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Libri

Colori emotivi dei libri

Non sono pagata per fare pubblicità né recensioni. Ma i libri fanno parte del mio quotidiano e quindi ne scrivo come del resto.

Di Paolo Giordano ho letto La solitudine dei numeri primi – Premio Strega 2008. Mi ero ripromessa di rileggerlo, considerato che mi aveva lasciato un gusto incompiuto e inafferrabile in bocca.

Con Tasmania ha vinto la classifica di qualità della Lettura. Ho dato un’occhiata ai libri premiati negli anni precedenti. Tra gli altri ho letto: Limonov di Carrère, Berta Isla di Javier Marias (che non ho trovato il migliore dei suoi libri).

Normalmente i vari Premi Letterari mi vengono regalati e, normalmente, non mi piacciono.

Il supplemento La Lettura lo trovo davvero ben fatto e quindi stimabile. L’ultimo libro di Paolo Giordano fin dalle prime pagine mi lascia una sensazione di estrema malinconia. Come il suo primo romanzo. Direi che ha un colore antracite: non proprio nero, ma tendente allo scuro alla nebbia al metallo.

L’altro libro che sto leggendo di Marie Kondo, invece ha un colore tendente al bianco beige: delicato impalpabile leggerezza compostezza armonia calma.

È interessante dare un colore emotivo ai libri. Non so se qualcuno l’ha già fatto. Ma io, d’ora in avanti, se leggerò un nuovo libro gli darò un colore emotivo.

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Libri

Libri come caramelle

Da Pinterest

Un mio fidanzato riusciva a gustare così lentamente una caramella da farla durare molto, finché era una lamina trasparente. Io non ci sono mai riuscita : le caramelle le trituro e mastico e dopo poco non ci sono più.

Ho pensato a questo leggendo ieri, d’un fiato un libro caramella da mordere. Dell’autore non avevo mai letto nulla per la mia avversione verso i così detti bestseller. Quelli che escono e vanno subito a ruba e stanno in cima alle classifiche di vendita.

L’ho preso perché trovo Fabio Volo una persona gradevole e assennata. Quando è ospite, per esempio ieri sera a Otto e mezzo, sorride è ironico, a volte divertito, ma i suoi interventi hanno sempre un garbo e un senso.

Così ho deciso di capire come scrive Volo e perché i suoi libri vanno a ruba. Perché sono libri/caramella da mordere con gusto e farli finire velocemente, assaporando l’istante e il gusto che ci sanno dare subito.

Ci sono libri, invece, che sono libri caramella da gustare adagio, molto adagio, facendoli roteare in bocca per sentire il gusto a lungo, il più lungo possibile.

Una vita nuova è un libro che racconta un viaggio, fuori e dentro. Vi ho ritrovato molte sacrosante verità e uno stile semplice.

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Libri

Yoga – Emmanuel Carrère

Quando vivevo giù, in una città della grande valle, facevo yoga. Ho frequentato corsi di yoga per diversi anni e veniva anche mia figlia.

Qui in montagna è abbastanza difficile trovare un buon corso di yoga perché deve esserci un buon maestro.

Ieri è venuta a trovarmi mia figlia e mi ha portato il libro di cui mi aveva parlato e che aveva letto. Le avevo chiesto di portarmelo perché ero davvero interessata. Conosco Carrère per la lettura dei suoi precedenti libri.

È da ieri che non riesco a smettere di leggerlo. Mi piace molto la verità che traspare.

Quando penso alla letteratura, al genere di letteratura che faccio, di una cosa sono fermamente convinto: è il luogo in cui non si mente. È un imperativo assoluto, tutto il resto è secondario, e a questo imperativo penso di essermi sempre attenuto. Le cose che scrivo forse sono narcisistiche e vane, ma non sono false. Posso affermare serenamente, potrò affermarlo serenamente davanti al tribunale degli angeli, che scrivo ciò che mi passa per la testa, ciò che penso, ciò che sono, di cui non vado certo fiero, senza ipocrisie come vuole Ludwig Borne.

Per questo non riesco a staccarmi da questo libro, iniziato ieri e di cui ho già letto duecento pagine, perché c’è dentro la vita. La realtà. Nessuna finzione edulcorazione nessuna maschera interruzione filtro. Tutto quello che gli passa per la testa. Tutto quello che ha pensato e vissuto. Yoga e Tai Chi compreso.

