Modella

E mentre stavo nuda

sui tacchi rossi

lui mi acquarellava

su carta ruvida.

E le tante immagini di me

– nella mostra

sotto la libreria della city –

io stavo là appesa

tra le altre muse.

Al vernissage c’era anche la Rai

e avevo un nastro

come la gonna stretta

nei capelli.

Lui s’era rotto il braccio

e l’altro gli passava davanti

con nonchalance

perché non importava

essere di entrambi

nello stesso tempo

in quel tempo:

profumo di vernice e olio

e tele accatastate

come corpi nudi.

Ancora c’è traccia di me

nella casa sul viale

in fotografie

dove sto

appoggiata

di schiena alla balaustra

senza nulla addosso.

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