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Si scalcia la polvere

una grande quantità di questi beni erano anticaglie che egli aveva incominciato a accumulare fin dai tempi di suo padre. Fra le altre cose c’era anche una tenia seccata. Ora, dopo essere state in una soffitta o in qualche altro buco per la spazzatura, per mezzo secolo, tutte queste cose non vennero bruciate : invece di un falò, o distruzione purificatrice, ne fu fatta una vendita all’asta, cioè si tentò di dare loro una vita ulteriore. I vicini si raccolsero subito là attorno a guardare, comperarono tutto, trasportarono tutto con molta cura nelle loro soffitte o buchi per la spazzatura, dove queste cose resteranno finché le proprietà dei loro compratori non verranno divise fra gli eredi: allora ricominceranno un’altra volta il loro viaggio.

Quando si muore si scalcia la polvere.

Henry D. Thoreau – Walden ovvero vita nei boschi

Ho riportato questo brano scritto nel 1845 per la sua attualità ecologica: non si butta via nulla ma si ricicla; per la lezione morale implicita: inutile attaccarsi tenacemente agli oggetti, alle nostre povere o ricche cose perché nell’aldilà si va con una giacca senza tasche; perché mi è sempre piaciuto il sistema americano di mettere in strada oggetti e arredi perché i vicini possano comprare o prendere quel serve. E perché mi piace il viaggio infinito che fanno alcuni oggetti passando di mano in mano.

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Leggere tutti i libri

È perché credo, come Chesterton, che si dovrebbe essere grati di tutto: lo stesso fatto di stare ritti sulla terra, di vedere il cielo, d’essere stati innamorati, è aver ricevuto doni per i quali non si può cessare d’essere grati.

Io cerco di sentire in questo modo, ho cercato di sentire per esempio che la mia cecità non è solo una disgrazia, sebbene naturalmente lo sia, ma anche qualcosa che mi permette mi facilita la solitudine, il pensare, l’invenzione di favole, la costruzione di poesie.

E tutto questo è un bene.

Ricordo quanto diceva Democrito, che si strappò gli occhi perché la contemplazione del mondo esterno non lo distraesse.

Ebbene in una poesia ho detto: Il tempo è stato il mio Democrito.

È vero sono cieco ma forse questo non è solo tristezza.

Sebbene confesserò che mi basta pensare ai libri, così vicini e così lontani da me, per desiderare di vedere. Arriverei a pensare che se riacquistassi la vista non uscirei di casa e mi metterei a leggere tutti i libri che ho qui e che conosco appena, quantunque li conosca attraverso la memoria, che modifica le cose.

Jorge Luis Borges

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Adesso medito

Immagine fotografica di Eletta Senso

Ho vissuto nella gaia triste Parigi.

Decine d’anni tra i clacson di New York.

Nella fetida Londra, nell’acquorea Venezia,

a Tangeri luminosa, e nella buia Benares!

Adesso medito tra le montagne”.

Allen Ginsberg – Non finché vivo

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Il linguaggio

Il linguaggio non è della lingua, ma del cuore.

La lingua è solo lo strumento con il quale parliamo.

Chi è muto, è muto nel suo cuore, non già nella lingua…

Quali le tue parole, tale il tuo cuore.

– Paracelso –

https://it.m.wikipedia.org/wiki/Paracelso

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Il destino

Il destino: tale è il nome che diamo all’opera infinita e incessante di migliaia di cause intrecciate.

Borges

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Ditemi

Chi mi conosce sa che non mi interessa possedere cose e denaro. Ora non ho tempo di cercare in quale libro di Jung ho trovato questa frase che riporterò e che ho trovato davvero illuminante:

DITEMI QUANTO TEMPO E DENARO VOI SIETE DISPOSTI A DARE A UNA PERSONA E IO VI DIRÒ QUANTO È IMPORTANTE PER VOI.

Più o meno, a memoria, il senso era questo.

Siete in dubbio e vi chiedete quanto davvero una persona tiene a voi?

Questo è il test, la prova perfetta: nell’ultimo mese pensate e verificate.

Quanto tempo vi ha donato?

Quanto vil denaro ha speso per voi?

Se la risposta è nulla, non fatevi troppi problemi.

Il lockdown è terminato. Chi ha trovato il tempo il denaro e il modo di prendere qualcosa di nuovo per un essere – che non siete voi – vi ha già comunicato, implicitamente, che voi non valete poi molto.

Di questa massima di Carl Gustav Jung mi piace proprio l’abbinamento TEMPO + DENARO.

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Assenza

” Ma non è l’assenza che provoca dolore. Sono l’affetto e l’amore.

Se non ci fosse affetto, se non ci fosse amore, non ci sarebbe il dolore dell’assenza.

Per questo anche il dolore dell’assenza, in fondo, è buono e bello, perché si nutre di quello che dà senso alla vita”.

Carlo Rovelli – L’ordine del tempo