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Caso Graffio

Cose da fare

Nella mia nuova casa c’è sempre qualcosa da fare. Per ora è quasi a posto la sala, almeno un angolo.

Il signore dio è sceso in terra ieri a dettare legge. Per la seconda volta voleva spostare il divano. L’ho lasciato fare.

Dopo averlo spostato mi ha detto che anche la libreria poteva essere spostata. Gli ho risposto che stava bene dov’era. L’angolo creato libreria/quadro verde a me piaceva così e la casa – che piaccia o no – è mia perché la pago io.

Ho anche pagato con grande fatica ( oltre che in moneta sonante ) l’organizzazione del trasloco da sola.

Ho pagato con grande fatica lo sgombero dei mobili e l’imballaggio dei quadri dei piatti dei bicchieri e di tutte le cianfrusaglie casalinghe, prima di metterle negli scatoloni.

La cosa incredibile è che in casa del Signore unico dio non si può nemmeno spostare un tappetino in bagno o un pouf. In casa sua tutto deve essere come decide lui, e mi chiedo perché nella sua testa bacata non dovrebbe valere la regola simmetrica che, come in casa sua decide lui in casa mia decido io? Mah.

L’altro ieri è arrivata la stufa. Lunedì verrà il tecnico per la installazione. Considerato che martedì è prevista una alluvione mi auguro di poter usare la stufa nella prossima settimana. Sarà rivestita in maiolica rossa e darà un calore caldo.

Il signore è sceso nella sua casa di città da un’ora.

Ieri ho terminato di svuotare tutti gli scatoloni. Erano trenta. Ieri ho anche terminato di disimballare i quadri: erano una decina di grandi dimensioni.

Ora ho da portare giù una decina di contenitori di plastica con dentro maglioni calze sciarpe e altro vestiario. Vedere di sistemare il tutto nella camera guardaroba. Poi i miei libri che sono davvero tanti e pesano. E tutto il resto di cui ho disseminato la casa che era “nostra”. Lui non ha portato giù nulla.

Il signore dio in questa settimana è sceso pochissime volte e solo per dare consigli. Non mi ha mai invitato a cena o pranzo per ritemprare le mie forze esaurite. Mai.

Ormai non mi lamento perché la casa è mia ed è giusto che faccia tutto io. Non sarebbe giusto se fossi in coppia ( perché in coppia ci si dà una mano in momenti di emergenza o no? ), ma ormai ho capito che era solo una mia balzana idea di essere in coppia. A volte noi donne siamo strane e crediamo alle favole o ci immaginiamo situazioni inesistenti.

Ormai mi sono arresa al fatto di essere sola e, francamente, non trovo spiacevole questa condizione perché sto finalmente piuttosto bene. Ho ritrovato la serenità perduta correndo dietro e dando retta a un essere totalmente inconsapevole e ingrato. Mai fatto un gesto, mai chiesto scusa per la totale incredibile assenza nel travagliato periodo del trasloco. Lui ha sempre una giustificazione come i bambini piagnucolosi.

( Trovo comunque abbastanza incongruente la frase che mi ha lanciato l’altro giorno: – In casa tua non si può nemmeno entrare.

Gli ho risposto: Bastava chiedere: ti serve una mano? E, in questo caso, in casa saresti entrato ).

Suo fratello mi ha detto che è per aria perché martedì rivedrà sua moglie per il divorzio. Suo fratello mi ha detto che lui è cambiato molto da quando ha il cane. Penso di essere d’accordo con suo fratello: il mio compagno è ancora palpitante per la mogliettina e, ormai è assodato, dopo la separazione l’ha sostituita con il cane. Ora lui è sposato con il suo cane. Sono in coppia loro. Io sono e valgo zero. Sono fuori dal triangolo. Lui lei il cane.

In questi tre anni l’ho visto correre in ansia dal veterinario per lo sperone della zampa del suo cane che aveva subito un urto; io da martedì ho una brutta ferita alla gamba sinistra che curo con garze di connettivina perché si ricostruisca il derma: sono andata da sola in farmacia. Nessuno è corso per me e il signore degli abissi ha pensato bene di lasciarmi sola la domenica quando poteva benissimo partire lunedì. Ma è trepidante per il suo vecchio e perenne unico amore: la moglie. Qui non ha nulla da fare. Doveva correre via. Con la sua moglie cane.

Dopo questo sfogo diaristico, torniamo a quello che devo fare.

Devo portare giù anche la statua di Keith Haring che mi ha fatto mio padre. È in legno. In parte l’ho già dipinta e decorata. Ora manca solo qualche tratto d’oro. Ho cassetti pieni di colori di tutti i tipi, ma come capita in un trasloco, i tubetti di acrilico oro misteriosamente erano scomparsi.

Quando martedì ci sarà l’ alluvione, sperando che la mia nuova casa non venga spazzata via con tutto il mio lavoro, mi occuperò dell’omino di Haring.

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Caso

Caso

Ieri ho visto un bel film che ha per tema: in questa folle vita nulla accade per caso.

Ne sono convinta da tempo. Qualsiasi incontro evento fatto che ci accade, fuori e dentro, ha un senso, un suo perché.

Per quale motivo tra le migliaia di persone che incontriamo, solo una diventa il nostro unico amore? Ne tratta anche Roland Barthes nel libro già citato: Frammenti di un discorso amoroso. Sia la prima edizione, che quella successiva: Frammenti di un discorso amoroso inediti.

Non vi sarei mai andato, se il caso non mi avesse indicato quale tesoro si nascondeva in quella tranquilla contrada – Werther, 18″.

Semplice figura per la quale il soggetto si ricorda e si meraviglia del caso che gli ha fatto incontrare l’essere amato”.

C’è una ragnatela di nodi e incroci nella nostra vita, per cui ci incontriamo, per caso, con una persona o situazione. C’è un disegno per cui sorvoliamo su alcuni incontri, ci scivolano addosso senza lasciare traccia, mentre altri determinano una rottura con tutta la nostra vita precedente, aprono uno squarcio che ci cambia prospettiva abitudini e luoghi.

È il tema di molta letteratura e cinematografia. Il film di cui parlavo all’inizio si intitola: “Cosa piove dal cielo” ( È presente su Rai Play ). Il tema portante è sottolineato dalla assurdità di un accidente ( La mucca caduta dal cielo ) che conduce un povero ragazzo cinese per vie nuove fino all’incontro con un uomo fermo in gesti sempre uguali e stereotipati, chiuso nel suo stretto individualismo che non prevede aperture all’irrompere del nuovo. Grazie all’incontro causale con il diverso il protagonista diventerà lui diverso.

Se fossimo solo più consapevoli di ciò che ci accade e sapessimo metterci in gioco per cambiare rotta abbandonando gli abiti logori…