Categorie
Attimi

Un amore sconvolgente

Immagine grafica di Eletta Senso

Chi non sa amare, o semplicemente non vuole amare, nulla sa dare e si giustifica e si nasconde dietro l’impossibilità di avere e vivere ancora un amore sconvolgente.

Un amore sconvolgente può capitare, per i più fortunati, una volta nella vita. Tutto il resto è altro.


Quando un amore è sconvolgente tutto va a scatafascio: tremano le gambe, la salivazione si azzera, non si dorme la notte. Tutto il pensiero è per lui/lei. Non c’è raziocinio ragionamento logica calcolo: c’è l’impero del pathos. L’amato o l’amata è al primo posto nei nostri pensieri. Viviamo di sole emozioni. Facciamo di tutto per non perdere l’altro perché in quel momento l’altro è tutto.


Se abbiamo avuto la fortuna di vivere – almeno una volta nella vita – un amore sconvolgente sappiamo che poi – dopo questa esperienza unica – c’è tutto il resto.

Dopo i rapporti sconvolgenti franati distrutti annientati, dopo anni di solitudine magari si incontra una persona.

Non è esattamente il nostro ideale: non è la musa, la fata, l’adone, il maestro, l’intellettuale, la bellezza mozzafiato, lo chic, il glamour, l’eleganza, la galanteria.

Incontriamo un essere umano “normale” che però ci piace per alcune caratteristiche: amiamo perciò l’idea di averlo vicino. Di non perderlo comunque perché preferiamo essere in coppia con questo/a lui/lei che essere soli.


In tale caso, contesto, situazione esistenziale reale realistica è bene fare in modo di regalarsi vicendevolmente del bene. Di lavorare per stare bene insieme.

Se è proprio lei/lui che vogliamo tenerci vicino un po’ di lavoro dobbiamo per forza farlo: cortesia comunicazione condivisione ascolto rispetto tenerezza calore attenzione vicinanza. E tutto il corollario. Nulla viene regalato perché stare con una persona non è come prendersi un cagnolino o un gattino.


Se qualcuno non desidera fare un lavoro per stare in coppia esattamente con quella persona che piace… può prendere un qualsiasi passante, un uomo o una donna qualsiasi e ottenere comunque il risultato di avere una persona vicina. Se manca un pizzico di voler bene tutti i pezzi sono intercambiabili. Si sta insieme per opportunità per convenienza per interesse per soldi.


Se invece desideriamo avere vicino proprio quella donna lì o quell’uomo lì dobbiamo mettere cura nel rapporto. Dare. Per ricevere. È un circolo di attenzione e cura reciproca un rapporto affettivo, anche se non è un amore sconvolgente.

Questo è un testo che avevo già scritto anni fa. Lo ripropongo perché mi pare proponga spunti interessanti di discussione. Quindi: chi vuole dica la sua.

Categorie
Attimi

Amanti multipli

Ho avuto anch’io il mio periodo di amanti multipli, giacché il tre è un numero che stimola… Questione di maschio alfa, di competizione e predominio.

Ma nulla ho fatto rispetto a certe mie antecedenti amiche… di cui non farò nomi come sempre, ma che di certo non si chiamavano Santa Maria Goretti.

Alle terme una di queste “sante donne” aveva l’amante fisso che ritrovava in loco ogni estate, prima di essere raggiunta dall’ultimo uomo compagno che nulla sapeva del terzo che la attendeva in montagna. Questa mia ex amica – con i suoi tre diademi – si è persino permessa di farmi una scenata di gelosia. Io in quel periodo non avevo nessuno. Ero sola e libera e non avevo amanti da incontrare alle terme per “fare i fanghi”…

La seconda ex amica ha sempre costituito un enorme punto di domanda in me. Perché? Perché tradiva?