Con pagine mirabili.

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Leggere

Il Canone

Ho ripreso in mano ” Il Canone occidentale” di Harold Bloom per una rilettura.

Sulla prima pagina ho trovato la mia scritta: Dimora a Palazzo – Gagliano del Capo – Lecce. 2011. Quindi dieci anni fa.

Ricordo che non è stata una lettura facile, ma è stata una lettura utile e importante. Proprio sulla non lettura facile si basa uno dei discrimini per capire se un’opera letteraria è da Canone. L’opera non è canonica a meno che non richieda una rilettura.

Scrive Bloom : “A differenza di quanto sostengono certi parigini, il testo esiste non per dare piacere, bensì l’elevato dispiacere o il piacere più difficile che un testo minore non fornirà”.

Naturalmente non è tutto oro colato quello che scrive Bloom ma a me ha fatto riflettere e mi ha permesso di avere un ampio sguardo critico sulla letteratura classica.

Tutto parte dal principio che avendo a disposizione uno spazio temporale limitato, dovuto alla vita, occorre fare una scelta il più possibile oculata nello scegliere cosa leggere e cosa non leggere. Cosa leggere diciamo in 70 anni?

Chi legge deve fare una scelta, poiché non vi è il tempo materiale di leggere tutto, nemmeno se non si fa altro che leggere”.

Una persona, ultimamente, mi ha detto che la lettura di un libro gli aveva profondamente messo in crisi alcune sue convinzioni, facendolo ri-flettere.

Secondo Bloom è questa una funzione che fa di un libro, un libro da Canone.

Shakespeare non ci renderà migliori e non ci renderà peggiori, ma forse ci insegnerà a origliarci quando parliamo con noi stessi. In seguito potrebbe insegnarci ad accettare il cambiamento in noi stessi e negli altri, e forse persino la forma suprema del cambiamento “.

( Immagine grafica di Eletta Senso )

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Attimi

#Giornata mondiale del libro

Paolo di Stefano, dalle pagine del Corriere della Sera, ci ricorda oggi con un articolo perché oggi è bene ricordare – e rileggere – i maestri della letteratura mondiale.

Come avevo scritto giorni fa, in riferimento alla Casa Editrice Gallimard : basta inviare manoscritti, leggete in questo periodo… mi chiedo quanti libri pubblicati o auto pubblicati finiranno al macero tra una decina di anni.

Rimangono i classici e pochissimi altri. Ed è bene leggerli. Perché sono i nostri “maestri” e ci danno lezioni di vita che non vengono alterate dal tempo.

Consiglio la lettura del Canone Occidentale di Harold Bloome. Si può essere o non essere d’accordo con la sua selezione degli autori che restano nell’Olimpo dei classici, ma rende uno sguardo comunque interessante per avviare una riflessione.

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Attimi

Nuvole

Mi piacciono queste giornate con le nuvole che s’impigliano tra i rami. Come un gatto sto accanto alla stufa come il mio gatto. Una musica soft di sottofondo e un buon libro se lo avessi. Dovrò rileggerne qualcuno che mi era piaciuto, perché ultimamente sono diventata davvero molto difficile. Tutto mi annoia. Non mi appassiona.

Anche i film. Eppure ho diversi bacini filmografici a cui attingere. Faccio scorrere centinaia di titoli leggo la trama vedo il trailer. Nulla. Trovo tutto insulso. O comunque poco attraente. Alla fine rivedo film già visti. Per esempio film di Nanni Moretti di cui apprezzo molto l’ironia e il ripetere alcune frasi in modo maniacale come in Palombella rossa quando schiaffeggia la giornalista urlando: Le parole sono importanti.

Rivedo alcuni film di Woody Allen – quelli meglio riusciti – perché mi riesce sempre a strappare un sorriso e un senso. E rivedo alcuni film che sono capolavori immortali. Come per la lettura, così per il cinema inutile suggerire titoli perchè abbiamo gusti così intrinsecamente personali…

Per il resto ho iniziato e lasciato in sospeso un sacco di libri. Non mi piacevano per niente e se c’è una cosa che detesto fare è leggere per forza.

