Buongiorno per il Giocolinguisticodellunedí oggi facciamo un PANGRAMMA cioè componiamo una frase in cui compaiano tutte le lettere dell’alfabeto.
Più corta la frase è più ha valore.
Io sono riuscita a fare questa che però è un po’ lunghina…
L’INVERNO DEPONE UOVA DI CRISTALLO E ZAFFIRO QUI NEL BUIO MANTO
Come sempre tempo una settimana per inviare i vostri testi. Ringrazio tutti i gentili e generosi partecipanti e tutti quelli che diffondono la mia proposta attraverso la ri-pubblicazione.
Buon lunedì
Eletta
Grazie Eletta per il fine quiz che manda in visibilio.
Ho partecipato a diversi corsi di comunicazione e ho letto i libri suggeriti dai relatori in particolare il testo base: ” Pragmatica della comunicazione umana” di Paul Watzlawick.
In questo testo vengono analizzate le modalità comunicative che differenziano la relazione simmetrica e quella complementare.
Tutti ambirebbero ad avere una relazione simmetrica sana: i partner sono sullo stesso piano egualitario, c’è rispetto e ascolto.
C’è empatia e simpatia come capita in una relazione amicale.
La maggior parte delle relazioni, purtroppo, sono meno sane. Accade quando uno dei partner vuole porsi sopra il livello dell’altro. Rifiuta il piano egualitario.
Le frasi tipiche sono: ” Io sono migliore di te: corretta, tu sei scorretto” “Tu non capisci nulla” e via dicendo. In questo caso è difficile non sfociare nel conflitto che porta alla rottura finale.
Uno e l’altro si fronteggiano come su un campo di battaglia, nessuno abbassa le armi.
Poi c’è la relazione complementare.
Uno dei partner sta sopra ( posizione one- up ) e l’altro sta sotto ( posizione one-down ). I ruoli sono definiti e l’equilibrio funziona finché ciascuno accetta e mantiene la sua posizione.
É il caso di un maschio dominantearrogante prepotente egocentrico che si completa con una donna zitta sottomessa impaurita debole.
Tutto funziona finché ciascuno accetta il suo ruolo e il ruolo dell’altro.
La crisi arriva se la donna in posizione one-down si ribella, non sopporta più il comando e il potere dell’altro. Non sopportando più rifiuta la sua autorità e fugge, per esempio, tradendo.
Pertanto la relazione rimane sana, non produce conflitti, finché ciascuno accetta la propria posizione e ci sta bene. Ci sono donne che amano fare le geishe.
La situazione funziona anche al contrario : ci sono uomini che amano essere guidati da una donna forte ed assertiva. Non sempre infatti chi è sopra é l’uomo, può essere benissimo una donna.
La relazione va in crisi quando chi sta sopra tende a chiudere sempre più gli spazi di autonomia dell’altro imponendo ordinando decidendo fino a soffocare il partner in spazi sempre più angusti e stretti. Se manca il respiro e l’aria il partner sotto – prima o poi – cercherá aria altrove. Subentra la crisi. La relazione si rompe.
Ciascuno di noi vive una relazione simmetrica sana o patologica, complementare sana o patologica, l’importante é saper mantenere un equilibrio.
Saper creare giorno dopo giorno un rapporto equilibrato é il compito più arduo di una coppia.
Rispetto, ascolto, gentilezza amorevole, tener conto dei bisogni dell’altro e non solo dei propri, empatia e compassione, attenzione… Aprirsi dire raccontare comunicare.
Queste alcune parole chiave da tener sempre presenti e da mettere in campo attraverso azioni e scelte quotidiane.
Non si avrà mai il dentro di una tazza senza il suo fuori. Il dentro e il fuori vanno insieme. Sono tutt’uno.
ALAN WATTS
Per imparare a disegnare occorre imparare a vedere gli spazi negativi, per imparare a vedere gli spazi negativi può essere utile fare qualche esercizio.
Per esempio prendere una rivista, scegliere sfogliando una pagina che abbia un soggetto semplice. Prendere un pennarello nero e ripassare tutto lo sfondo.
