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Nuove letture

Questi i miei nuovi libri con il corpo intatto. Li toccheró uno ad uno scegliendo il primo da sacrificare. Non so mai se mi piacerà perché li ho scelti per intuito e non seguendo la ragione o la moda. Forse la copertina, che è la faccia di un libro, forse il titolo evocativo…

Forse attenderanno muti e fermi che io li scelga, a caso. Sto infatti leggendo l’ultimo libro della penultima sfornata. Parla di Autunno in modo nuovo. Sicuramente ne scriverò. È un buon libro, naturalmente per me poiché i gusti son sempre soggettivi nella scelta dei cibi, degli amori, dell’abbigliamento e… delle letture.

Ma sono curiosa: voi che state leggendo?

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Leggere con il virus

Immagine fotografica di Eletta

Leggere con il peso sospeso – come la spada di Damocle – del virus che aleggia sulla e nella testa, non è facile. Manca la concentrazione e la leggerezza indispensabile per leggere.

L’unico libro che – a spizzichi e morsi – sono riuscita a prendere in mano è stato: La scatola nera di Amos Oz. Come scrivevo prima in un commento vi ho trovato le pagine più intense e belle dedicate all’essere donna: guarda caso, e incredibilmente, scritte da un uomo. Chapeau!

Quello che mi avvince nel libro è il continuo cambio di prospettiva e di stile. Oz fa parlare un ragazzo sgrammaticato, un padre naturale e un padre adottivo, la madre e sua sorella, l’amministratore dei beni, cambiando continuamente telecamera inquadratura e occhiali e lente e telescopio.

È come vedere un paesaggio non statico ma in panoramica: a volo d’uccello. Ogni voce rappresentata con le sue soggettive ragioni e sensazioni. Ogni voce diversa.

Ci sono bellissime pagine sull’amore, sulla religione, sul sesso, sulla libertà. Direi che non c’è tema che non venga trattato.

Mentre leggo penso a cosa vuol dire essere un “vero scrittore”. Penso che sia proprio nella capacità di rendere visibile, attraverso la parola, la molteplicità e complessità della vita.

Uno scrittore non censura, non ha una verità in tasca. Osserva, vede, si sposta, ri-osserva, ri-vede, annota: nulla sfugge ai suoi rapaci appetiti, alle sue curiosità.

Uno scrittore è così affamato di dettagli che non si ferma sulla superficie, ma fruga nelle pieghe e nella profondità dell’animo umano.

Quando si legge un libro di un ottimo scrittore – come Oz – non si legge solo per evadere, si legge per capire la complessità della vita. Leggere in questo caso è anche imparare a tener conto di tutte le molteplici prospettive e angolazioni della realtà. Allarga, e non restringe, il campo visivo.

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Scrittori

Immagine fotografica di Eletta

Se un libro non mi piace non mi piace: non c’è niente da fare. Al limite posso dargli un’altra possibilità, riprenderlo un attimo in mano e provare a riprendere la lettura da dove l’avevo interrotta. Difficilmente proseguo per più di dieci pagine.

È il caso di Tony & Susan di Austin Wright – Adelphi. L’ho ripreso perché era in alto nella colonna. Nulla ricordavo della storia. Eppure c’erano dei segni e delle note a margine con penna nera: mie. Quindi lo avevo letto in parte. Ho rovesciato il corpo e ho trovato nell’ultima pagina bianca la mia annotazione: non mi piace.

Non starò a tediarvi con i motivi per cui a me non è piaciuto perché la lettura – e il suo piacere – è estremamente soggettivo. Riporto, invece, questa riflessione sul tema degli scrittori che trovo molto divertente e vera:

” Certi scrittori visti di persona sono più simpatici dei loro libri ( cioè ti piacciono umanamente ma non ti piace quello che scrivono ), altri sono antipatici, egoisti e scostanti, anche se i loro libri sono invitanti, intelligenti, pieni di luce”.

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Sette

Sono arrivati i sette libri che ho ordinato.

Leonardo Sciascia – Il teatro della memoria – Adelphi

Joseph Roth – Fuga senza fine – Gli Adelphi

Anna Maria Ortese – L’Iguana – Adelphi

Amos Oz – La scatola nera – Feltrinelli

Paolo Maurensig – Teoria delle ombre – Adelphi

Ingeborg Bachmann – Il trentesimo anno – Gli Adelphi

Javier Marías – Berta Isla – Einaudi

Innanzitutto sento i corpi. Il più corposo è quello di Marías. Mi attira. Anche perché conosco lo scrittore di cui ho già letto, e amato, altre opere: Domani nella battaglia pensa a me, Un cuore così bianco, e Così ha inizio il male.

Anche di Roth ho già letto altro: Giobbe e, mi pare anche di Amos Oz. ( Come già detto: sono così stordita da non ricordare tutto quello che leggo ).

Infatti anche di Paolo Maurensig mi sembra di aver letto: La variante di Lüneburg e probabilmente il libro è qui, nella libreria e, probabilmente, ha pure la data di inizio lettura sulla prima pagina e alcune sottolineature. Ma non ho voglia di alzarmi e cercare.

Non conosco invece Ingeborg Bachmann. La scrittrice è in copertina: capello corto e rossetto rosso, bella intensa faccia.

Sciascia l’ho scelto perché, pur avendo letto logicamente altre opere, ritengo fondamentale tener conto dei nostri autorevoli scrittori italiani e non dimenticarli.

Alcune volte scelgo un libro per la copertina. Perché mi piace. Così è stato per L’iguana di Anna Maria Ortese. A scatola chiusa. Non ho neanche idea se si tratta di un romanzo o di un saggio. Apro il risvolto di copertina e leggo: è un romanzo.

Ci sono donne che sono felici quando prendono sette paia di scarpe nuove. Io sono felice quando arrivano sette libri. Niente da obiettare sulla prima scelta, purché la collezionatrice di tacco dodici abbia anche la voglia di leggere. Leggere fa bene. Leggere serve. Leggere ci arricchisce. Leggere ci fa diventare alti-e come se fossimo su tacchi dodici non perché ci fa diventare superbi o grandiosi: perché un buon libro ci fa alzare in volo.

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Chiacchiera

Ultimamente ho ordinato tre libri. Erano recensiti su Robinson o sulla Lettura, non ricordo. Fatto sta che, per una volta, mi sono fidata e, a quanto sembra, ho fatto bene.

Il primo romanzo : “La panne” è stato godibilissimo. Il secondo che sto leggendo: “Jakob von Gunten di Robert Walser” è altrettanto vorace: in quanto mi mangia.

Spesso ridacchio per l’acuta ironia contenuta nel libro: ironia che, a quanto pare, ultimamente è scomparsa nel mondo attorno a me.

Ero alla ricerca di buoni romanzi per alleggerire tutta la saggistica che riempie i miei tavolini. Ero alla ricerca di buone storie, ben scritte capaci di trasportarmi altrove.

Non conoscevo nessuno dei tre scrittori e, per quanto riguarda i primi due libri, è stata una bella scoperta. Da approfondire.

Scrive Calasso al termine del libro:

L’ironia ininterrotta di Walser – ultima discendenza dai grandi romantici – presuppone la certezza della superfluità della parola. Da ciò il predominio della chiacchiera.

Walser scrive nel segno della chiacchiera labirintica, una difesa di mormorii e arabeschi dalla minaccia del Minotauro, una fattura gettata sul lettore per rendere possibile la scomparsa dell’autore”.

( A gentile richiesta )