Storia di un anello.

Credo molto ai simboli.
L’anello è uno dei simboli più potenti. Legato a un altro simbolo che è l’Uroburo. Il serpente che si morde la coda.
SIMBOLO tradizionale dell’eternità, l’anello è la concretizzazione del simbolo del cerchio in un oggetto dai molti poteri.
Ai sacerdoti di Giove così come ai cavalieri e senatori era permesso portare anelli d’oro.
Ad anelli venivano anche associate idee magiche come nel caso del leggendario anello con sigillo di Salomone.
In età medievale l’anello è simbolo del fidanzamento come nodo e del matrimonio.
Ora vi racconto la storia di un mio anello.
Il giorno del nostro terzo anniversario, il mio compagno mi ha regalato un anello. Era un cerchio d’oro, smaltato di nero con cinque rubini. L’ho messo all’anulare con molta gioia, per il dono d’amore sotteso. Non l’ho mai tolto.
Un giorno, indossandolo mentre sciavo, mi sono resa conto che il rivestimento di smalto nero era crepato e toccandolo se ne veniva via, come appunto, la pelle di un serpente. Ho tenuto la pelle con cura e, appena siamo scesi in città, io ancora non abitavo in montagna, ci siamo recati nella gioielleria dove il mio compagno aveva fatto l’acquisto per raccontare l’accaduto.
Non era mai successo prima e il gioielliere mi ha invitata a sceglierne un altro con mille scuse.
È stato allora che, mio malgrado perché credo molto ai simboli, ho scelto un sostituto: qualcosa che prendesse decorosamente il posto del primo.
Ho scelto una veretta di diamantini con al centro una piccola pietra verde, uno dei miei colori preferiti. Il mio compagno ha pagato la differenza, perché quest’ultimo valeva economicamente più del primo.
L’ho indossato felice: era pieno di luce.
Dopo questo avvenimento il primo gennaio di quest’anno, tenendo il grande e massiccio cane del mio compagno su al rifugio, mi sono infortunata proprio alla mano sinistra dove avevo il nuovo anello. L’anulare, con il potente strappo dato dal cane, si è subito gonfiato divenendo blu.
L’anello mi è stato tagliato due giorni dopo al pronto soccorso perché il dito era rotto e andava steccato.
Quindi, per la seconda volta, mi trovavo senza anello.
Ho chiesto a un nostro amico, che di lavoro fa l’orefice, di aggiustarlo. E così è stato fatto.
Dopo circa un mese ho riavuto il cerchio di luce e, attendendo che il mio anulare tornasse sano, ho posizionato l’anello sulla mano destra.
Circa venti giorni fa, per il gran caldo che mi faceva sudare le mani perfino qui in montagna, ho tolto l’anello dopo aver provato a farlo entrare nel dito della mano sinistra senza riuscirvi. E, non so perché e per come: l’anello è sparito.
Non mi è stato possibile trovarlo anche se ho rovesciato tutta la casa, spostando mobili e tappeti, guardando con pile ovunque.
Introvabile.
Non sapevo che fare e soprattutto non sapevo come dirlo al mio compagno. Ero veramente disperata.
Le ricerche sono durate giorni e il pensiero della perdita mi affollava la mente.
Divento davvero matta se non trovo qualcosa a cui tengo.
È stato ieri pomeriggio che la persona che mi aiuta a pulire casa, a cui avevo chiesto di fare molta attenzione per vedere se trovava da qualche parte l’oggetto smarrito, alle 14 si è presentata con l’anello in mano.
L’aveva trovato incastrato, e perciò non visibile, dietro il comodino in camera.
Naturalmente ero felicissima e grata del ritrovamento.
Ora l’ho riposizionato nel suo primitivo luogo: all’anulare delle mano sinistra.
Da lì non scapperà più. O almeno così mi auguro, considerato la curiosa e intricata storia di questo forte simbolo.
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