Imparare tempi lenti

Provare a uscire dagli schemi del noto, già visto, provato, agito. Provare a uscire dal proprio asfittico sè per inventare un nuovo modo di essere. Provare a dare, a dire, a donare. Una parola, un gesto, un significato. Provare a darsi un modo diverso di esistere.

Non trattenere. Non conservare. Usare i piatti del servizio bello, le tazzine di pura porcellana che appartenevano agli avi. Usare oggi le cose belle che abbiamo per godere del tatto, del profumo di un semplice the bevuto in un contenitore prezioso.

Imparare dalla cerimonia del the. Dal gusto, dalla cultura che prevede gesti lenti, misurati, e tutti i sensi implicati. Tutto molto lento, attento, rallentato.

C’è chi trangugia un bicchiere di vino come se fosse un bicchiere d’acqua quando si ha sete: non sente neppure il sapore.

C’è chi mangia con la testa sul piatto senza quasi neppure masticare: ingoiare e ingoiare boccone dopo boccone senza la sosta del gusto, senza il piacere della conversazione tra un boccone e l’altro, senza sentire i profumi, senza vedere il cibo, la presentazione del piatto, i colori e la forma. 

Ho imparato tardi a gustare i tempi lenti anche nel cibo.

Prima ero anfetaminica, veloce, iperattiva. C’è voluto del tempo per educarmi a ritmi lenti. C’è voluto tempo perché io imparassi a gustare senza fretta.

Ho imparato a gustare ogni cosa: una passeggiata o camminata in montagna con tempi meditativi, il momento del sesso più erotico che consumistico, vivere il tempo con giuste pause d’ozio. Ogni cosa fatta con calma. Gustando. Utilizzando i sensi al pieno della loro intensità. 

Ci sono persone che vivono costantemente di corsa, che hanno paura di gustare assaporare con lentezza, ci sono persone che consumano, ma non gustano. Perdono il piacere continuamente coinvolti in un tempo frenetico e alienato.

Correre fare fare trangugiare ingoiare sbrigare comprare accumulare incontrare senza fermarsi un attimo a sentire. Il suono della pioggia, il silenzio. Senza fermarsi a vedere un magnifico tramonto o un’alba. Tutta questa frenetica continua corsa li porterà sulla soglia della fine del tempo, senza aver davvero vissuto i piccoli grandi piaceri della vita. Che senso ha? 

Dovremmo ricordarci che non siamo eterni. Che ogni istante è unico e non tornerà mai più. Questa consapevolezza potrebbe renderci più saggi e insegnarci a godere in maniera più piena di ogni attimo concedendoci di rallentare i ritmi, rilassandoci per immergerci nel panorama sensoriale con tutti i sensi allertati. Imparare a vedere, gustare, sentire, toccare, udire non è impossibile. È estremamente importante per una qualità diversa del nostro esistere. 

Restare fermi nell’otium giova anche alla qualità del fare. Dolce é saper stare nel nulla fare. 

19 pensieri su “Imparare tempi lenti

  1. La sacralità della lentezza è il modo più semplice (e paradossalmente più veloce) per alzare la propria attenzione e la propria vibrazione, per scoprire nel profondo ciò che veramente ci connette con il flusso infinito a cui apparteniamo.
    Il tuo modo di scrivere è avvolgente. Grazie 😊

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  2. c’è tantissima verità in questo post, io mi riconosco nel tipo che non si ferma mai e consuma più cose possibili nel minor tempo, spesso faccio viaggi di 5, 6 ore di macchina, magari per fare una camminata di un’ora e ritornare, ricordo qualche anno fa ero partito qui dalla Liguria all’alba, ero andato in Trentino, avevo fatto un’escursione e nella stessa giornata ero tornato a casa. E di viaggi simili ne ho fatti tantissimi. Comprendo la riflessione, dovrei anch’io cercare di avere ritmi lenti, ma è proprio uno stile di vita che per ora non sono ancora riuscito a fare mio, magari col tempo lo prenderò da esempio 👍👍👍👍👍👍👍👍👍👍👍👏👏👏👏

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  3. Una foto e una riflessione ricca di piccole verità, una su tutte a mio avviso, vedere il mondo più lentamente abbattendo le corse. Nelle tue parole esiste una bella forma di verità che riesci sempre a estrapolare con grande lucidità, questo fa di te una voce nel deserto si ma una bella voce che inquadra sempre la verità. Bello sempre leggere di te

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