Quattro parole

Quanto mi annoia la noia, tanto mi diverte il lazzo, il frizzo, il guizzo.

Ridere di gusto per quattro parole strambe accostate, impacchettate e spedite mi rende l’attimo effervescente.

Ci sono giocolieri delle parole: le prendono grevi e, nelle loro sapiente mani, diventano bolle di sapone, stelle comete, fuochi d’artificio.

Adoro chi riesce a strapparmi dalla gravità e mi solleva con una risata alta. 

Più l’accostamento è ardito, surreale più lo trovo divertente.

Perché è divergente. Esce dagli schemi e scombina. Sorprende. 

Giocare è sempre più difficile in questi tempi bellici e monotoni. Quindi sono profondamente grata a chi sa giocare, con quel giusto pizzico di perversione, sospensione, improvvisazione.

Quei gesti alla Dalì. La trasformazione grottesca e surreale degli oggetti del reale. 

Oggi: quando mi sono arrivate quelle quattro parole: ho riso a cascata. Sfrenata, gorgogliante, rinfrescante. 

Meravigliosa materia il linguaggio: quanto vibrano e belano le parole. 

E ora vorrete sapere quali sono le parole? Non posso distenderle al sole di questo misero foglio: manca il contesto. 

Senza contesto un testo non con- ta. Nè canta. Figuriamoci quattro parole. 

Nel duemilaventicinque uno dei miei obiettivi è trovare qualcuno o qualcosa che mi faccia ridere di gusto.

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