L’uomo di ghiaccio in automobile durante il viaggio mi ha parlato delle sue analisi mediche: il sangue fa fatica a scorrere nelle vene per ovvi motivi. Ora, dopo pranzo, sta spalando la neve e il ghiaccio sui gradini di pietra. Al piccolo ristorante faceva freddo, la cuoca ci ha acceso il termosifone ma anche se il fuoco scoppiettava nel camino, stare seduta vicino a lui non era di conforto: ho dovuto mettere il piumino sulle gambe perché le sue gambe vicine sotto il tavolo espandevano una brezza gelida.
La conversazione è stata altrettanto gelata: lui, l’uomo di ghiaccio, ha mangiato pizzoccheri e io ne ho approfittato per raccontargli di quando vivevo a Milano e avevo cucinato questo piatto prelibato per undici persone in taverna: anche se sono scesa nei particolari e raccontato aneddoti di quel tempo ( ero molto giovane bella e con un seno che ingolosiva gli uomini presenti a cena ) lui non ha fatto una domanda né un commento.
Si é invece dilungato a parlare di soia e saponina con la cuoca, anche se stava riportando i piatti in cucina, bloccandola sulla porta per molto tempo.
L’uomo di ghiaccio infatti, sa essere affabile e persino caloroso con gli estranei, specie se sono donne giovani: allora riesce a far rimbalzare la conversazione a lungo, riesce ad ascoltare con interesse e a chiedere. A parte la saponina e la soia non sono stati affrontati altri argomenti durante il pasto che si è svolto in siderale silenzio.
Dopo aver pagato il conto é riuscito persino a farsi leggere l’oroscopo, lui che non ci crede minimamente. Incredibile come la sua anima algida si scaldi in presenza di sconosciuti.
Ora é rientrato dopo aver spalato la materia di cui è fatto.