
Guardo l’agenda… ecco: non vado dal 25 febbraio. Quasi tre mesi.
Andare dalla parrucchiera per me non è solo farsi acconciare. Oltretutto non sono proprio il tipo da bigodini o spazzola e phon. Difficilmente la piastra al vapore.
Per me andare ogni settimana dalla parrucchiera significava, e mi auguro che da oggi significhi ancora, stare in compagnia e scambiare due chiacchiere con lei, che considero amica.
È uno di quei riti settimanali che mi sono proprio mancati. Così come la colazione con la brioche o l’aperitivo all’aperto nel bar di V.
Sono allenata a stare da sola da tanto tempo. Perfino quando ero sposata stavo da sola perché mio marito era sempre via per lavoro avendo il lavoro come perno della sua vita.
Quindi, in questo periodo di lockdown, non mi è tanto pesato il distanziamento quanto la mancanza di questi riti settimanali. Queste áncore che punteggiavano il vuoto. Questi ormeggi.
Rivedere il piccolo salone, farmi massaggiare la testa mentre la poltrona massaggia il mio corpo, sentire il profumo dello shampoo, vedere le forbici che tagliano con sicurezza e precisione la chioma incolta… piccoli piaceri perduti.
Ma soprattutto sentire le nuove. Scambiare due chiacchiere. Fare due risate. Rivedere il quadro appeso che ho regalato alla mia amica parrucchiera per il suo compleanno.
Stare due ore a farmi coccolare.
Finalmente.
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