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Tempo

Carissima

Scrivi una lettera a te stesso a 100 anni.

Carissima pazzerella, sei quindi giunta ai cento. Brava.

Se potessi ti farei vedere i fatti salienti della tua incredibile vita. Sai: qualcuno dice che prima di emettere l’ultimo respiro si vede, come in un film a velocità pazzesca, tutto quello che si è vissuto.

A ritroso. Dai tuoi cento all’indietro. Ai novanta e poi ottanta e settanta… Pare che tu abbia preso alla lettera quello che dicono gli scienziati: che la tarda età inizia ai 75 visto che ti sei sposata a settantaquattro. Per poi risposarti – invece di riposarti – ancora a ottantacinque.

E pensare che non hai abdicato alla moda attuale delle facce di cera. Ai gonfiori inespressivi dei botulini.

Sarà per il tuo spirito pazzerello di bambina mai cresciuta, di voglia di giocare, del desiderio di osare fare provare infrangere regole e steccati… Sarà per questo tuo essere viva che non sei mai morta.

Auguri quindi, carissima centenaria, auguri di vita ancora finché il tuo spirito avrà voglia di gioco nuovo.

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Stagioni, Tempo

Oggi sole

Pare incredibile, ma oggi potrò sorbirmi il sole con una cannuccia ecocompatibile a grandi sorsi.

Dopo 5 giorni di pioggia battente insistente e di buio assillante.

Ieri ho spento la stufa alle due dopo pranzo. Ringrazio mia madre che a Natale mi ha regalato una coperta elettrica che, se va avanti così, userò fino a Ferragosto ( non c’è nulla di più piacevole che entrare in un letto caldo).

Mi consolano le notizie di grandinate con chicchi di mele che distruggono parabrezza e di bombe d’acqua e frane giù in pianura… Qui solo cielo nero e pioggia da maggio. Tre mesi così.

Ma oggi… Oggi prenderò tutto il sole e mi scalderó dopo tanto freddo e umidità. Pensare che ho scelto la montagna per il clima secco. Persino in inverno sulla neve io non ho freddo e mi tolgo la giacca se c’è il cielo limpido e blu.

Mi sono coperta più in questi mesi pseudoestivi che in inverno…

Mah.

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Tempo

Scorrere il tempo

Mi piace scorrere le immagini del tempo che fu. Con il digitale in un attimo si ha percezione del tempo che passa, di ciò che è stato e non c’è più, delle trasformazioni e crescite. Delle mancanze.

Un pranzo in vetta con amici. Il mio gattino così piccolo prima che diventasse una lince… Il mio braccio ingessato. Il lago ghiacciato. Il giardino bianco di neve. Le mie gambe stese a tremila a vedere il cielo dietro la catena montuosa. L’amica che non c’è più. Il giardino zen che l’alluvione ha spazzato via.

Google foto mi permette di sbirciare le immagini di tre, due anni fa. E ogni volta resto stupita sui cambiamenti mutamenti e trasformazioni. Com’era la mia casa prima che diventasse mia. Com’era la mia vita prima che scegliessi di vivere definitivamente in montagna.

Tutto cambia. Nulla è permanente.

Eppure siamo così stolti da tenerci saldamente attaccati a una zattera di nulla.

Vivere il momento. Vivere l’attimo fuggente. Goderlo a pieno. Questo è quello che vale. Il passato resta nei fotogrammi, nelle istantanee. Il futuro è già oggi.

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Tempo

Maggio

Meravigliosi

Azzurrati

Giorni

Giovano

Intimamente

Ovunque

Un acrostico che sia anche un augurio per tutti

Dopo la pioggia arriva il sereno
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Tempo

Ritmo circadiano

Uno dei vantaggi di essere blogger da molti anni consiste nel trovare tracce e contenuti di argomenti già trattati direttamente sul nostro sito vecchio o nuovo.

Dato che ieri hanno rimesso l’ora solare e io, come sempre, sono andata completamente in tilt, ho pensato a un articolo che avevo già trattato su Tranellidiseta e, infatti dopo una semplice ricerca l’ho trovato e, quindi lo ripropongo qui.

