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Poesia Scrivere

Nulla m’attendo

Nel guazzabuglio delle idee filosofiche nuoto stanca. 

Ruzzola giù per le scale il gomitolo delle aspettative. 

Nulla m’attendo dal tuo testo antico, così zeppo d’errori: informi sgrammaticature. 

Non volo mai sulle turpi cancellature: segni neri addossati alle parole.

Avevo altre illusioni quando m’imbarcavo, nei giorni estivi, verso isole turchesi. 

Floscia e lacera la vela nel ritorno. 

Nel sogno l’uomo dai molti cani mi mostrava magnifici frattali. 

Il colore irrecuperabile del cielo di Magritte e Chagall.

Ero così elegante e languida. Così appagata. 

Ora annego nell’immobilità melmosa del tuo stare. 

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Danzare 

Ieri scrivevo che, quando sono da sola, ascolto musica a tutto volume e ballo.

A me piace molto ballare, mi piace muovere il corpo seguendo la musica. Liberamente. Non ho mai imparato i passi canonici. Non mi interessa, tranne forse per il tango. Ballo tra i più sensuali con un linguaggio proprio da imparare e seguire. Per quanto mi riguarda amo particolarmente muovere il corpo sullo sfondo di musica tribale, rullanti e tamburi.

Non ho mai avuto compagni, mariti, amanti, amici che hanno amato il ballo. Così non sono mai andata nei luoghi deputati alla danza. Così è anni e anni che ballo da sola senza condivisione e socialitá. Oggi per caso ho ritrovato in un’altra casa un libro che avevo prestato. Non sapevo nemmeno che fosse mio, sono stata attirata dal titolo e dal nome dell’autore sul dorso: L’ospite inquietante di Umberto Galimberti. Solo quando l’ho preso in mano e aperto, ho visto sulla prima pagina dopo la copertina il mio nome. Era mio, quindi l’ho messo in borsa. 

Quando l’ho aperto a casa e l’ho sfogliato ho trovato un capitolo dedicato proprio al tema: La danza e la liberazione del corpo. 

“Tra santi e prostitute, tra Dio e mondo, la danza! ”    Nietzsche 

” All’origine del mondo c’è quell’arte nobilissima che é la danza di cui si dice ella esser nata da principio col mondo istesso ”        E. Tesauro 

” Furono proprio quegli dei, che ci sono stati offerti come compagni di danza, a farci dono del ritmo e dell’armonia come espressioni del piacere ”     Platone

Galimberti analizza come fu il Cristianesimo a separare il sacro della danza e a irrigidire il corpo in uno spazio controllato e chiuso. 

Non è questo il luogo per enucleare tutte le interessanti riflessioni del filosofo, quindi- per chi volesse approfondire- rimando alla lettura del libro citato.

Libro che metterò al suo posto, nella mia libreria, accanto agli altri numerosi fratelli. Starà bene perché verrà toccato spesso ( anche i libri cartacei hanno un corpo).

Toglietemi tutto, ma non i miei sacri libri.

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A casa

A casa ci sono solo io a decidere i tempi e i luoghi. I ritmi del sonno e del risveglio. Terminate le lunghe attese, le condivisioni, i compromessi. Stare con un’altra persona é un adattamento continuo. Io, poi, che se non dormo sono capricciosa come una bimba.

Qui ho gli stivali sulla pelle del mio grande divano, le gambe allungate in pieno relax esattamente come mi piace; e la sera volano gli indumenti sulla sedia facendo un arco gioioso: voilá. 

Mangio quel che voglio quando voglio, senza mettere in ballo tutta la batteria del pentolame giacché di poco io mi accontento. Accendo la TV senza zapping scegliendo un solo programma. Leggo sdraiata e muta. Ascolto la musica a volume alto e ballo. 

La convivenza é una continua prova. Di pazienza, tolleranza, rispetto dell’altrui diversitá.

L’altro è diverso. Diversi i gusti, i tempi, gli hobby, le passioni, i bisogni. Diverso il carattere, il temperamento, diversa la storia e la formazione. Diverse le esperienze che ci hanno condotti fin qui. 

Volere bene a qualcuno significa accettare la sua sostanziale diversità. E rispettarla. Non è compito facile. Ogni tanto sorgono scintille. Si alimentano faló. Si rischia di bruciare tutto. Più semplice lasciar perdere mollare andarsene chiudere porte e portoni. Solo l’amore trattiene. 