Sposata con un uomo bello adorante intelligente che foraggiava le sue continue inutili spese – la povera era affetta da shopping compulsivo: ho contato nel suo armadio 58 pantaloni neri tutti uguali – non contenta e paga del marito prestante e belloccio, aveva un amante maturo cioè più grande di lei quindi maturo dal punto di vista anagrafico, e poi contemporaneamente non contenta e mai paga, si è presa un ragazzotto di dubbia correttezza civica… Mi hanno raccontato che ultimamente è finito nelle cronache cittadine non certo per i suoi gesti di beneficenza. Ricordo un’estate in cui il marito ha scoperto gli altri che facevano compagnia alla moglie: dopo varie scenate non l’ha mai lasciata perché mi ha personalmente detto: Io amo mia moglie.

Voglio precisare che sono dell’idea che ciascuno fa quello che vuole della propria vita. Porto questi esempi per dire che il gioco di avere più uomini e dall’altro lato di avere più donne, è un dato più diffuso di quanto si voglia far credere con tutta questa melassa sulla coppia e sulla fedeltà. D’altra parte la coppia annoia e non dà sufficiente materiale per canzoni e romanzi. Anche nell’ultimo romanzo che ho letto di Sciascia tutto si basa sul doppio rapporto di una moglie: il marito muore assassinato e chi lo fa uccidere è l’amante. A ciascuno il suo.

Categorie
Storie

Con gli occhiali spessi

Immagine fotografica di Eletta

Elisa aveva il braccio destro che le doleva. Forse uno strappo per la fatica fatta nel campo a zappare. Il suo signore era in salotto a leggere. Quando la vedeva rientrare con gli abiti sporchi di terra sollevava appena gli occhi dal libro. Poi aspettava che la donna gli servisse un the.

Se accadeva che il lavoro procurasse a sua moglie un malessere diceva:

– Nessuno ti ha chiesto di zappare.

Implicitamente giudicandola per il troppo zelo. Neppure lo sfiorava l’idea di darle una mano.

Lui era un intellettuale: faceva lavorare il cervello. Naturalmente gradiva i prodotti del campo e dell’orto deliziosamente cucinati dalla compagna. Stava seduto a tavola, a pranzo e a cena, a farseli scodellare fumanti davanti al viso fermo.

Elisa si mise l’unguento sul braccio dolorante con la mano sinistra. Le sarebbe piaciuto avere un massaggio caldo e morbido dal marito. Sicuramente sarebbe guarita più in fretta. Ma lui dopo cena, si era rimesso in poltrona a leggere. Con gli occhiali spessi.

Categorie
Pathos

Mano nella mano

Ieri mattina ho visto passare una coppia di mezza età. Camminavano mano nella mano.
Sono sempre felice di vedere una coppia così.
Sarò romantica, ma l’amore – a mio parere – si vede si esterna e si concretizza anche in questi semplici gesti e contesti.

La valutazione di una coppia può essere fatta a partire dalla prossemica. Più sono vicini, più sono affiancati nel cammino, più lo sguardo dell’uno è collegato con lo sguardo dell’altro.

C’è stato un periodo in cui anch’io ho camminato mano nella mano. Una cameriera, servendoci alla caffetteria, ci ha detto:

– Posso dirvi una cosa?

E noi abbiamo risposto:

– Certo.

– Volevo dirvi che siete proprio una bella coppia.

L’affermazione ci ha fatto molto piacere anche perché, a livello estetico, non eravamo poi così ben assortiti. Lui piccolo magrino e bruttino.

Mantieni il bacio – mi sembra sia il titolo di un libro di Massimo Recalcati. Non l’ho letto, ma il titolo mi piace. Perché c’è un invito che non è sempre semplice.

Mantieni il bacio, mantieni il contatto, mantieni il rispetto, mantieni l’ascolto, mantieni la gratitudine di avere accanto una persona anche se non è il primo mese, il primo tempo dell’idealizzazione, dell’infatuazione, dell’innamoramento.