Così navigo da un libro all’altro in cerca di una scintilla. Leggo a spizzichi e abbandono. Io desidero una scrittura non piana. Mi piace lo stile ricercato con azzardi e voli.

Abbandonati i vari Premi Strega e Campiello. Ma chi li ha votati?

Ieri leggevo su Repubblica che la casa Editrice Gallimard – sommersa di manoscritti – ha comunicato ai grafomani francesi : In questo periodo di lockdown leggete di più e scrivete di meno.

Tornerò ai classici. Quelli non deludono mai e hanno sempre qualcosa da dirci.

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Attimi

Libri

Ho una montagna di libri. Francamente non riesco proprio a capire come ho fatto a leggerli. Perché in questo momento non ho voglia di leggere libri. Non mi prende il desiderio di scorrere le pagine e le righe e trovare una storia. Una sorta di apatia e disincanto. Come se non mi interessasse più scoprire e sapere, curiosare e imparare. Sto per lo più ferma. Immobile. Tranne quando cammino e allora sento il profumo dell’aria e sto bene. Il sole adesso arriva presto a baciare la mia casa. Edo ed io ce lo godiamo.

Dev’essere perché non riesco ancora a scrivere a lungo. Leggere e scrivere per me sono sempre stati strettamente connessi legati intercorrelati. Se leggo devo scrivere. Se scrivo devo leggere.

Non è che proprio non ho letto nulla. Ieri ho letto Una storia semplice di Sciascia. E ultimamente ho letto dei libri in ebook. Bartezzaghi Nothomb e Bagni di foresta e altri che non ricordo… Ma così: senza una vera passione. Quella che avevo e che mi ha fatto leggere da sempre centinaia e centinaia di libri.

Fasi così che ho imparato ad accettare. Mi concedo pause. Mi concedo attimi di vuoto. Mi concedo il nulla. Poi lo so si riparte improvvisamente con più verve. È così anche la vita: pause tra un pieno e un vuoto.

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Letture Libri

A volte un libro

A volte l’inizio di un libro è ostico. Come un sentiero di montagna. Non si sa se continuare o fermarsi.

La storia non ci prende, la noia è tra le righe, i personaggi che non si sa bene cosa diranno. Se stare in loro compagnia ci piacerà e ci arricchirà, o no.

Serve uno sprint. Una motivazione a procedere. Un po’ di fatica: parola desueta.

Leggere costa fatica. Ma poi ripaga se quel che si legge serve a rispondere alle nostre perenni domande.

Oggi, come purtroppo spesso ultimamente, non c’è stata linea telefonica. Che qui, a me, serve anche per navigare. Quindi nel dopo pranzo con un tempo uggioso che fare se non prendere in mano quel libro acquistato, ma non trovato d’impatto così appetitoso?

E così, pagina dopo pagina, con fatica ecco che il sentiero impervio regala i primi doni: quel personaggio che ha qualcosa da dirmi. Quelle riflessioni che danno un senso al romanzo.

” – Non credi che potresti dirmi cosa hai combinato in tutto questo tempo a Parigi?

Ho letto molto. Otto dieci ore al giorno. Sono andato alla Sorbona, alle lezioni. Penso di aver letto tutte le cose importanti della letteratura francese e leggo il latino, almeno la prosa, quasi come il francese.

E a cosa dovrebbe portare tutto questo?

All’acquisto del sapere – sorrise lui

(…)

Non suona molto pratico

Nell’ultimo mese o due ho letto Spinoza. Non credo di capirne molto per ora, ma è esaltante. È come atterrare in aereo su un grande altopiano in montagna. Solitudine, e un’aria così pura che ti va alla testa come il vino, e ti senti al settimo cielo

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Libri

I libri ci scelgono

È proprio vero che non siamo noi a scegliere i libri, ma sono loro ad arrivare a noi.

Logicamente non mi riferisco a tutti i libri, ma solo a “certi libri”.

Sono quei testi che ci aiutano a capire. Non a capire a livello razionale, ma a capire in termini di consapevolezza. Di anima.

Il libro che mi è arrivato ha come ritornello: Svegliatevi!

Si vede che è proprio giunto il momento per me di svegliarmi.

