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Tempo

Carissima

Scrivi una lettera a te stesso a 100 anni.

Carissima pazzerella, sei quindi giunta ai cento. Brava.

Se potessi ti farei vedere i fatti salienti della tua incredibile vita. Sai: qualcuno dice che prima di emettere l’ultimo respiro si vede, come in un film a velocità pazzesca, tutto quello che si è vissuto.

A ritroso. Dai tuoi cento all’indietro. Ai novanta e poi ottanta e settanta… Pare che tu abbia preso alla lettera quello che dicono gli scienziati: che la tarda età inizia ai 75 visto che ti sei sposata a settantaquattro. Per poi risposarti – invece di riposarti – ancora a ottantacinque.

E pensare che non hai abdicato alla moda attuale delle facce di cera. Ai gonfiori inespressivi dei botulini.

Sarà per il tuo spirito pazzerello di bambina mai cresciuta, di voglia di giocare, del desiderio di osare fare provare infrangere regole e steccati… Sarà per questo tuo essere viva che non sei mai morta.

Auguri quindi, carissima centenaria, auguri di vita ancora finché il tuo spirito avrà voglia di gioco nuovo.

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Attimi

Letterina

Da Pinterest

Faccio un po’ il verso alla Litizzetto (che in realtà non mi era molto simpatica finché non ho conosciuto meglio la sua storia di madre adottiva) e scrivo anch’io una letterina a Babbo Natale.

È incredibile come in questo periodo festivo: tutto un inno all’amore, nella realtà familiare saltino tutti i rapporti. Donne figlie madri amanti fratelli tutti sull’orlo di una crisi di nervi. Mah! Alla faccia della pubblicità che ogni giorno ci riversa addosso quintalate di cuoricini e miele. Ma non si doveva diventare più buoni a Natale?

Comunque. Ecco la mia letterina.

Caro Babbo Natale
Quest’anno

in questa magnifica cornice di neve e brillantini,

lucette e zuccherini e alberini


In dono vorrei un omino di pan pepato

in grado di essere da me adorato


Che mi tenga stretta in un abbraccio

e che non mi consideri/tratti come uno straccio


Un omino capace di avere un cuore pulsante

invece di un cerebropatico con cervello mancante


Un omino che mi tenga tra le sue braccia

e che non pensi a me come una povera stregaccia


Che mi coccoli e mi dica quanto sono bella

invece di farmi torcere le budella


Un uomo piccolo tenero e innamorato

che profumi come un biscotto di pan pepato.

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Calligrafia

Che cosa sto imparando

Che cosa sto imparando dallo sgombero ( domani ) e successivamente trasloco ( tra un mese )?

1- Ho comprato troppe cose: pensi di aver sgombrato, svuotato, buttato, regalato tutto? No: apri un armadio e… voilà: c’è ancora roba, la roba sbuca fuori, si autocrea, non finisce mai

2- Gli amici veri si riconoscono nel momento del bisogno. Le persone che veramente ti vogliono bene ci sono, vicino a te per darti una mano o un conforto. Tirare le somme.

3- È divertente leggere le lettere di un morto. Lo sto facendo. Il morto è stato il mio secondo ( o terzo? ) fidanzato. Purtroppo è morto a Mosca, dove avrei dovuto andare insieme a lui anni fa. Avremmo dovuto sposarci. Io l’ho lasciato prima. Ora, in mezzo a questo guazzabuglio per cui le cose si autocreano la notte, mentre io dormo, nell’ultimo reparto dello studio che, naturalmente credevo già vuoto, ho trovato questa scatola piena delle lettere di una vita. Ne ho già stracciate molte, ma non le sue: Babu era bravissimo nella scrittura. Babu era un uomo davvero difficile e interessante. Parlava correttamente quattro lingue, aveva diverse lauree, aveva vissuto anni e anni all’estero per il suo prestigioso lavoro.

Mi piacciono le sue lettere perché mi mettono con le spalle al muro: bravissimo ad argomentare, più bravo di me, mi scrive punto per punto i miei errori. E io rido. E penso: chissà dove sei caro Babu. Chissà se mi vedi, ora, tra tutti gli scatoloni e la casa sottosopra, che rido per la tua incredibile scrittura.