Mantieni lo stupore verso l’altro e il suo mondo. Sii grato/a del tempo che puoi vivere insieme. Fatti alterare dalla sua presenza, sporgendoti dal tuo Ego. Impara a vederti nei suoi occhi. Fai in modo che ogni giorno sia vivo con lei/lui accanto. Non dare mai per scontata la sua presenza. Fai fatica a modificare certi tuoi comportamenti per adattarti alle richieste dell’altro/a. Conquista il suo cuore con piccoli gesti.

Categorie
Coppia Ethos

Solitudine

Ma tu sai stare da sola?
Questa la domanda classica.
Io so stare così bene da sola che poi mi abituo troppo.
Mi piace avere i miei tempi e ritmi e non dover dipendere da altri.
Mi piace riempire il tempo come voglio: facendo quel che desidero.
Mi piace saltare un pasto senza problemi se sto dipingendo. E non posso proprio uscire dal flusso creativo.
Mi piace andare a letto e svegliarmi quando voglio.

Eppure sono in coppia.
La nostra coppia è davvero strana. Non ho mai dormito con lui. Mai. Abbiamo due appartamenti separati. Di solito pranziamo insieme e ceniamo per i fatti nostri. Difficilmente passiamo insieme il pomeriggio.
Solitamente camminiamo insieme la mattina.
Lui scende abbastanza spesso in città. Io mai, a meno che ci siano proprio urgenze.
In questo periodo ci unisce la preparazione dell’orto e la cura del giardino.

Non mi manca la convivenza.
Perché non sono facilmente adattabile. Infatti è “colpa” mia, se di colpa si può parlare, se non abbiamo mai dormito insieme in quasi quattro anni. Adoro il mio letto matrimoniale in cui posso occupare lo spazio in diagonale.
Egoista? Probabilmente, o centrata a tal punto da sapere che ora non desidero proprio rinunciare a quelle piccole deliziose cose che la vita quotidiana ti regala se stai in uno spazio solo tuo da sola.
( In passato ho fatto il contrario: ho sempre convissuto e diviso ).

Come ho già scritto diverse volte bisognerebbe accettare la diversità in tutto ed evitare di incasellare: il giusto e l’ingiusto. Il bene e il male.
Probabilmente esistono molteplici possibilità e combinazioni in ogni esperienza rapporto vita. L’importante è cercare consapevolmente di scegliere quello che ci fa stare bene. L’importante è accettare che esistano modalità di scelta diverse dal consueto eppure rispettabili.
Siamo portati ed educati a un modello di coppia e di famiglia standard. Tranne poi notare, nella purtroppo frequente cronaca nera, che non sempre la famiglia è un nido d’amore o che alcune coppie sono talmente disfunzionali da portare morte.
In una coppia di omosessuali ci può essere più amore di una coppia etero. In una coppia strana come la mia ci può essere più invenzione e rispetto – degli spazi e dei tempi – che in una coppia classica.
Esiste la molteplicità.
Ciascuno trova, nelle diversi fasi della vita, un suo personale modus vivendi.
I modelli di famiglia e coppia classica e felice esiste solo in alcuni spot pubblicitari ( detesto la coppia falsissima del Mulino Bianco ).

https://youtu.be/kEQI4yiem70

Categorie
Amore Coppia

Che cos’è una coppia 

“Mi sorpresi a formulare questi miei pensieri a mezza voce davanti allo specchio, come quando da bambino giocavo con la mia immagine: se mi fossi messo nei panni di Füsun, mi sarei staccato dal mio corpo: con la forza dell’amore che provavo per lei avrei potuto sentire tutto ciò che le passava per il cuore e per la mente, avrei potuto parlare con la sua bocca, e così avrei compreso i suoi sentimenti nel momento stesso in cui li provava – sentivo con meraviglia che avrei potuto essere lei”.

Da: Il museo dell’innocenza – Orhan Pamuk

La psicologa la guardò e le chiese:

– Che cos’è una coppia per lei?

E lei rispose: condivisione.

E poi aggiunse.