Eccolo:

( … )
In cronobiologia e in cronopsicologia, un ritmo circadiano è un ritmo che si svolge in 24 ore.
Il termine è stato coniato da Franz Halberg e viene da latino: circa diem e significa appunto intorno al giorno.
L’esempio più classico di ritmo circadiano è il ritmo sonno/veglia.
Ore 6: L’ora del saluto al Sole, la testa si erige. La mente non è ancora in azione e le intuizioni possono affiorare.
Ore 8: L’ora delle prove, i nostri piedi concretizzano il contatto con la terra. Si riesce a dare il via ai pensieri, ai programmi.
Ore 10: l’ora dello scambio delle informazioni. Si incontrano gli altri.
Ore 12: Si espongono le proprie idee con fermezza e con coraggio. Non si ascolta. L’espressione di sè è al massimo.
Ore 14: E’ l’ora del silenzio, dell’ascolto di sé. Non si programma, non si discute.
Ore 16: La mente è più fervida e chiede il confronto. E’ l’ora delle opposizioni, dei litigi. Non è il momento delle sagge decisioni.
Ore 18 : Le tensioni calano. E’ l’ora dell’incontro con gli altri, dei contatti, delle riunioni e anche dell’ascolto.
Ore 20 : L’esigenza di far chiarezza. Suoni e colori rilassano la mente.
Ore 22: E’ l’ora della creatività, della sessualità più sentita; l’armonia richiama all’umorismo, all’allegria.
Ore 24 : Sentire le proprie emozioni. Le tensioni del corpo si sciolgono nel sonno, meglio se qualcuno ce lo massaggia dolcemente.
Ore 1-6 : Il contatto con il mondo interiore. La realtà dei sogni.
Considerate le diversità di ciascun soggetto, il ritmo circadiano mi pare comunque interessante.

Mettere o togliere un’ora in più o in meno – a mio parere – altera il ciclo portando disagio e malessere.

Ieri ero tutta scombussolata, stamattina la mia stufa che segue il suo ciclo di programmazione si è accesa alle sei perché non l’avevo avvertita. Dovrò riprogrammare il suo crono per le sette.

Normalmente mi ci vogliono giorni per riprogrammarmi anch’io.

Francamente mi auguro che in primavera sia l’ultima volta che siamo sottoposti a questo dannoso cambiamento dei nostri naturali cicli e ritmi.

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Tempo

Acrostico LUGLIO

L uminoso mese

U rla il sole tra

G irasoli e gigli. Nel

L impido cielo

I ntorpidiscono le

O re pigre

In realtà luglio è iniziato con brutto tempo: per ora sole e nuvole ma, nel pomeriggio, sono previste piogge.

Il “brutto tempo” in realtà può essere bello per chi, come me, sente il bisogno di una pausa intima. Si sta dentro raccolti nel guscio della casa.

L’estate è una stagione apprezzabile ma talmente esterna: la giornata si svolge per lo più fuori, all’aria aperta sotto i raggi solari che mettono ogni cosa in rilievo: tinte forme contrasti.

A me dopo un po’ stanca. Forse perché amo l’introspezione e un rifugio nascosto di tana. Per questo, al chiasso esuberante estivo, preferisco le tinte più basse dell’autunno e dell’inverno.

Comunque sia: benvenuto luglio.

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Tempo

SETTEMBRE

S cende l’
E state verso
T empi di
T erre di vendemmia
E
M iele di
B rina
R ilucente tra le
E statiche nubi

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Stagioni, Tempo

Agosto

A ncora
G iorni di
O tium
S enza
T erribili
O ccupazioni

– Ma lei lavora sempre – mi ha detto ieri un vicino mentre tagliavo l’erba dietro e davanti la casa.

Sì, adoro fare. E poi riposare. Mi piace la mattina entrare nell’orto per cogliere le profumate verdure. Mi piace la sera rientrare in orto per togliere le erbacce. Che poi, a volte, mi spiace perché le trovo selvatiche come me e anche belle. Ho sempre preferito il groviglio da giungla agli asettici giardini all’italiana.

Agosto è sempre stato uno dei mesi in cui più ho sentito il vuoto e la noia. Ricordo pomeriggi al sole distesa come una lucertola a soffrire. Ora non più. Perché ho una casa che mi piace in mezzo al verde con un giardino da curare e l’orto.