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Se lo scrittore secondo Virginia Woolf 

Guardatevi dentro e la vita sembra molto lontana dall’essere ” così “. Analizzate per un attimo una mente normale in un giorno normale. La mente riceve una miriade di impressioni – futili, fantastiche, evanescenti, o scolpite con una punta d’acciaio. Esse ci giungono da ogni parte, in uno scroscio incessante di innumerevoli atomi, e mentre ricadono, mentre prendono forma nella vita di un qualsiasi lunedì o martedì, acquistano un accento diverso dal solito; (…)

Se uno scrittore fosse un uomo libero e non uno schiavo, se potesse scrivere quello che vuole, e non quello che deve, se potesse fondare il suo lavoro sul proprio modo di sentire e non sulle convenzioni, non esisterebbe nessun intreccio, nessuna commedia, nessuna tragedia, nessuna storia d’amore o catastrofe nello stile comunemente accettato…

La vita non è una serie di lampioncini disposti in ordine simmetrico; la vita è un alone luminoso, un involucro semitrasparente che ci racchiude dall’alba della coscienza fino alla fine.

Non è forse compito del romanziere esprimere questo spirito mutevole, misterioso e indefinito, per quanto possa mostrarsi complesso e aberrante, con una miscela possibilmente priva di elementi esterni ed estranei? Noi chiediamo solo più coraggio e sincerità; vogliamo suggerire che la materia del romanzo è un po’ diversa da quella che l’abitudine vorrebbe farci credere.

Così Virginia Woolf si esprime sul Romanzo moderno. Joyce già rivoluzionava lo schema classico del romanzo. Oggi non pare che se ne tenga gran conto: i libri in testa alle classifiche rispondono a uno schema spesso piano, piatto, con un linguaggio poco articolato e con pochi, o nessun, salto acrobatico. 

Quando entro in una libreria o in una biblioteca faccio davvero fatica a trovare qualche romanzo moderno avvincente. Naturalmente sono una difficile. Al di là della trama, è il tessuto del linguaggio che mi interessa e può, eventualmente, affascinarmi. 

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L’uomo di ghiaccio 2 

L’uomo di ghiaccio in automobile durante il viaggio mi ha parlato delle sue analisi mediche: il sangue fa fatica a scorrere nelle vene per ovvi motivi. Ora, dopo pranzo, sta spalando la neve e il ghiaccio sui gradini di pietra. Al piccolo ristorante faceva freddo, la cuoca ci ha acceso il termosifone ma anche se il fuoco scoppiettava nel camino, stare seduta vicino a lui non era di conforto: ho dovuto mettere il piumino sulle gambe perché le sue gambe vicine sotto il tavolo espandevano una brezza gelida. 

La conversazione è stata altrettanto gelata: lui, l’uomo di ghiaccio, ha mangiato pizzoccheri e io ne ho approfittato per raccontargli di quando vivevo a Milano e avevo cucinato questo piatto prelibato per undici persone in taverna: anche se sono scesa nei particolari e raccontato aneddoti di quel tempo ( ero molto giovane bella e con un seno che ingolosiva gli uomini presenti a cena ) lui non ha fatto una domanda né un commento.

Si é invece dilungato a parlare di soia e saponina con la cuoca, anche se stava riportando i piatti in cucina, bloccandola sulla porta per molto tempo.

L’uomo di ghiaccio infatti, sa essere affabile e persino caloroso con gli estranei, specie se sono donne giovani: allora riesce a far rimbalzare la conversazione a lungo, riesce ad ascoltare con interesse e a chiedere. A parte la saponina e la soia non sono stati affrontati altri argomenti durante il pasto che si è svolto in siderale silenzio.

Dopo aver pagato il conto é riuscito persino a farsi leggere l’oroscopo, lui che non ci crede minimamente. Incredibile come la sua anima algida si scaldi in presenza di sconosciuti. 

Ora é rientrato dopo aver spalato la materia di cui è fatto. 

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L’uomo ghiaccio 

Oggi parto. Ho voglia di cambiare aria ambiente orizzonte vista visi incontri suoni odori cibi vestiti temperature atmosfere. Dove vado c’è un altro tempo, dilatato, ritmato differentemente e condiviso. Non sarò sola per sette giorni. Per questo mi sto godendo il tepore del mio letto, dopo aver fatto una bollente doccia, nuda sotto i piumini. Sarò con l’uomo ghiaccio. Lui non mi tocca, non mi guarda, non mi parla, non mi abbraccia, non mi scalda. Quando lo vedo la mia temperatura corporea scende all’improvviso e tutti gli ardori si spengono all’improvviso come in un blackout. 

Stare nel medesimo spazio con un uomo ghiaccio non è semplice. Specie se la temperatura esterna è già gelida. Occorre coprirsi molto, mettere maglie maglioni felpe sciarpe guanti cappelli calze pesanti: tutto di lana e cashemire. Occorre darsi calore con the bollenti, brodo, vin brûlé, cioccolate e altri piatti che prevedano una cottura. Occorre evitare gelati e ghiaccio negli aperitivi: non mi metta il ghiaccio, per favore. 

L’uomo ghiaccio tiene a distanza, tiene una distanza prossemica standard. Non ti tocca o prende la mano, che comunque va coperta dal guanto. Evita accuratamente ogni anche accidentale contatto, non ti sfiora, se lo incontri in casa nello stretto corridoio occorre farsi da parte prima che lui si faccia da parte.