Camminare insieme per un tragitto ( più o meno lungo ) nella vita

Darsi un sostegno nei momenti difficili: fisici e psicologici

Giocare divertirsi

Comunicare le proprie gioie e i propri tormenti

Mangiare insieme aggiungendo al cibo il sale della conversazione, della chiacchiera

Scegliere insieme attività che facciano star bene e arricchiscano lo spirito

Svegliarsi e andare a dormire sapendo che l’altro c’è

Poter contare su qualcuno se non stai bene

Decidere insieme un viaggio

La psicoterapeuta la guardò e le chiese:

Qual è, a suo parere, il dato essenziale perché ci sia coppia?

E lei ci pensò un po’ su e poi rispose:

Il pensiero dell’altro.

Perché ci sia veramente una coppia l’uno deve pensare all’altro uscendo dal proprio centro egoico.

In realtà non dovrei dire: deve. Perché sottointende uno sforzo, un piano deontologico.

No, dovrei dire semplicemente che in una vera imperiale coppia uno, oltre che a sé, pensa naturalmente e spontaneamente all’altro.

Senza sforzo. Come necessità. Come sangue del proprio sangue. Come parte di sé. Come pensiero dei suoi pensieri. Come bisogno tra i propri bisogni. Come desiderio tra i propri desideri.

In una vera imperiale coppia l’altro – e il benessere dell’altro – è presente. Sempre. In una vera coppia c’è amore.

Categorie
Psiche

Perdersi esporsi

L’amore implica sempre l’esperienza dello scavalcamento di un limite, l’oltrepassamento di una soglia, il dispendio di se stessi. Non è solo un ritrovarsi, come fa intendere la metafora armoniosa che Platone propone nel Simposio per bocca di Aristofane, delle due metà che si ricongiungono superando la divisione inflitta loro da Zeus, ma è anche un perdersi, un esporsi in modo assoluto – senza riserve – all’incognita del desiderio dell’Altro.

Per questa ragione la vera libertà non è – come pensa la nevrosi – evitare il legame con l’Altro affermando la propria autonomia, ma è saper riconoscere la nostra insufficienza e la nostra dipendenza dall’altro.

Non consiste nel vivere senza l’Altro perché questo è il sogno profondamente narcisistico e perverso di ogni nevrotico.

Piuttosto la vera libertà implica il legame con l’Altro come ciò che apre la mia vita all’incognita ingovernabile del desiderio.

Cancellare la dipendenza simbolica dall’Altro non rende la vita indipendente ma la mutila, la arrocca su se stessa, la riduce a una fortezza vuota”.

Da: Non è più come prima – Elogio del perdono nella vita amorosa – Massimo Recalcati

Eccomi qui. Ieri ho avuto una seria crisi nervosa.
Non c’è peggior cosa, per me naturalmente, che non essere ascoltata.
Così come c’è una bella differenza tra guardare e vedere, così c’è una bella differenza tra udire – le parole che uno dice – e ascoltare.

Per me, che pongo la comunicazione al primo posto nella relazione interpersonale, ascoltare significa ascoltare col cuore. Profondamente.

Ascoltare una persona che apre il suo cuore e pone un’analisi, naturalmente soggettiva, rispetto a delle cose basilari da modificare per il benessere di una relazione, significa accoglierle, prenderle in serio esame e poi, ribattere dicendo il proprio punto di vista.

Non c’è cosa peggiore del silenzio. O della negazione. Come se l’altro non avesse neppure parlato. Come se certe istanze poste non fossero arrivate neppure all’udito, al cervello, al cuore.

Non è possibile continuare a dire all’altro che determinati comportamenti portano malessere, sofferenza. Non è possibile chiedere all’altro di tener conto e trovare solo e continuamente – dall’altra parte – una perenne giustificazione del proprio modus operandi e mai, proprio mai, un prendere in considerazione l’ipotesi di cercare di modificare un comportamento su cento. Almeno uno.

