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Il caffè mattutino

Oggetti che fanno le bizze 2

Da Pinterest

L’altro giorno mi cadevano continuamente oggetti. Continuamente” .

Così scrivevo anni fa sul mio altro blog.


A volte, mi pare che gli oggetti comunichino con noi. Nella cultura popolare quando ti cadono oggetti vuol dire che qualcuno “ti pensa”. Tenendo conto che il pensiero è vibrazione, non è poi magari così lontana dal vero questa credenza popolare.

“Poco fa, prima di controllare la posta elettronica, ho accompagnato il robot da sua madre: non trovava la strada da solo perché si era perso nel labirinto delle stanze.
Non penso di avere allucinazioni, ma giurerei che il led composto da quattro lettere digitali abbiano composto la parola “love” prima di iniziare il ritmo della ricarica”.



“Ci sono oggetti che si suicidano. Decidono di finire la loro vita al nostro servizio.
Ci sono oggetti che funzionano quando vogliono: a volte sì, a volte no.
Ci sono oggetti che si accendono da soli.
Ci sono oggetti che ti piantano in asso quando lo decidono loro” (Dal blog Tranellidiseta)

È il caso della mia lavastoviglie, vecchietta è vero, e con tutti gli acciacchi dell’età. Sta di fatto che – dopo ripetuti lavaggi mal riusciti – domenica ho deciso di prenderne una nuova. Ordinata: arriverà entro fine mese. Così la lavastoviglie vecchia lunedì ha cominciato il solito lavaggio con dei lamenti inquietanti. Non potevo crederci. E martedì è morta.

Ho dovuto svuotarla e lavare tutto a mano.

È successo lo stesso con la mia amata Peugeot Cabrio. Quando ho deciso di prenderne una nuova si è suicidata. Ha fatto l’ultimo viaggio rantolando.



“La seconda era che madame Dyane era stata restaurata e mi attendeva al garage. Dovevo andarla a ritirare presto, perché era in compagnia di macchinacce moderne e tamarre che la deridevano, e un’auto derisa è incline a perdere autostima e olio”.
Stefano Benni – Di tutte le ricchezze – Feltrinelli

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Dono,

Il mana

“L’oggetto di scambio non era per i primitivi una cosa, non era ridotto all’inerzia e all’assenza di vita del mondo delle merci, ma era il veicolo del mana di colui che donava e nel dono esprimeva il suo potere, come potere o possibilità di perdere.

Il mana che accompagna ogni dono – questo spirito delle cose, come lo chiama Mauss – è ciò che obbliga nelle operazioni di scambio, perché la cosa ricevuta non è inerte“.

Da: Il gioco delle opinioni – Umberto Galimberti

Ancora oggi un oggetto può e-manare. Per chi mi legge da un po’ basti pensare alla storia dell’anello che mi è stato regalato: come posseduto da una sua debolezza intrinseca ha perso la pelle e poi è stato segato, rotto per il dito fratturato.

Regalare un anello, simbolo potente, dovrebbe essere un dono in completa sintonia con l’animo del donatore. Altrimenti c’è la frattura.

La stessa fede nuziale ha presagito la fine del mio matrimonio un anno prima infilandosi a tradimento in un portaremi da barca: il dito è diventato blu e la fede ha dovuta essere tagliata.

In questa società delle merci senza anima pensiamo di sottovalutare l’importanza della emanazione di un oggetto.

Ma non è così. E non vale solo per gli anelli, ma per qualsiasi dono per esempio un paio di scarpe o un vestito che, sotterraneamente porta e comporta il mana del donatore.

C’è sempre in gioco un’operazione di potere legata al dono, e per questo è previsto di ricambiare. Per equilibrare il potere di chi dona e non essere sottomessi e in debito.

A Natale scorso ho preferito regalare a mia madre e mio fratello una scatola con dieci bigliettini finemente decorati a mano da me. Mia madre dice che non riesce ad usarli perché le spiace sprecarli. In un oggetto fatto a mano direi che è ancora più presente l’emanazione del donatore.

Non desidero in alcun modo ricevere regali senza anima. Non hanno senso. Sono merci che si aggiungono inutilmente ai rifiuti di cui, purtroppo, è già troppo piena la nostra triste società consumistica.

Come un fiore emana naturalmente il suo profumo, allo stesso modo un dono emana solo se donato naturalmente dall’anima del donatore con piena adesione al simbolo sotteso.