Questo spazio è lo spazio negativo.
Oppure disegnare su un foglio due grandi stelle marine. Ripassare più volte il contorno e poi annerire tutto il resto del foglio.
Si può anche vedere utilizzando le forbici. Prendere un foglio con un soggetto che abbia un contorno ben definito. Ripassarlo a matita e poi ritagliarlo.
Buttare la figura ritagliata. Prendere il foglio bucato, appoggiarlo su uno sfondo nero. Voilà : ecco che lo spazio negativo ricrea il contorno della figura che abbiamo buttato.
Bene. Dopo aver fatto queste esperienze possiamo iniziare a disegnare.
Prendiamo una sedia. Sistemiamola in modo che non ci siano disturbi e che dietro ci sia una parete uniforme. Ora cominciamo a guardare non la sedia, ma gli spazi negativi della sedia. Cioè quelle zone vuote, di aria che gli elementi della sedia creano con lo sfondo.
Concentriamoci sugli spazi negativi. Partiamo da un punto e disegniamoli. Con calma, uno dopo l’altro. Senza nominare senza pensare. Solo vedere e disegnare gli spazi d’aria.
Alla fine avremo disegnato la sedia!
Al prossimo martedì per il per-corso: Imparare a disegnare e vedere
Buongiorno per il Giocolinguisticodellunedí oggi propongo un monovocalico in A.
Ecco il mio esempio:
Accadrà affascinante
l’acclamata alba
Agata acclarata araba
Ah! Amataalfa.
Ringraziando tutti i partecipanti ricordo che potete inviare i testi fino a domenica e che saranno pubblicati qui ⤵️
Buon lunedì
Eletta
Abracadabra alitava papà Achille accendendo la carta rarefatta che aveva avvolto l’arancia e che adesso stava arricciata a cilindro sul piatto. Aveva attorno bambini attoniti e anche adulti, in attesa ansiosa che s’alzasse in aria l’aerostato di carta. Quando accadeva che s’alzasse (avveniva raramente) erano applausi all’artificio di magia e Achille aveva un’aria allegra ad accorgersi di essere l’autore di un arcano. ml
Alla canna dal gas cala la pappa. Parla gara amara, dà la manata alla palla l’ala. Vaga la carta ambrata. L’afa fa a gara tra la casacca bagnata. La lavanda rasata bassa. La massa paga. Passa la gamma malva.
La gatta fa cagnara la capra fa gazzarra la mamma la strada sbarra alla calma Anna Clara. Ma la ragazza par alata a scansar la malparata: va a Bra, appagata, a ballar la bachata.
E se ci perdessimo la neve? Il suo bianco passo felpato, la sua materia di talco, il gesso della luna? E se ci perdessimo le slittate scivolate ciaspolate le camminate dove si affonda nel morbido tappeto. I giochi dei cristalli, il suo unico profumo.
Se ci perdessimo l’angelo e i pupazzi, la magia della caduta che trasforma. Gli alberi fantasmi rifugio sotto le fronde ammantate per piccoli selvatici. Se ci perdessimo la neve, perderemmo un angolo d’incanto, un luogo fatato.
Ho sognato che mi facevano un’operazione e il medico mi dava 20 giorni di riposo. Nonostante la Luna del Lupo sto dormendo come un sasso. Come se dovessi recuperare tutta la stanchezza accumulata.
Perché siamo così stanchi? Le ragioni per capire questo diffuso senso di sfinimento.
Questo l’articolo sul Corriere online per chi lo può leggere.
I motivi? Troppi: pandemia, guerra, crisi ambientale ed economica, rapporti affettivi deteriorati o in crisi… Cambiamento climatico. Ieri ho preso il sole in giardino: a gennaio a milleduecento metri ero fuori in maglione.
Forse, nel mio caso, sto ancora smaltendo lo stress del trasloco/acquisto di una nuova casa. Tutto non è ancora completamento sistemato, ma il più è stato fatto.
Adesso mi sento più tranquilla. Comincio a rilassarmi. I nervetti tesi e contratti cominciano a distendersi. Non ho più l’agenda piena di appuntamenti e cose da fare. Posso ricominciare a scegliere quello che mi fa stare bene.