Qui viene necessario interrogarsi su alcuni punti: primo- è possibile cercare di modificare un proprio comportamento?
Attenzione: non ho scritto ” modificare un proprio comportamento”, ma almeno “cercare, con fatica, di modificare un proprio comportamento.

Nella mia vita mi è già successo di sentirmi dire che il partner che avevo scelto era affetto da un disturbo narcisistico della personalità e che l’unica soluzione era allontanarmi da lui il più presto possibile. Me lo ha detto uno psichiatra che lo aveva visto.
Così ho fatto.

Dopo questa esperienza: lasciare un progetto di coppia faticosamente costruito, perché stare con un uomo affetto da questo disturbo narcisistico non è francamente sopportabile, mi ritrovo con una persona che non considera minimamente la possibilità di modificare il proprio comportamento per il benessere della coppia e della relazione.

Stare in coppia è un adattamento continuo. Non è semplice. Lo testimoniano i divorzi e le separazioni sempre più frequenti.
Per stare in coppia occorre uscire dal proprio Ego e considerare il bene dell’altro. Perché voler bene è volere il bene dell’altro.

Se una persona non riesce a fare questo salto e considera sempre e solamente i propri bisogni interessi desideri istinti senza mai prendere in considerazione i bisogni interessi desideri istinti del partner, semplicemente non ama. Non vuole bene.

Ho imparato, nel tempo, ad abbassare l’orgoglio e ho imparato a chiedere, a dire: cosa mi manca, cosa desidero, cosa mi fa soffrire. Se – dette queste cose – l’altro non ha mai nulla da dire, se non continuamente giustificarsi: ho fatto così perché tu, è colpa tua se, io sono fatto così: prendere o lasciare… rimane un campo di azione?

Non mi fa saltare i nervi litigare. Mi piace discutere, ascoltare un punto di vista diverso, argomentare. Quello che mi fa saltare i nervi è l’indifferenza, la mancanza di risposta, di interlocuzione. Il silenzio: come se nulla fosse stato detto.

Se una persona comunica che sta male a causa nostra, almeno si può – e si deve – fare la fatica di capire cosa ci sta dicendo e, insieme, trovare una modalità per uscire dalla crisi. Naturalmente se stare in relazione con quella persona ci interessa. Ho riportato le riflessioni di Recalcati, tratte dal suo bel libro sull’amore, perché sono convinta che un po’ di fatica occorre farla per scavalcare quel limite, oltrepassare quella soglia del proprio Ego narcisistico per vedere ascoltare amare l’Altro.

Categorie
Donne

I due

I due sono arrivati ospiti – nel nostro luogo di montagna – due volte.

La prima volta lui, iniziando il percorso di ascesa ha detto: – Vi aspetto su. Doveva mostrare la preparazione atletica e i muscoletti. Lo abbiamo trovato con la lingua penzolante al primo tornante e abbiamo proseguito insieme.

Lei ha detto che loro erano allenati perché facevano almeno sei chilometri ogni giorno e andavano in palestra. La storia dei sei km è stata ripetuta fino alla nausea.

Il giorno successivo alla scalata entrambi ci hanno pregato di fare solo piccoli pezzi in piano perché le loro gambe avevano dei risentimenti.

La seconda volta che sono arrivati hanno deciso di stendersi sui lettini, nel giardino dell’albergo, e di non muoversi più. Sono rimasti lì appiattiti e fermi come lucertole. Si sono mossi solo per pranzare e cenare.

Lei lo chiamava: “Amorino” e erano come due fidanzatini alla loro prima uscita. “Ci hanno detto stamattina che siamo proprio una bella coppia”.

Lui aveva già prenotato un altro alloggio perché sarebbero venuti ancora prima di partire per il mare. Non sono mai arrivati. Lui si è perso la caparra della prenotazione nel prestigioso b&b tutto di legno con sauna e vasca idromassaggio.

