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Mercoledì

Immagine fotografica di Eletta

Mercoledì la catena montuosa sarà ancora più bianca: danno neve.

Il monte appare più presente e imponente ammantato di bianco. Si staglia all’orizzonte con tutta la sua presenza stabile.

Oggi il vento spazza il cielo e toglie le prime foglie secche, fa mulinelli di pensieri e li sposta via.

Ho sentito l’altra sera che sono notevolmente in aumento le depressioni. Per forza. Da otto mesi siamo sottoposti a una pressione allucinante: a un’ansia ondivaga.

Qui in montagna non è tutto rose e fiori: ne parlavo stamattina. Alcoolismo dilagante, in alcuni casi sfociante in suicidi. Anche droga. Comunque qualsiasi cosa che dia momentaneamente una pausa amnestica al mal di vivere.

L’inverno in arrivo porta una solitudine ancora più insopportabile perché si sta sepolti nella neve che, talvolta, impedisce anche i normali spostamenti.

Quest’anno aggiungeremo l’impossibilità di minime attività socializzanti per via della epidemia. Ci aggireremo con la mascherina azzurra tra la neve bianca come spettri.

Se non si baratta un po’ di tranquillità con alcool e droga, come nel mio caso, conviene darsi alle attività creative.

Sto facendo biglietti augurali, cuscini e guanti all’uncinetto, pensando progetti editoriali, scrivendo, curando immagini grafiche e fotografiche, leggendo diversi libri, riordinando lo spazio libreria ( troppi libri e poche pareti libere ), tenendo contatti con amici e parenti, pulendo la casa, facendo passeggiate, sistemando l’orto prima del riposo invernale, vedendo bei film, pensando a novità che mi possano rendere felice.

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Autumnus

Immagine fotografica di Eletta

Non è vano rammentare, ricostruendo le origini del termine, che l’etimo latino indicasse con autumnus o auctumnus, in verità, un tempo di crescita, persino di arricchimento e maturazione. Tutt’altro che di decadenza e presagio della fine, e per la donna e l’uomo l’iniziazione alla vecchiaia.

Il verbo augere che ne è lo stampo originale, il cui participio passato è auctus, rinvia all’azione che si merita un munus. Una ricompensa, quella del raccolto degli spontanei prodotti della terra e degli alberi, e quella scaturente dalla fatica del lavoro agricolo.

Non per nulla venne rappresentato anche come una cornucopia traboccante di frutti di ogni genere”.

Da: Foliage – Vagabondare in autunno di Duccio Demetrio

Per me autunno è stagione di calma e tranquillità. Di sorriso quieto e lavorio interiore. Il sole ora arriva tardi e tramonta presto e permette sonni più lunghi senza l’energia luminosa che filtra dalle finestre.

Più interno e meno esterno. Più salotto e stufa accesa e meno giardino e orto. Più lavori manuali in casa che fuori. Più letture disegni pitture che camminate. Più maglioni a collo alto e meno canottiere e calzoncini.

L’autunno rende la donna più chic. Perché, a mio parere, la donna più vestita è più bella perché può giocare con più strati e accessori.

A me piace molto questa stagione, sarà perché ci sono anche nata e, quindi, la sento più intimamente simile.

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Il vero colore

Immagine fotografica di Eletta

” Un giardiniere mi fa osservare come soltanto in autunno si percepisce il vero colore degli alberi. In primavera l’abbondanza della clorofilla dona loro, a tutti, una livrea verde.

A settembre inoltrato, si rivelano rivestiti dei loro colori specifici, la betulla bionda e dorata; l’acero giallo-arancio-rosso, il rovere color del bronzo e del ferro.

Il colore è l’espressione di una virtù nascosta”.

Marguerite Yourcenar

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Archivio foto

Ieri sera ho deciso di eliminare un po’ di fotografie dallo smartphone. Non ricordavo di avere un album dal titolo: Inverno. Poiché conteneva più di cento immagini le ho viste per eliminare il possibile.

Ma sono rimasta a bocca aperta. E ho avuto l’ennesima prova che io amo l’inverno e l’autunno e detesto l’estate.

Per via dei colori: blu e tutte le sottotinte fino all’indaco e turchese; verdi spenti e bassi; bianco ghiaccio con tutte le sfumature.

Mi è venuta una nostalgia delle vette: per motivi che non sto a dire non sono più salita ai tremila. E mi mancano molto.

Per via del Monte che acquista una maestosità quando si ammanta di neve.

Per via della pace, nell’intimità silenziosa e ovattata delle giornate col cielo terso e l’aria frizzante.

Non dovrei proprio lamentarmi considerato che, a differenza di chi abita in pianura, io stamattina sono salita con il solito percorso coperta da un maglione… la mattina qui fa freschetto.

Ma è così: per il mio temperamento mi si addice meno luce, ma luce più tersa, meno fuori e più dentro, più colori freddi che colori caldi, più toni bassi che chiasso.

” Vorrei limitarmi qui ad accennare genericamente, da un lato al modo tipico con il quale l’estroverso si prodiga costantemente e irradia da per tutto la sua attività, dall’altro alla tendenza dell’introverso a difendersi dalle esigenze esterne, ad astenersi per quanto possibile da ogni dispendio di energia che si riferisca direttamente all’oggetto, e a creare invece a se stesso una posizione di sicurezza e di potenza”.

Carl Gustav Jung – Tipi psicologici

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Metaforfosi

Rielaborazione grafica di Eletta

Quello che mi piace dell’autunno è la lenta, ma inesorabile metaforfosi. È il cambiamento. La trasformazione. Prendere un ramo una foglia un pascolo e cambiarne il cromatismo e la materia. Accartocciare stringere assottigliare maculare tinteggiare muovere.

Sarà che detesto la stasi. Tutto ciò che è immobile e sempre uguale a se stesso. Sarà che mi piacciono i cambi di scena. Sarà che mi diverte il capovolgimento e l’inaspettato: la sorpresa. La magia. Sarà che la mia parte bambina ancora sa meravigliarsi guardando e vedendo.