Non ho più scritto della mia vita con Edoardo… Sarà bene aggiornare.
Edoardo è il mio Ragdoll di due anni e mezzo che ormai pesa veramente tanto. Me lo devo caricare sulle spalle per portarlo su: al piano della nuova casa, dove vive con me. Corridoio camera locale guardaroba e il bagno.
In questo momento sta dormendo sotto le mie gambe, altrimenti sta sulla spalliera del divano in sala o sul trabiccolo tiragraffi che arriva al soffitto.
Direi che si è ben ambientato nella nuova casa e gli piace molto scendere in cantina… Secondo me sente odor di possibile prede.
È diventato un po’ cicciotto perché passa la vita dormendo. In primavera gli farò ispezionare il giardino e sentire l’odore dell’aria che ora gusta solo quando arieggio le stanze.
Per fare agility gli ho preso due belle amache sospese alla parete ma non ha ancora capito che deve saltare per andarci su. Lo sto allenando con biscottini prelibati.
Mi guarda come per dire: Embé che vuoi? Io vado dove voglio e salto quando voglio.
Ieri ho voluto fare una capatina su, dove c’è l’unico impianto in funzione in questo inverno ancora troppo caldo. Caspita! Non mi aspettavo di trovare così tanta gente. Scarponi e sci in spalla in coda per fare una breve discesa. Mah!
I parcheggi pieni e il chiasso mi hanno fatto fare rapidamente dietrofront. Nella quiete della mia casetta.
Oggi arriva la legna. A chi pensa che vivere in montagna sia una scelta solo idilliaca… dovrò riportare i piedi per terra.
Vivere in montagna vuol dire anche fare fatica. La legna accatastata in legnaia sta diminuendo e l’accumulo si è già dimezzato. Quindi oggi arriva un’altra partita. Che poi andrà di nuovo accatastata. Ciocco dopo ciocco. Quintali di ciocchi.
Intanto mi godo l’imminente fine delle vacanze natalizie e l’abito di Babbo natale appeso ad asciugare mi fa ben sperare. Quando sarà appesa anche la gonna e il fazzoletto della Befana e qui torneremo a essere in pochi gatti e lupi io dirò : Evviva!
Un altro modo per ingannare la parte razionale sinistra del cervello e sbrigliare la parte destra intuitiva creativa é fare tutto molto lentamente, in modo quasi soporifero.
Prendete due fogli. Su un foglio poggerete la mano che normalmente non usate e che vi farà da modello. Con l’altra impugnate una matita o penna e cominciate a vedere.
Che cosa dovete vedere? Le linee, le pieghe, le forme, i confini della mano modello. Cominciate dal punto in basso a destra o sinistra e segnate come un sismografo quello che vedete senza guardare il foglio su cui disegnate.
Sì, avete capito bene. Senza guardare il foglio su cui di-segn-ate. Non ci interessa il risultato. Non dobbiamo fare un’opera da incorniciare. Lo scopo di questo lavoro è semplicemente vedere e segnare. Cioè imparare a vedere tutti i segni contorni tutte le linee le curve le colline gli avvallamenti della vostra mano.
Quando avrete terminato tutto molto molto lentamente potete fermarvi a guardare il vostro tracciato.
Non è una mano? Non importa. Vi assicuro che d’ora in poi la vostra mano sarà più vostra di prima. Perché l’avete esplorata.
Iniziamo l’anno nuovo con un Acrostico numerico. Il primo che propongo.
Per chi non riuscisse a leggere il mio stampatello… Dovunque Unanimi Emozioni Misteriosamente In Lunga Attesa Vengono Espresse Nel Tempo Immanente Trovando Risposte (a ciò che) È
Una settimana per inviare i vostri testi che saranno pubblicati qui ⤵️
Buon lunedì
Eletta
Dammi Un Esempio Materiale, Insieme Lascerò Anche Veritiere Emozioni Nel Trapasso. Insomma Tutto Ricordo É.