A casa le ha riportato la giacca che lei, sbadatamente, aveva lasciato sulla sua auto l’ultima volta in montagna. Nel sacchetto c’erano anche dei dolci: quei dolci che a lei piacevano tanto .

Lei lo ha tenuto sulla porta. Ha preso il sacchetto e gli ha detto:

– Non farti più vivo.

Al telefono raccontandomi l’avvenuto lei ha commentato:

– Si fosse presentato con un diamante di Pomellato avrei capito: ma solo per la mia giacca con i dolcetti poteva proprio farne a meno.

L’uomo dai muscoletti atletici è stato usato esattamente il tempo necessario a riempire il vuoto periodo d’agosto quando i figli ( grandi ) erano via. Tornati i figli l’uomo “amorino” era diventato un ingombro non presentabile ed è stato liquidato su due piedi.

Così fanno alcune donne.

Categorie
Amore

Il quadro

Elisa guardava il quadro e nella mente si apriva lo scenario. Lui, il suo sposo, era seduto accanto a lei sul divano, ma non poteva sapere nè immaginare quanto lei fosse lontana.

Era pomeriggio quando Elisa era apparsa con due ingombranti involucri.

– Mi aiuti? Vorrei cambiare i quadri in soggiorno.

E dalla carta da pacco erano usciti due nuovi lavori che lui, il novello sposo, non aveva mai visto. Elisa aveva tolto dalla parete i due oli antichi e cupi e li aveva appoggiati sul tavolo. Al loro posto aveva collocato le nuove tele.

Lui pareva apprezzare e aveva consigliato di spostare quella con la cornice verde sull’apparecchio televisivo, perché fosse più visibile.

Solo a sera, dopo cena, Elisa aveva osato dire:

– Non mi hai nemmeno detto se ti piacciono i nuovi quadri…

E lui si era alzato e, mostrando col dito, aveva annunciato pomposamente, come fanno i critici d’arte, che quello sopra al tv era il suo preferito e gli piaceva molto, l’altro meno.

E quindi Elisa lo aveva osservato per tutta la sera quel quadro sopra la TV. Aveva capito che era davvero intenso: un miscuglio di verde cupo oliva smeraldo bottiglia erba che dava il senso dell’immersione nella frescura boschiva e un ramo nero che tagliava in diagonale – improvviso come un taglio di Fontana – e, sullo sfondo, un tronco grigio antracite di faggio ruvido e torvo. Appena visibile annidato nel suo centro vitale.

Elisa allora si era ricordata di quel pomeriggio lontano una decina di anni addietro: erano partiti con le biciclette e le tele e i colori. Quel giorno era dedicato alla pittura en plein air. Così si faceva a quei tempi con l’altro. Un giorno per la musica. Un giorno per la lettura. Un giorno per la pittura.

Quando il suo novello sposo lo aveva preferito non sapeva, non poteva sapere, tutto lo scenario pieno di sole e di odore verde che c’era dentro e dietro. Tutta l’energia e l’amore che c’era dentro e dietro. Non lo avrebbe mai saputo: la firma dell’altro uomo di Elisa era piccola e graffiata in basso a destra. Invisibile agli occhi, ma non al cuore.

Categorie
Coppia Ethos

Stare in coppia: regole base

L’altro giorno ho esclamato: – Ma a te manca l’ABC dello stare in coppia!

Parlavo a una persona che é stato in una relazione di coppia per trenta anni, non per tre mesi. Eppure.

Eppure é così: non sa le regole base.

Proviamo quindi a scrivere questo ABC. Cosa serve per stare bene in una relazione di coppia?

*Tanta tanta tanta tolleranza della diversità dell’altro. A volte a me pare di rapportarmi davvero con un alieno, con un marziano ( vedi bestseller “Gli uomini vengono da Marte le donne da Venere” iniziato, non finito, molto americano e inutile).

*Tanta cura reciproca: la coppia ha bisogno di essere innaffiata potata come una pianta, giusto grado di calore ombra umidità, altrimenti muore. In che modo?

