Oggi guardavo la superficie liscia, bianca e vellutata del tronco di una betulla. Mi ha ricordato un foglio di carta. Solo per il grande rispetto che nutro per le piante non vi ho scritto sopra.
” Non è nello specchio che bisogna considerarsi. Uomini, guardatevi nella carta”.
Henri Michaux
” La carta sì, invece, fa paura. A guardarla, se non si sapesse, la si direbbe il simbolo stesso dell’innocenza, così bianca, fragile e leggera. Eppure che diabolica potenza”.
Dino Buzzati
” Persino le parole sono nate col sapore di carta”.
Charles Olson
” I bei modi di essere con sé / davanti al foglio bianco / minacciati d’impotenza /fra due tempi e fra due spazi.
Non c’è nulla da fare: il piacere della lettura, per me, è legato profondamente al piacere della carta. Ho iniziato ieri il libro: “Teoria delleombre” di Paolo Maurensig edito da Adelphi. È uno dei sette libri acquistati ultimamente.
Cominciare ad aprire la prima pagina, cominciare a scorrere gli occhi sui caratteri neri, così chiari, sulla carta un poco ruvida e un po’ giallina – come se fosse antica – e anche un poco scricchiolante e sonante, è un piacere che accompagna nel percorso e nel cammino della lettura.
Naturalmente c’è una ottima scrittura, uno stile che cattura e fa venire voglia di continuare e sapere, di seguire il racconto ed entrare nella storia facendosi prendere da un altro tempo e spazio. Dello scrittore avevo già letto: “La variante di Lüneburg” e anche allora mi era piaciuto.
Ma è quel “di più” dovuto alla materia della carta di Adelphi che, per me, fa la differenza dall’altro libro di Einaudi di Marias che ho lasciato a metà percorso: noioso e anche troppo ripetitivo. Chissà se avesse avuto una materia sonante e un po’ ruvida: forse avrei proseguito per il piacere di girare, di toccare le corporee pagine, un po’ goffrate.
Non sono pagata per fare la pubblicità alla casa editrice Adelphi. Ma ho molti libri di questa editrice. Perché mi piace la copertina: la carta con i colori a tinte basse, carta Acquarello Fabriano, il riquadro con immagini sempre interessanti, la gabbia in cui è iscritto il titolo. Il carattere tipografico. Il simbolo.
Difficilmente un libro di questa casa editrice non mi è piaciuto. Sempre mi è piaciuta la materia utilizzata per stampare: la carta. È utilizzata dal 1963, se le mie ricerche al riguardo sono corrette.
Questo magnifico taccuino è stato il più bel regalo ricevuto a Natale. È stato realizzato in Népal. È pieno di sorprese: la carta – racchiusa nello scrigno di seta – è di tutte le tinte e grane. Tipi di superfici diverse per lasciare scie diverse.
Un lungo nastro rosso per avvolgere il tutto – che ricorda i nastri dei kimono – termina con un ciondolo di pelle sonante per il campanellino abbinato.
Solo chi mi conosce molto bene poteva regalarmelo: mia figlia. Anche lei ama la grafica e la pelle della carta: così sensuale.
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