Ditemi che è ancora possibile Unire fiducia E speranza in un Mondo migliore In questo momento in cui La gente sembra Aver perduto la Voglia di amare E collaborare. Non dovremmo dimenticare che Tutto è immaginabile, anche scorgere I percorsi nascosti Tracciati per noi proprio dietro l’angolo Realmente pronti per essere scoperti Ed esplorati, se non si ha paura.
Così Paolo Giordano – nell’articolo del Corriere di oggi – descrive il 2022: duro, metallico, livido. La cupezza della guerra che ci ha riportato nella materia cruda. Solo gli insensibili e gli scellerati non portano il peso emotivo di quest’ anno che se ne va e che scuote gli animi. Per tutto il male. Per tutto il dolore.
Anno che, tra l’altro, viene dopo un altro periodo durissimo per le nostre sensibilità emotive: lockdown e pandemia.
Per questo considero veramente allucinante e “fuori di testa” chi aggiunge male al male. Per chi replica piccole intollerabili guerre quotidiane nell’intimo delle mura domestiche e nelle strade. Per i piccoli poveri violenti. Per chi dona escrementi e fango invece di respiro e luce.
A livello personale posso dire di avere attraversato negli ultimi mesi una condizione prolungata di insufficienza emotiva.
Così inizia Giordano. Ed io e molti con lui. Il nostro sistema emotivo non regge più. Troppi drammi epocali, troppe brutture storture. Troppo schifo.
Per questo io non ho voglia di augurare nulla. Non ne ho la forza né il sorriso, né lo spirito pensando all’Iran all’Ucraina e a tutti quei posti dove uomini scelgono la violenza la prepotenza l’arroganza l’aggressione la sopraffazione.
Scusate, ma oggi è così. Non ho voglia di festeggiare un nuovo anno che sarà la triste fotocopia del precedente.
Siccome vergogna viene dal latino vereor gognam che significa temo la gogna, la mia esposizione pubblica, quando dico non mi vergogno sto dicendo che non temo l’esposizione agli altri. Ho oltrepassato quello che per chiunque sarebbe il pudore e ho fatto della spudoratezza non solo la mia virtù, ma la prova della mia sincerità e della mia innocenza.
Così Umberto Galimberti nel Libro delle emozioni – Feltrinelli
Ne scrive relativamente all’abuso della spudoratezza nei salotti televisivi nei quali mettere in mostra il proprio vissuto intimo é il passaporto per gli animi affamati degli annoiati.
In realtà io giudico spudorato chi non prova vergogna anche nell’intimo delle mura domestiche. Senza telecamere.
Giudico senza vergogna l’inconsapevole che agisce male senza rendersene conto. Se solo i muri delle case fossero trasparenti… quali persone proverebbero vergogna?
La persona etica si comporta secondo le regole del bene e con virtù esattamente dentro e fuori le mura domestiche. Non teme la gogna perché agisce in modo corretto.
Personalmente non mi interessa il gossip, non leggo i vari giornaletti che vivono sui divorzi separazioni tradimenti e affini. Non vedo le varie trasmissioni di Maria & C.
Mi interessa la mia vita privata. Cerco di viverla con decoro e con un minimo di pudore.
Auguro a tutti voi delle serene feste natalizie. Al di là della mielosa falsa pubblicità con famiglie felici e festose, al di là del credo più o meno religioso e spirituale, credo che il Natale sia soprattutto una festa di luce e ri-nascita. Auguri quindi di luce e rinascita. Auguri di pace.
Eletta
P. s. Il Giocolinguisticodellunedí e il percorso Imparare a disegnare e vedere riprenderanno a gennaio
Ringrazio i quasi mille che mi hanno dato il segui, e le quarantamila visualizzazioni dell’ultimo anno da tutto il mondo 🙏
Qualcuno molto cattivo, e penso anche invidioso, mi ha detto un giorno: Per quei quattro gatti che ti seguono…
Al di là del fatto oggettivo che i numeri parlano e non sono proprio 4 gatti, ma fossero anche 4 gatti io sono felice di con-dividere con loro. Come ho già scritto anche qui, in questo fazzoletto virtuale, quello che scriviamo e che riceviamo sono semi. Vibrazioni che si espandono. Magari germinano buone cose. Buone azioni. Buone sensazioni. Le parole e-mana-no.
