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Voyeur

Immagine grafica di Eletta

Solitamente la sera, prima di dormire, si affollano in formazione sciolta le immagini del tempo passato; così mi vedo in situazioni vissute come se fossi una che recita sul palco teatrale, tutta presa nella sua parte, eppure così distante da chi è veramente.

Così mi appaio la notte poco prima di dormire mentre rido con un’amica nella casa che sa di colori o distesa tra tanti corpi nudi mentre il maestro ci guarda. E penso, nell’attimo prima dell’ingresso nel sogno, che un pittore è in realtà un voyeur. Null’altro. E lo vedo mentre ci sistema sul pavimento, i corpi nudi sotto la luce, maschi e femmine, e ci dice come mettere le braccia o le gambe attorno o sopra corpi che non conosciamo.

C’è lo stesso intimo piacere tra il pittore e un voyeur. Il piacere di vedere osservare penetrare con gli occhi fino in fondo svelare. Questo penso, con una gamba già nel regno di Morfeo, e penso che anch’io – a mio modo – dipingendo sono una che trae piacere nel vedere entrare penetrare con gli occhi lo sguardo continuo.

” Di modo che si limitò a serbare quel ricordo come un rifugio, come un luogo sempre più ermetico e distante – ma vagamente rimpianto e privilegiato – cui tornare con il potere della mente, come chi si consola dicendosi che se c’è stato un tempo di spensieratezza e improvvisazione, di frivolezza e capriccio, di sicuro da qualche parte c’è ancora, anche se è difficile tornarci se non con la memoria che si deluisce e con il pensiero immobile che non avanza né retrocede: torna solo sulla stessa scena che si ripete immutabile dal primo all’ultimo particolare, fino ad acquistare le caratteristiche di un dipinto, sempre identico a se stesso, senza sviluppi né mutamenti, in una fissità disperante”. Da: Berta Isla – Javier Marías – Einaudi