccio se gli dai l’ergastolo e io sono sottoterra

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  2. Il problema sta nel non procedere subito e metterlo in galera per molti anni e quando esce mettergli il braccialetto elettronico, che deve funzionare e non essere un semplice gingillo. Servirà tempo per modificare la mentalità ma poi forse si ridurrà il fenomeno a pochi casi, quelli non modificabili.
    Certamente è da vigliacchi comportarsi così e quelle persone non meritano rispetto.

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  3. Ho letto un libro molto bello, di recente, che si chiama Io sono MIA, di Luca Martini. Ha visitato molteplici dentro antiviolenza e la situazione è tragica. Avvocati che sconsigliano di denunciare, centri che restano senza fondi e rischiano di chiudere, donne volontarie che si trovano sole a lottare contro un sistema che non funziona. È tutto così triste. 🥺

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  4. Mai aspettare che possa succedere di peggio: già al primo schiaffo, al primo spintone bisogna anzi, si deve denunciare. Non bisogna permettere a questi “uomini” (lo metto tra virgolette perché non possono nemmeno essere definiti come tali) di continuare imperterriti ad usare violenza.
    Purtroppo la maggior parte delle volte si aspetta, si aspetta e si aspetta ancora, convinte che lui possa cambiare ma “uomini” così non cambiano e non cambieranno mai.
    Ci vuole più tutela verso tutte le donne vittime di violenza.

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  5. Mai aspettare che possa succedere di peggio: già al primo schiaffo, al primo spintone bisogna anzi, si deve denunciare. Non bisogna permettere a questi “uomini” (lo metto tra virgolette perché non possono nemmeno essere definiti come tali) di continuare imperterriti ad usare violenza.
    Purtroppo la maggior parte delle volte si aspetta, si aspetta e si aspetta ancora, convinte che lui possa cambiare ma “uomini” così non cambiano e non cambieranno mai.

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