Non è un testo facile, anche se la lettura è piacevole. Non è facile perché smantella tutte le credenze. Tutto quello a cui ci abbarbichiamo.

Ne avevo sentito parlare. È un testo famoso. Avevo intenzione di prenderlo da tempo. Ma, guarda caso, è arrivato a bussare solo ora.

Perché è ora che ho bisogno di riflettere. E di un aiuto nella riflessione.

C’è chi non crede che un libro possa aiutare. Essere una specie di mentore.

Per me, invece, un libro può essere di aiuto quanto una persona “illuminata”.

Nel libro viene smantellata anche la dipendenza dalle così dette persone “illuminate”.

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Leggere

Fermo gli schermi

Spirali di felce

Quando prendo in mano un libro chiudo gli schermi. Nessuna TV, lo smartphone messo a riposo con il silenzioso, nessun IPad o PC.

Prendere in mano un libro significa dedicarsi soltanto alla lettura. Anima e corpo. Le mani che lo tengono aperto, la carta che fruscia, le dita che segnano, gli occhi che leggono, la mente che decifra…

Per questo non amerò mai gli e-book.

” Oggi il libro è qualcosa che vive sui margini – e quasi di riflesso – rispetto a un magma in perpetuo mutamento, che si manifesta sugli schermi.

(…) Occorrerà tempo perché si cominci a capire che cosa ha comportato, nell’apparato della conoscenza, questo slittamento dalla pagina allo schermo”.

Da: Come ordinare una biblioteca – Roberto Calasso

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Leggere

Lapalissiano

A volte le cose stanno lì: così evidenti e non ce ne rendiamo conto finché qualcuno non ce le fa notare.

È così per quello che riguarda il vero lettore. L’ho capito leggendo questo passo del libro:

“Come ordinare una biblioteca” di Roberto Calasso.

” Il lettore vero sta sempre leggendo un libro – o due o tre o dieci – e le novità arrivano come un disturbo – talvolta irritante, talvolta gradito, talvolta anche desiderato – all’interno di quella attività ininterrotta“.

Ecco cosa differenzia chi legge dal lettore vero: quest’ultimo legge sempre. Lapalissiano!

Infatti i veri lettori che ho conosciuto avevano i libri sparsi ovunque, a portata di mano, non solo in sala ma anche sul comodino nella camera da letto o perfino in bagno: compagni di viaggio ininterrotto anche all’interno della casa e non solo a far bella mostra di sé nella libreria. Caso mai dovesse tornar utile come sfondo in un collegamento TV.

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Leggere

Leggere in questo periodo

Leggere, in questo periodo di emergenza, non è facile. Non sono l’unica a dirlo e ammetterlo. Chissà perché.

In fondo leggere è anche aprirsi a una realtà parallela, è entrare in un’altra storia e stanza, è un po’ vivere un’altra vita ed esperienza.

Sarà forse per questo? Sarà che il virus ci inchioda proprio qui e non ci permette fughe? Sarà che la nostra mente è totalmente immersa nei dubbi e nelle ansie di questa incredibile situazione più surreale dell’invenzione letteraria?

Sarà che ogni giorno siamo inchiodati alle news e ai numeri? Perché da essi dipendono le future possibilità e movimenti. Non vedo mia madre e mia figlia da mesi. E con me molte moltissime altre persone che abitano in regioni diverse dai propri cari.

Quando sono in sala guardo le innumerevoli pile di libri. Ormai ordinate dal riordino e dalla metodica pulizia del tempo da corona virus. Nulla mi muove. Basterebbe allungare una mano e cercarne uno mai letto, o forse letto e già dimenticato.

L’ho fatto solo per nausea: seguire le solite trite e ritrite interviste e sopralluoghi per gli assembramenti mi dà nausea.

Ho ripreso in mano Berta Isla di Javier Marìas. Un libro noioso sul tema dell’assenza. Peccato: nei libri precedenti di questo autore mi era piaciuta la trama e lo stile.

In questo tomo tutto è troppo lungo, ripetuto, meticolosamente ribadito. Comunque mi sono fatta forza e l’ho terminato. Lì da dove lo avevo lasciato. Qualcosa rimane comunque anche di un libro che non scorre.

Anche soltanto il senso o non senso di una vita passata nell’attesa di chi si sa, o non si sa, che tornerà. O non tornerà mai più. La sospensione che poi è il mood di questo periodo.

