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Libri Scrittori

Roberto Calasso frasi

Questo l’ultimo libro di Calasso che ho letto. E di cui ho scritto qui tempo fa.

Ho saputo della sua scomparsa e, naturalmente, mi spiace molto. Ho letto diversi suoi libri che mi hanno arricchito.

Nella mia personale biblioteca la collana Adelphi, casa editrice da lui fondata, è la più importante e numerosa.

Calasso non ha una scrittura facile perché non affronta temi facili. Tra tutti i volumi letti mi è piaciuto molto: La folie Baudelaire e Il Rosa Tiepolo.

Possiedo anche un volume a edizione limitata delle Nozze di Cadmio e Armonia che mi è stato regalato incredibilmente – considerato il grande valore – da una persona che ho visto una volta sola.

Frasi

… Chopin, che Baudelaire nominò una volta sola, in poche parole. Ma quali parole… Parlavano della sua musica leggera e appassionata che somiglia a un uccello variegato che volteggia sopra gli orrori di un abisso.

Da: La folie Baudelaire

Sraddha è l’assioma vedico: la convinzione, non dimostrabile ma sottintesa in ogni atto, che il visibile agisca sull’invisibile e, soprattutto, che l’invisibile agisca sul visibile.

Da: L’ardore

Il lettore vero sta sempre leggendo un libro – o due o tre o dieci – e la novità arriva come un disturbo – talvolta irritante, talvolta gradito, talvolta anche desiderato – all’interno di una attività ininterrotta.

Da: Come ordinare una biblioteca

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Scrittori

Joyce e i suoi esercizi di stile

Stamattina lanciavo il gioco di Queneau e non ricordavo che, prima di lui, Joyce aveva giocato con esercizi di stile…


Quando sono arrivata al quattordicesimo episodio dell’Ulisse: “Le mandrie del sole” non capivo, faticavo molto nella lettura.


Finché non ho letto la “Guida alla lettura” dell’Ulisse, pensavo semplicemente di essere una scarsa lettrice, considerato che faticavo così tanto a leggere questa parte così lunga e scritta con un linguaggio così aulico.


Poi ho scoperto che la complessa articolazione di questo capitolo è dovuta al susseguirsi di una serie di “pastiches” di stili letterari inglesi.

Il caro Joyce, giocherellone com’è, si è divertito a giocare con il linguaggio e con il variare degli stili, tant’è vero che – nella guida – si individuano 32 voci tra cui:

Stile involuto, latineggiante, da antica cronaca
Stile anglosassone epico
Antico stile ecclesiastico
Stile di prosa elisabettiana
Stile dialogato (commedia della Restaurazione)…
e via dicendo.

“Si può dire che protagoniste incontrastate dell’episodio sono la lingua e la letteratura inglesi”.
“L’irlandese Joyce sembra provare una feroce soddisfazione nel servirsi in tal modo degli stili più ammirati e codificati della prosa letteraria inglese. Sono per lui gloriosi stracci con cui travestirsi”.

Ca va sans dire che mentre l’autore gioca, il lettore un po’ si annoia perché non c’è ombra di trama e il tessuto del racconto, gli eventi e i protagonisti, si perdono nei suoi eccellenti esercizi di stile.


Più di quaranta pagine così. Ecco perché Cervantes – e altri egregi scrittori – con il suo raccontare piano e senza giochi solipsistici tranne quello di coinvolgere il lettore, alla fine, risulta di più semplice e godibile lettura.

Joyce non è facile, ma rimane comunque un mio prediletto.

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Ulisse Joyce

Mi hanno detto che è uscita una nuova tradizione dell’Ulisse di Joyce.

Per questo, letto l’articolo, ho ripreso in mano la mia edizione che è anche la prima uscita in Italia.

Joyce nella sua opera più importante: Ulisse appunto, può piacere molto o non piacere per niente. Dipende, a mio parere, da quanto si ama la dissacrazione e il gioco.

Ho sfogliato velocemente il mio Ulisse e ho riletto alcune frasi, periodi sottolineati o richiamati da post-it colorati. E ho riso.

Ecco un esempio:

Il fior fiore della società cosmopolita era presente en masse questo pomeriggio al matrimonio del cavalier Jean Wyse de Neaulan, gran maestro e capo dei Forestali Nazionali Irlandesi, con Miss Pine Conifer di Pine Valley, Donna Silvestra Olmo, Mrs Barbara Betullian, Mrs Poll Frassino, Mrs Holly Mandorlocchi, Miss Dafne Allori…

( seguono 25 nomi attinenti ad alberi e arbusti )

La sposa, a fianco del padre, il M’Conifer delle Ghiande, era veramente deliziosa in una creazione di seta mercerizzata verde, modellata su una sottoveste grigio-crepuscolo, con una larga fascia color smeraldo a guisa di sciarpa, e che terminava in un triplo falbalà di frange di colore più cupo, il tutto ravvivato da bretelle e motivi ornamentali color bronzo-ghianda sui fianchi.

(…) Lasciando la Chiesa la coppia felice fu sottoposta a un festoso tiro incrociato di mandorle, faggiole, foglie d’alloro, pappi di salice, bacche d’edera, bacche di caprifoglio, rametti di vischio, e germogli di vita nuova, Mr e Mrs Wyse Conifer Neaulan trascorreranno una tranquilla luna di miele nella Foresta Nera”.

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La vita p/assa

Collage di Eletta

La vita bassa è il titolo di un libretto di Alberto Arbasino ( già nel suo nome un gioco di assonanze ). Ne avevo scritto un mese fa, più o meno che ora il tempo ha un nuovo passo.

È morto oggi.

In questo libretto è più la musica che il soggetto, contenuto, tema che affascina. L’uso spregiudicato e rocambolesco del linguaggio. Già ci avevo giocato allora.

Per chi vuol gustare un’altra chicca:

” Come un calzino. Come sardine. Come panini? Un giallo, anzi moltissimi. Noir italiano, in ogni Comune e Regione e Provincia. Fumata nera nella bufera. Un delitto o una strage a Voghera? Sporcarsi le mani. Cambiare i vertici. Una débâcle o batosta o stangata o mazzata. Mozzafiato. Mozzorecchi. Mozzarella. Mai trarre deduzioni momentanee. Pulirsi la bocca. In controtendenza. Non è esclusa la presenza. Una strana coincidenza. Sorprende constatare. Potrei anche lasciare”.