
È tornato l’autunno con le sue brume. Un’aria gelida ha preso il posto del sole.

Le nuvole basse e scure avvolgono tutto.

A me non spiace – dopo questo inverno primaverile e questa primavera estiva – trovare un po’ di intimità vicino al focolare.

È tornato l’autunno con le sue brume. Un’aria gelida ha preso il posto del sole.
Le nuvole basse e scure avvolgono tutto.
A me non spiace – dopo questo inverno primaverile e questa primavera estiva – trovare un po’ di intimità vicino al focolare.
Due stagioni in una: autunno e inverno…
Così ha commentato mia figlia all’invio di questa immagine. Eh, già. A fine ottobre ha fatto la sua prima comparsa la neve! Ha imbiancato le montagne intorno. Qui nevischiava.
Chissà perché è sempre una gradita sorpresa la neve. Forse è legata al nostro cuore di bimbo/a. Strettamente legata. All’incanto del bianco, della metamorfosi, della trasformazione di ogni cosa dell’ambiente.
Bello comunque il contrasto tra i colori autunnali e lo spruzzo di zucchero cristallino sugli abeti.
Sono passata dall’estate all’inverno. Nubi basse e pioggerellina che ha pensato bene di bagnare il bucato steso…
Per di più la mia cara stufetta non andava. Per fortuna – tramite un’amica – è venuto un omino che in un minuto ha scoperto il motivo e ora il fuoco scoppietta. Mentre scrivo ci sono 9 gradi: un bel salto dai 29 che ho lasciato… Riprendo in mano maglioni e il cappello invernale California. Il Panama va riposto.
Stranamente non sono tediata. Sono contenta di questo intimo freddo e del fuoco che ha ripreso vita. Chi mi legge sa che detesto l’estate – pur essendo un’amante del sole – quest’anno la mia estate è durata un mese in più. Ora mi godo il letargo la calma la luce bassa il mio orto che oggi mi ha regalato un ottimo pesto di cavolo nero…
In questo assomiglio a Edo che dorme tranquillo sul plaid.
D’estate tutto è esposto e aperto:
S’inghiotte l’eccesso di voci e corpi.
Uno stato indecoroso permanente
Di cosce e seni, tra fili esigui di tessuti.
Una folata di contorsioni al sole
Tra rombi e spruzzi volano aerei.
L’insolente luce scivola implacabile
Sulle scivolose superfici senza cipria.
D’inverno si penetrano gli strati
Per profanare la bianca – intima – nudità
Tempo sublime dello spoglio
Sosta esaltante del desiderio.
In primavera il fremente subbuglio erotico
Sta nelle viscere del verde nuovo
Esplode in fresche gemme
e flessuosi fili verticali d’erba tenerissima
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