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Libri,

Leggere con il virus

Immagine fotografica di Eletta

Leggere con il peso sospeso – come la spada di Damocle – del virus che aleggia sulla e nella testa, non è facile. Manca la concentrazione e la leggerezza indispensabile per leggere.

L’unico libro che – a spizzichi e morsi – sono riuscita a prendere in mano è stato: La scatola nera di Amos Oz. Come scrivevo prima in un commento vi ho trovato le pagine più intense e belle dedicate all’essere donna: guarda caso, e incredibilmente, scritte da un uomo. Chapeau!

Quello che mi avvince nel libro è il continuo cambio di prospettiva e di stile. Oz fa parlare un ragazzo sgrammaticato, un padre naturale e un padre adottivo, la madre e sua sorella, l’amministratore dei beni, cambiando continuamente telecamera inquadratura e occhiali e lente e telescopio.

È come vedere un paesaggio non statico ma in panoramica: a volo d’uccello. Ogni voce rappresentata con le sue soggettive ragioni e sensazioni. Ogni voce diversa.

Ci sono bellissime pagine sull’amore, sulla religione, sul sesso, sulla libertà. Direi che non c’è tema che non venga trattato.

Mentre leggo penso a cosa vuol dire essere un “vero scrittore”. Penso che sia proprio nella capacità di rendere visibile, attraverso la parola, la molteplicità e complessità della vita.

Uno scrittore non censura, non ha una verità in tasca. Osserva, vede, si sposta, ri-osserva, ri-vede, annota: nulla sfugge ai suoi rapaci appetiti, alle sue curiosità.

Uno scrittore è così affamato di dettagli che non si ferma sulla superficie, ma fruga nelle pieghe e nella profondità dell’animo umano.

Quando si legge un libro di un ottimo scrittore – come Oz – non si legge solo per evadere, si legge per capire la complessità della vita. Leggere in questo caso è anche imparare a tener conto di tutte le molteplici prospettive e angolazioni della realtà. Allarga, e non restringe, il campo visivo.

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Libri

L’iguana – inferno

Copertina del libro

Non conoscevo la scrittura di Anna Maria Ortese prima di leggere questo libro: L’Iguana.

Lo stile è un po’ troppo arzigogolato per i miei gusti di lettura, ma il contenuto è davvero strano e direi “incantato e incantevole”: nel senso che lo straordinario attira come calamita. Inoltre, intrecciata alla storia vi è una continua sottesa riflessione – direi filosofica – sul senso del vivere con i due opposti in primo piano: il Bene e il Male.

Riporto un piccolo passo:

” Si dice che l’Inferno sia calore, un calderone di pece, a probabilmente milioni di gradi sopra lo zero, ma in realtà il segno dell’Inferno è nel meno, invece che nel più, è in freddo, Lettore, davvero assai orribile. Non solo vi è freddo, ma anche solitudine: nessuno ti parla più, e tu non riesci a parlare con alcuno. La tua bocca è murata. Questo è l’Inferno”.

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Leggere

Mi fa bene la testa

Ci sono persone a cui fa male la testa: soffrono spesso di emicrania. Avevo un’amica che soffriva di emicranie così forti da andare al Pronto Soccorso. Mal di testa invalidanti.

Per fortuna non ne soffro. Non prendo pastiglie e non sto al buio per far passare la cefalea.

Interessante il passaggio nel libro che sto leggendo: La forza di essere migliori, in cui viene ribaltata l’espressione e il senso del malessere.

” Cosa vuol dire vivere da esseri umani? Ci siamo denominati sapiens, termine che rimanda al verbo latino sapio, sapere che significa sapere e anche avere sapore. Denominandoci così, abbiamo voluto affermare che la peculiarità che ci distingue come esseri umani è la cultura, la quale è possibile grazie al pensiero prodotto dal cervello che abbiamo nella testa. Ci fa bene la testa“.

Ci sono persone che ogni giorno pensano, con il cervello che hanno in testa, a cosa mangiare a pranzo e cena. Così alimentano il corpo.  Le stesse persone però non pensano mai come alimentare il cervello. Non leggono o leggono poco. Non pensano al bene della testa.