L’altra mattina, invece di camminare fino in fondo al percorso, mi sono concessa una lunga sosta sulla sdraio al sole. Ho messo le cuffie e sentivo musica. Stavo bene. La mia pelle è nera.

Non mi fa più paura oziare. Stare senza far niente. Sarà che settimana scorsa ho partecipato a un corso d’arte che ha comportato spostamenti e ore di ascolto partecipato. Sarà che non ho sensi di colpa a non fare niente. A non progettare niente, tranne il mio star bene. Assecondo i miei ritmi dolcemente.

C’è stato un tempo in cui agosto voleva dire vacanza in luoghi esotici. Alberghi prestigiosi con immense piscine. A parte l’allegria di mia figlia, non mi sono mai veramente divertita. Tutto un po’ falso e da cartolina.

Preferisco ora i miei percorsi in salita, le mie pietre al ruscello che ostinatamente sposto per creare piccole dighe. Forse mi sto trasformando in un castoro.

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Tempo

Primo settembre

Sullo schermo ho visto 1 nel quadratino icona del calendario. Così mi sono resa conto che oggi inizia settembre. Per mia fortuna, come discorrevo tempo fa con un amico di questa comunità di scrivani, non sono più parte del tempo regolato da orologi agende scadenze. Non porto, volutamente, l’orologio da anni. Mi regolo in base ai miei ritmi biologici e ai ritmi circocadiani.

Ma settembre per me avrà due scadenze ben impresse: due giorni in cui degli omini porteranno via per sempre gran parte dei mobili e dell’arredo della mia casa. Si chiama sgombero. Cose che non vedrò mai più – come la cucina – e che mi hanno circondato da almeno trent’anni.

Mi fa un certo effetto.

Ho letto che il trasloco è in graduatoria la terza causa di stress dopo il lutto ( o la malattia grave ) e il divorzio. Devo dire che, in effetti, alza un bel po’ di polvere: sia figurata che vera.

Saltano fuori parecchi cadaveri e fantasmi dagli armadi. Volenti o no, si rivede la propria storia: si ritrovano pagelle scolastiche, lettere d’amore, romanzi incompiuti, mostre e conferenze promosse e organizzate, iter e carte burocratiche. Carte e cartacce. Fogli bianchi e minutamente scritti, vergati, calligrafici.

Come scrivevo ieri sera nell’altro blog, la polvere sollevata preparando uno sgombero porta inevitabilmente a chiedersi: ma ero io? Ma ero proprio io? Quella che amava, si arrabbiava, gioiva, rischiava tutto per nulla? Ero proprio io a dire ” ti amo “?

Ho buttato una gonna rossa corta e brillante come pelle di serpente. Che io abbia potuto mettere questo pezzettino seducente mi pare incredibile ora che viaggio sempre con pantaloni e scarpe basse. Eppure.

Settembre sarà il mese dello sgombero. Ottobre del trasloco.

Il distacco è necessario per rinascere.

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Tempo

Lo specchio

Ho trovato questo video su un sito francese. Ve lo ripropongo perché lo trovo veramente interessante per tema, scelta stilistica e realizzazione. Sintetica, ma estremamente efficace.

Sto terminando la lettura di “Momenti d’ozio” di Kenkō. Alcuni interi paragrafi sono assolutamente insignificanti, mentre altri degni di essere ritenuti. In tema con il video vi propongo questo:

” Il passaggio dalla nascita alla vecchiaia, dalla malattia alla morte è ancora più rapido. Le quattro stagioni, in fin dei conti, hanno un ordine prestabilito.

L‘ora della morte non aspetta il suo turno. La morte non ci aggredisce necessariamente di fronte; può anche progettare di attaccarci proditoriamente alle spalle.

Tutti sanno che c’è la morte, ma essa arriva inaspettata, quando si ha l’impressione di avere ancora tempo e che la morte non sia imminente.

È come la marea che tutt’a un tratto sommerge le secche poco prima ancora protese nel mare aperto”.

Voi direte: ma che articolo fuori tema alle soglie di Ferragosto. In realtà, a mio parere, se solo fossimo più consapevoli dell’effimero vivremmo con più gusto sapore energia e joie de vivre ogni istante, che sia un giorno di lavoro ferie o una sacra ricorrenza. Non sprecheremmo più ogni istante.