Ho iniziato a lavorare per impostare un per-corso sulla capacità di vedere e disegnare. Ho detto: chissà se piacerà. Chissà se qualcuno proverà a fare gli esercizi…
Ecco: oggi ricevo un commento da Leonardo che vale già tutto il lavoro. Un solo commento, una sola persona eppure già dà senso a tutto.
Continuo a credere pensare e lavorare perché credo che avere un blog ha un senso. Tutto quello che ho raccolto attraverso i vostri commenti e feedback valgono tutto l’impegno.
Eh, sì perché avere un blog è anche un impegno. Infatti la persona che ha fatto il commento velenoso ha aperto un blog, scritto 3 post e poi ha scoperto che ci vuole tempo pazienza lavoro. E ha abbandonato.
Naturalmente ciascuno è libero di fare o non fare un blog. Naturalmente non tutti quelli che non fanno niente devono buttare fango su chi invece qualcosa fa.
Imparare a vedere come un artista non serve esclusivamente a vedere di più o meglio; né lo scopo è quello di diventare un artista professionista. Le capacità percettive, come quelle verbali, sono importanti perché stimolano il pensiero.
Come si può scoprire la verità con il pensiero? Si impara a capire meglio un aspetto nel momento in cui lo si disegna.
Ludwig Wittgenstein
Esercizio:
Senza guardare sotto, prendi un foglio e disegna un crisantemo.
Scegli lo strumento che vuoi.
Questo che riporto sotto è l’immagine di un crisantemo dipinto da Piet Mondrian.
Che differenza notate tra il vostro disegno e quello di Mondrian?
Se avete disegnato con la funzione S vi siete chiesti: Qual è la forma del petalo tipo? E probabilmente l’avete ripetuta. Lo stesso avete fatto con lo stelo e con la foglia tipo. 🍃
Significa che avete fatto in modo che il vostro disegno aderisse il più possibile all’idea di crisantemo che avete in testa. Lo stesso accade con l’idea di albero tipo 🌳 o di casa tipo 🏠.
Sicuramente sarebbe stato diverso il vostro disegno se vi avessi chiesto di comprare un crisantemo e copiarlo.
Proprio quel crisantemo lì, unico e diverso da tutti gli altri crisantemi.
Lavorare con la funzione D significa superare lo stereotipo e vedere esattamente quello che abbiamo davanti.
Ogni individuo è diverso dagli altri della stessa categoria. Usare la parte destra del cervello è vedere le differenze le unicità che fanno in modo che quell’esemplare è unico.
Superiamo gli stereotipi mentali. Sono nocivi in tutto. Non solo nel disegno.
Esercizio
Ora andate a cercare un fiore. Uno solo. Va bene anche una vecchia ortensia.
Poi prendetevi del tempo. Un blocco o un foglio, una matita e copiate esattamente il fiore che avete davanti. Osservate le linee, le zone adiacenti, le forme di ogni petalo… Così come avete fatto con il disegno capovolto.
Ricordo che questo per-corso è pubblicato di martedì.
Buongiorno in questo lunedì pre-natalizio per il Giocolinguisticodellunedí propongo un tautogramma in C in forma di letterina a Babbo Natale.
Ecco il mio esempio:
Caro Ciccione che corri nei cieli cerca di castigare i cattivi con cestini di carbone e caramelle di cerfoglio; cerca di carezzare i cuori dei cortesi cordiali carini Ciccini.
Caro Ciccione cancella i conflitti carro/armati cuspidi carabine coltelli colt e i cancelli chiodati che chiudono i confini.
Concediamoci un cin cin cordiale con le celesti corde del cuore e caldo calore.
Ringrazio tutti i partecipanti e rinnovo l’invito a partecipare inviando i testi che verranno pubblicati qui ⤵️
Buon lunedì
Eletta
Cara Caterina, ci credo che continui a correre composta. La cadenza cresce col controllo della camminata e la costanza della corsa. La cabala conferma che di certo la caciara cesserà colla caduta del capo, un cafone. La calma e il conforto cedono contro la cafonaggine di Carletto Calzavara. Un cablo confidenziale conferma che capiterà un ribaltone nella casa del costruttore.