Leggere fa bene alla testa.

https://libreriamo.it/libri/ecco-sei-buoni-motivi-per-cui-leggere-fa-bene-2/

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Libri

Giapponese

Questo è il romanzo che, iniziato ieri, ho terminato oggi. Matsumoto Seichō è definito il “Simenon giapponese”.

Francamente preferisco Simenon. In particolare trovo abbastanza tediose le continue ripetizioni all’interno della struttura del romanzo degli atti processuali. Continuamente ripresi e rimuginati. Scritti in corsivo, rompono il fluire narrativo.

Mi piace invece il corredo di illustrazioni e il Glossario alla fine. Alcuni termini giapponesi, infatti, ritornano nel racconto e non sempre è chiaro il loro significato. A parte il futon il miso e il tatami, non conoscevo il significato di yukata: chimono in cotone o di kotatsu: sistema di riscaldamento costituito da un tavolo ricoperto da una trapunta, sotto il quale è posto un braciere.

Ultimamente prendo quattro libri alla volta: qui non ci sono librerie e mi conviene ordinarli on-line. Gli altri che attendono la mia lettura sono:

Non c’è nulla di meglio in una giornata piovosa che leggere un buon libro accanto al calore di un fuoco.

Voi cosa state leggendo in questo periodo?

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Disciplina #Sylvia Plath

“Qualsiasi cosa scelga dovrà essere portata a termine seguendo un programma preciso e in una prospettiva creativa e molto disciplinata, altrimenti non valgo nemmeno la carta su cui sto scrivendo”.

Scriverò tre, quattro ore Ogni Giorno, e passerò la stessa quantità di tempo a leggere un elenco di libri che avrò preparato con attenzione, per non andare a casaccio”.

Dal “Diario” di Sylvia Plath

Alcune considerazioni:

Per chi ama scrivere e, magari, vuole pubblicare il primo imperativo categorico è leggere leggere leggere.

Poiché il tempo a disposizione è limitato, scegliere cosa leggere, senza attenersi al Canone Occidentale di Bloom ( da leggersi e di cui tener conto comunque ) fare un elenco di libri e autori classici e moderni di cui non si può assolutamente fare a meno. Evitare di perdersi in romanzetti inutili e dannosi. Meglio Shakespeare Joyce Virginia Woolf Dante Dostoevskij Pirandello Calvino Sciascia e altri consimili.

Scrivere molte ore al giorno se si vuole imparare a scrivere. Fare molta attenzione alla grammatica e alla ortografia. Alla forma, oltre che al contenuto. Allo stile. Rabbrividisco ogni volta che vedo pubblicato un post con errori ortografici e di forma. Anche perché oggigiorno scriviamo tutti con un correttore automatico, per cui proprio non comprendo come si possa ancora cadere in precipizi linguistici come ” qual è ” apostrofato: si scrive senza apostrofo. Oppure la virgola non messa correttamente, gli spazi saltati, i segni di punteggiatura messi come il prezzemolo: specie l’abuso dei punti esclamativi. Ricordate le lezioni di Umberto Eco? E non solo le sue. Usare con moderazione i puntini di sospensione e altri segni d’interpunzione.

Studiare, oltre che la scrittura creativa, la grammatica italiana mi sembra il minimo per chi vuole scrivere. Un bel corpo – il contenuto – va inserito e valorizzato in un bell’abito e non sotto una Pelle d’Asino.

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Leggere Jung 

Tra i sette libri che ho acquistato ultimamente, due sono volumi di Carl G. Jung dedicati alla Pratica della psicoterapia.

Come dicevo ieri ad una amica, seduta in caffetteria per colazione, leggere Jung è comunque e sempre leggere un Maestro.

Le riflessioni di Jung attengono all’essere uomo, persona, individuo al di là della pratica terapeutica. Le conferenze che sto leggendo risalgono agli anni 30-40. Ne è passato del tempo eppure alcuni principi e riflessioni rimangono attuali. 

Qualcuno potrà obiettare: Eh, ma il linguaggio sarà difficile, per “addetti ai lavori”. No: a differenza di Freud, Adler, Klein, Lacan o altri che ho avuto il piacere di leggere e studiare, l’esposizione di Jung è accessibile a tutti coloro che hanno un livello minimo di conoscenza psicologica.

