Sto che mi stai pensando.
Elena era a un corso sulla comunicazione. Tutti i colleghi e il capo vi partecipavano. Il relatore era un omino simpatico e un po’ triste. Spiegava bene.
Elena era in uno dei suoi periodi bui. Il capo l’aveva già presa nella rete delle parole. Le aveva scritto una lettera che emanava. Fascino e pericolo.
Quel giorno nel lavoro di gruppo ciascuno doveva scegliere un colore e riempire un foglio appeso alle pareti coprendolo con il colore scelto. I pennelli e i barattoli stavano nel centro della stanza. Elena aveva scelto il verde. Poi aveva scritto la parola sul foglietto che teneva in mano.
La parola era: Destabilizzata.
A turno, poi, ciascun componente del gruppo doveva leggere ciò che aveva scritto.
La frase del suo capo era rimbombata:
– So che mi stai pensando.
A chi si riferiva? E, se si riferiva a lei, come si permetteva il capo di buttare nel gruppo una sensazione così intima? Un sentimento contrastante la aveva invasa. Odio e amore.
“La destabilizzata riposa fra le ceneri”. Non voleva aggiungere tizzoni ardenti alla sua precaria situazione di destabilizzazione.
coi suoi morti.
aspetta le sue sorti
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