Caro canuto creatore di contentezza e calore chiedo che campagnoli e cittadini, campioni , comandanti e contadini condividano cortesia canti e candore che consolino ciascun cuore.
Cara Clarabella, ti chiedo le consuete cosucce concupite; cerco te come coadiuvane e consorte del ciccione caccia-doni, con cui non c’è concordia: che io chieda castelli, cavalli o cianfrusaglie di poco conto, lui costantemente mi confeziona un carico di carbone. Credo che tu mi conosca e mi comprenda, non sono così cattivo come è convinto lui. Certo ho commesso castronerie e cose contrarie alla comune correttezza, ma tu sii caritatevole, condonami certe cadute di comportamento, le cafonate, i casini combinati. Comunque sia, chiedo a te cose concrete e non care: cioccolatini con la ciliegia (conosci?), caffè dal Costarica, caramelle al curacao (un centinaio), cacao della Colombia, carne di chianina (cinque chili) e cicche Camel (cinque stecche). Commosso dalla tua cortesia ti chiedo di circuire il ciccione e di convincerlo a collaborare e caricare (sulla slitta) le cinque o sei cosette chieste. Cordialmente ml
Ciao Caro (santa) Claus, sono un Cardellino Color Cedro, Come Cadeau, Cerco Compagna Cortese e Carina, Costruisco Casetta Con Cuoricini, Cespuglietti e Campanule, Creo Collana Con Cinque Coralli, Carinerie, Carezze Con Calienti Cip Cip. sotto Cielo Celeste, Coro di Cinguettii Celestiali, Calici Colmi di Cin Cin Canterini.
Chi cerca comprensione, capisca che chiederla comporta corrispondenza consimile.Chi crede che comunque ci contraccambieranno con caritatevoli consensi coloro che chiesero contrariati, collezionerà certamente contestazioni cornificanti.
Faccio un po’ il verso alla Litizzetto (che in realtà non mi era molto simpatica finché non ho conosciuto meglio la sua storia di madre adottiva) e scrivo anch’io una letterina a Babbo Natale.
È incredibile come in questo periodo festivo: tutto un inno all’amore, nella realtà familiare saltino tutti i rapporti. Donne figlie madri amanti fratelli tutti sull’orlo di una crisi di nervi. Mah! Alla faccia della pubblicità che ogni giorno ci riversa addosso quintalate di cuoricini e miele. Ma non si doveva diventare più buoni a Natale?
Comunque. Ecco la mia letterina.
Caro Babbo Natale Quest’anno
in questa magnifica cornice di neve e brillantini,
Mentre passa lo spazzaneve io mi godo il paesaggio dagli occhi della mia casa.
Ormai il cumulo sul tetto della legnaia è davvero alto, tenendo conto che il vento dei giorni scorsi ne ha portata via un bel po’.
Da questa finestra lo sguardo si apre fino a rocce coperte di fine zucchero e a due pini maestosi.
Davvero uno spettacolo incredibilmente natalizio, che l’anno scorso mi è così mancato ( anno senza neve il 21).
Le mie sdraio sono immerse nel lago di neve. La scarsa qualità dell’immagine è dovuta alla zanzariera che non sono riuscita ad alzare per via del gelo.
Come dicevo ieri a una persona di Milano qui non fa freddo. O meglio: fa freddo ma è un freddo secco che non penetra. Mentre a Milano l’umidità acquisce la sensazione di freddo mi diceva.
Questa inquadratura offerta dalla finestra del mio mini-appartamentino che sta in alto nella grande casa è la mia preferita. Mi piace la casetta in legno scuro della mia vicina e la natura circostante. Ho deciso che la riproporrò nelle diverse stagioni.
Un mio amico di Verona ogni giorno su FB posta la stessa inquadratura del cielo che vede dalla stessa finestra. Macchina fissa, stesso posto eppure come muta il cielo! Tutto è mutevole. Transitorio. Impermanente.
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