Sono arrivati i sette libri che ho ordinato.
Leonardo Sciascia – Il teatro della memoria – Adelphi
Joseph Roth – Fuga senza fine – Gli Adelphi
Anna Maria Ortese – L’Iguana – Adelphi
Amos Oz – La scatola nera – Feltrinelli
Paolo Maurensig – Teoria delle ombre – Adelphi
Ingeborg Bachmann – Il trentesimo anno – Gli Adelphi
Javier Marías – Berta Isla – Einaudi
Innanzitutto sento i corpi. Il più corposo è quello di Marías. Mi attira. Anche perché conosco lo scrittore di cui ho già letto, e amato, altre opere: Domani nella battaglia pensa a me, Un cuore così bianco, e Così ha inizio il male.
Anche di Roth ho già letto altro: Giobbe e, mi pare anche di Amos Oz. ( Come già detto: sono così stordita da non ricordare tutto quello che leggo ).
Infatti anche di Paolo Maurensig mi sembra di aver letto: La variante di Lüneburg e probabilmente il libro è qui, nella libreria e, probabilmente, ha pure la data di inizio lettura sulla prima pagina e alcune sottolineature. Ma non ho voglia di alzarmi e cercare.
Non conosco invece Ingeborg Bachmann. La scrittrice è in copertina: capello corto e rossetto rosso, bella intensa faccia.
Sciascia l’ho scelto perché, pur avendo letto logicamente altre opere, ritengo fondamentale tener conto dei nostri autorevoli scrittori italiani e non dimenticarli.
Alcune volte scelgo un libro per la copertina. Perché mi piace. Così è stato per L’iguana di Anna Maria Ortese. A scatola chiusa. Non ho neanche idea se si tratta di un romanzo o di un saggio. Apro il risvolto di copertina e leggo: è un romanzo.
Ci sono donne che sono felici quando prendono sette paia di scarpe nuove. Io sono felice quando arrivano sette libri. Niente da obiettare sulla prima scelta, purché la collezionatrice di tacco dodici abbia anche la voglia di leggere. Leggere fa bene. Leggere serve. Leggere ci arricchisce. Leggere ci fa diventare alti-e come se fossimo su tacchi dodici non perché ci fa diventare superbi o grandiosi: perché un buon libro ci fa alzare in volo.
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