Io non amo ripetere sempre le stesse inutili cose – ho detto a M. mentre mi lisciava le nude gambe con una crema nell’asettica stanza bianco latte con le fotografie e i depliant con le immagini delle nuove dee con le gambe accavallate, nello stanzino dove si vorrebbe diventare belle come le modelle immortalate. E invece il tempo macina le sue ore, che segnano i solchi e le dissoluzioni malinconiche lasciando ombre sul viso che, al contrario, si vorrebbe così liscio, perché questo comanda l’epoca: di non invecchiare mai, di gonfiare tendere – come cellophane e plastica – le labbra gli occhi le gote il seno i glutei, così che non ci sia più traccia delle fatiche e dello sforzo del lungo camminare e ridere sorridere vedere e piangere.
– Io non amo ripetere sempre le stesse inutili cose, vorrei che ci fosse un’intimità silenziosa, un cogliere al volo i desideri e bisogni, un’intuizione che lancia la sorpresa, un gesto nuovo, l’empatia che unisce: vorrei non dire, vorrei tacere.