Come faceva

E tu che, così spesso, mi annoi. E io mi chiedo come faceva tua moglie quando ti serravi nel carapace chiudendo il dorato lucchetto. Come faceva a non provare noia quando ruminavi senza dire parole il povero pasto. Come riusciva a non sbadigliare davanti ai ripetuti monotoni racconti del tuo passato nostalgico. Lei così giovane accanto a te così sempre vecchio.
Quando la allontanavi in un’altra stanza davanti al suo apparecchio televisivo perché neppure la scelta di una trasmissione era gradita insieme. Quando programmavi ogni dettaglio del sesso e della villeggiatura: sempre troppa gente e voi due mai soli.
Come ha potuto sopportarti senza gemiti e fremiti e fughe e piatti rotti e urla? Come stare per un così lungo tempo accanto a un monolite, un sasso, un mobile immobile? Come sopportarti nelle lune e dune e notti e abissi?
Anche se tu l’amavi – tu che amare non sai – lei così assorbente del tuo continuo inchiostro, delle tue nere macchie.

8 pensieri su “Come faceva

  1. adoro questa punteggiatura. Rende lo scritto recitato, con lunghe pause ad effetto. L’incipit, per esempio, quel punto dopo annoi è un sasso che scagli, sul palcoscenico sarebbe un silenzio pieno di furore, prima di riprendere l’invettiva.
    ml

    Piace a 1 persona

  2. La frase finale è un chiodo dritto nell’anima. La adoro e puoi star certa che in qualche modo mi ispirerò a questa immagine. Stupendo estratto, un quadro di una poesia cruda e viscerale che non può lasciarmi indifferente. Complimenti.
    RiV

    Piace a 1 persona

I commenti sono chiusi.