Faccio un esempio:

Segreto e ritegno, quando sono esclusivamente personali, causano danni cui la natura reagisce infine con la malattia. Se invece sono esercitati in comunione con altri, la natura non se ne adonta, ed essi possono persino trasformarsi in utili virtù.

Dannoso è soltanto ciò che viene trattenuto, occultato per motivi personali.

È come se l’umanità avesse un diritto inalienabile a vedere quel che negli altri c’è di oscuro, imperfetto, stupido e colpevole: di questo genere sono infatti le cose che teniamo segrete per autodifesa.

Nascondere la propria inferiorità sembra un peccato naturale altrettanto grave quanto viverla fino in fondo. È come se esistesse una sorta di coscienza morale comune a tutti gli uomini, capace di punire severamente colui che, anziché ammettere la propria fallibile condizione umana non rinuncia mai, in nessun luogo e in nessun momento, alla virtuosa fierezza che gli deriva dalla capacità di dominare e affermare se stesso.

Finché egli non avrà compiuto una tale ammissione, un muro invalicabile lo separerà dalla sensazione vitale di essere uomo tra gli uomini “.

Ecco: questa riflessione non è comunque una riflessione che travalica il mero campo della pratica psicologica? 

Non è forse vero che per salvarci tendiamo spesso a vedere fuori di noi il marcio, il brutto, l’orrendo, il difetto e l’imperfetto?

Quanto ci sentiamo esenti, non toccati, non implicati quando puntiamo il dito sull’altro dicendo: – È colpa tua, con te non gioco più. Come fanno i bambini.

Fino a che punto ci autodifendiamo dallo sguardo interiore, diretto dentro di noi,  invece che puntato sempre all’esterno?

Ecco, leggere Jung per me è riflettere sul mio modus vivendi. Sul mio comportamento, sui miei complessi, sulla mia fragilità o fierezza. È leggere una persona profondamente morale che ragiona sull’etica in modo estremamente flessibile e non dogmatico. In questo mondo dove molti ritengono di avere già la verità in tasca, è già un bella differenza. 

Il brano è stralciato da: Opere – 16 – Bollati Boringhieri. 

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Scrivere

Un romanzo per Piperno

Veramente interessante l’articolo di Alessandro Piperno sulla Lettura: “Che talento, questo Amoz Oz”.

Mi è piaciuto perché parla di un libro e dell’effetto che può procurare la lettura di un romanzo in una giornata storta.

Mi è piaciuto perché c’è dentro, nel sottosuolo dell’argomento, tutto l’amore che uno scrittore può provare per il corpo di un libro, corpo da accarezzare, toccare, sentire come quello dell’amata.

Testualmente: “Ecco, il libro è finito. Lo chiudo soddisfatto. Riscatta una giornata così cupa e inutile. Stento a riporlo come accade sempre con i pochi libri che abbiamo amato. Lo carezzo come un peluche”.

Con i pochi libri che abbiamo amato.

Pochi, rispetto al mare all’oceano di libri che leggiamo. Chissà perché solo pochi ci toccano così intimamente da trasformare persino l’umore. Meravigliosa capacità terapeutica della buona scrittura. 

Così una sera torno a casa con l’umore sotto i tacchi. Alle spalle una di quelle giornate bigie disseminate di intralci che rendono la vita faticosa, opprimente e insensata”. 

Faticosa, opprimente e insensata. Capitano giornate così. A volte grigie anche senza intralci. Ci si sveglia già con l’umore greve. Senza sapere perché.

Non serve fare zapping, nè fare una calda doccia, nè gustare una buona cena. Solo la lettura di un ottimo romanzo può sollevarci in un altro strato atmosferico. Portarci altrove, dove sfumano – per incanto – le nostre inutili noie. Siamo dentro un’altra storia, qualcuno silenziosamente ci prende per mano e ci porta a sentire vedere un nuovo panorama. 

” In un attimo ecco svanire malumore, spleen, senso di gratuità. Mi rilasso, mi diverto, mi entusiasmo. La cosa più bella, mi dico, è come tratta il tempo e lo spazio. Tutto vola via delicatamente”. 

Così è anche per me quando, finalmente, trovo un romanzo che mi piace.

E per voi?