La cura ( vedi canzone mitica di Battiato ) significa anche non dare l’altro per scontato: tanto c’è. Una carezza, un abbraccio, un bacio: gesti che siano caldi.

Una sorpresa, un piccolo dono ( quella cosa di cui lui/ lei ha parlato ), una attenzione in più.

Essere presenti quando l’altro ha fisicamente o emotivamente bisogno di noi. Anche per una finestra che non si chiude o per cose più importanti come un malessere o una malattia. Sapere che si può contare l’uno sull’altro.

Avere vicino la persona amata nel momento del bisogno rafforza la fiducia nel partner.

*Mantenere viva la passione e l’eros. Far capire all’altro che lo si desidera. Giocare la sessualità in modo nuovo e soddisfacente. Fare sesso spesso e bene.

*Sapersi scusare, non formalmente, ma di cuore quando si comprende che si è recata offesa. Tutti sbagliamo e nessuno é perfetto. Saper chiedere scusa é un atto di maturità, non basta sapere implicitamente che l’altro, tanto, ci perdona comunque. Occorre fare la fatica di scusarsi esplicitamente.

*Mettere da parte il nostro egoismo e uscire un po’ da sé per vedere, accorgersi, dei bisogni dell’altro. Anche se l’altro non li esplicita. Non c’è cosa più avvilente che dover continuamente specificare quali sono i nostri bisogni: se l’altro, il partner, non li vede che senso ha?

*Stabilire dei ruoli equilibrati : lui il padrone/ lei la serva non funziona. Non siamo nel secolo scorso e neppure nelle vignette delle barzellette. Darsi una mano reciproca.

*Litigare senza paura di litigare: nascondere i problemi sotto il tappeto non serve a nessuno: prima o poi escono fuori ingigantiti. Saper ascoltare – durante il litigio – il punto di vista dell’altro ed esporre il proprio. Evitare insulti, anche se va il sangue al cervello. Al termine lasciar sbollire e non andare a dormire senza aver fatto pace.

*Fidarsi del proprio partner: la fiducia é una conquista lenta e progressiva, direi quotidiana. Basta una bugia, una omissione per far franare un terreno fragile. Tenere nel tempo un comportamento aperto e sincero. Dire invece di tacere, anche le proprie debolezze. Non c’è nulla di peggio che mezze verità: la verità è una e intera.

Un rapporto di coppia ha bisogno dell’impegno di entrambi: se solo un partner dà ( attenzione cura desiderio ) e non riceve dall’altro, la coppia muore. Sia un partner che l’altro devono impegnarsi costantemente per tenere unita e vincente la loro unione.

*Evitare la routine. Inventarsi delle esperienze e uscite che leghino: teatro cinema conferenze concerti viaggi escursioni. Fare progetti, programmare insieme gli spazi di tempo libero anche con amici.

* Confrontarsi comunicare parlarsi. Sempre. Dirsi. Non c’è peggior veleno che il silenzio. Quando vado al ristorante trovo così avvilente lo spettacolo di coppie mute che consumano il loro pasto senza dirsi una parola. Orrendo spettacolo. La coppia, in quei casi, non c’è o é già finita.

* Condividere emozioni esperienze sensazioni: saper includere il partner nel proprio mondo emotivo dicendo, non tacendo. L’uomo forte sa anche piangere davanti a una donna.

* Curare il proprio aspetto per lui o lei. Anche se si è trovato il merlo che ci ha sposato una donna dovrebbe curare il proprio aspetto per lui, oltre che per se stessa. Lo stesso vale per l’uomo in ciabatte e canottiera.

Per concludere:

stare insieme non basta.

Stare bene insieme é l’obiettivo che sottointende un grande quotidiano lavoro di entrambi i partner.

Voi siete liberi o in coppia? Come gestite il rapporto? Siete tra i pochi fortunati che non incontrano problemi o fate fatica?

Buona giornata a tutti