Dorme nel suo letto che assomiglia a una teca di cristallo. Non desidera essere svegliato dal bacio di una principessa. Io dormo nella mia piccola tenera cameretta: l’ultima volta mi sono portata una coperta riscaldante elettrica, l’accendo un’ora prima di andare a letto, così quando mi infilo sotto le coperte sento calore e riesco a dormire come se stessi vicino a un uomo fuoco. 

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Degli scrittori 

Dice Maupassant degli scrittori: En lui aucun sentiment simple n’existe plus. Tout ce qu’il voit, ses joies, ses plaisirs, ses souffrances, ses désespoirs, deviennent instantanément des sujets d’observation. Il analyse malgré tout, malgré lui, sans fin, les coeurs, les visages, les gestes, les intonations.

Proprio così: In lui, cioè in chi scrive: nello scrittore, non esistono sentimenti semplici. Tutto ciò che vede, le sue gioie, i suoi piaceri, le sue sofferenze, le sue disperazioni, divengono all’istante oggetti di osservazione.

Egli analizza, malgrado tutto, suo malgrado, senza fine, i cuori, i volti, i gesti, le intonazioni.

È per questo motivo che stare accanto a uno scrittore, o a una scrittrice, non è facile.

Non c’è distrazione, cecità, superficialità, vaghezza. Chi scrive osserva e vede tutto, malgrado lui. Ha la pelle sensibile, nuda: ogni sensazione arriva. Ogni gesto, ogni intonazione della voce, viene catturato registrato analizzato. Ogni riverbero interno viene amplificato, produce echi. Non è tenero con se stesso, con ciò che sente, e con gli altri.

Non esistono sentimenti semplici, lo scrittore vede annota la complessità, entra nelle profondità dei suoi meandri. Ogni aspetto viene considerato da tutti i lati, non sfuggono i dettagli, lo scrittore dipinge con attenzione maniacale, non ama le superfici piatte senza increspature.

Proprio per queste caratteristiche stare accanto a una persona che scrive non è semplice. Per chi è superficiale, per chi preferisce le banalità e gli stereotipi, per i furbi e chi tende a vivacchiare non è facile stare accanto a chi annota ogni particolare dettaglio sfumatura.

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Che cos’è Amore

Ti vedo meglio al buio, 

non mi occorre altra luce:

l’amore per me è un prisma 

che supera il violetto.

Questa la strofa di una poesia di Emily Dickinson. Ti vedo meglio al buio, frase magnifica che rimanda al senso profondo dell’amore che si abbandona all’altro nella notte della ragione.

Mi ricorda la favola di Amore e Psiche, nell’interpretazione di Erich Neumann ( Casa Editrice Astrolabio):

” La fase dello sprofondamento di Eros e Psiche nell’oscuro paradiso dell’inconscio corrisponde alla situazione uroborica iniziale dell’esistenza psichica. È la fase dell’identità psichica in cui tutte le cose sono connesse, fuse e mescolate in modo inestricabile, come nello stato della participation mystique. La vita psichica si trova in una fase di oscurità, cioè di mescolanza inconscia e di inconscia produzione, di amplesso e di fecondazione “. 

Vedere l’altro meglio al buio significa vederlo con tutti i sensi, sentirlo e riconoscerlo istintivamente.

Chi ha provato l’esperienza dell’amore sa che questa esperienza non ha nulla a che fare con l’immagine edulcorata mielosa e semplificata offerta dai mass media. Niente fiori, cioccolatini, braccialettini e bacetti. Niente selfie con le due facce falsamente sorridenti da inviare sui social. 

Amore non è fatto semplice, nulla è più complesso dell’amore quando accade. 

Scrive Umberto Galimberti:

” Amore è un desiderio infinito che vive lo spazio che lo separa dalla conquista dell’oggetto amato, perché amore non conosce il possesso ma solo la mancanza, per questo Platone lo diceva figlio di povertà e lo descriveva: Povero sempre, Amore non è affatto delicato e bello, come per lo più si crede; bensì duro, ispido, scalzo, senzatetto; giace per terra sempre e nulla possiede per coprirsi; riposa dormendo sotto l’aperto cielo, nelle vie e presso le porte. (…) 

Amore è anche figlio di Poros, la via, il passaggio, il guado che dalla scena, dove la ragione quotidiana recita il suo testo, conduce ai margini della scena, ai bordi del linguaggio dove i termini subiscono quello s-terminio che offre lo spettacolo dell’o-sceno. Qui non c’è più identità e tanto meno relazione. I nomi con cui la ragione quotidiana ha costruito la sua visione del reale precipitano in quella molteplicità irrelata di sbocchi, accompagnata da altri straripamenti, che portano il discorso su un’altra articolazione che non è stabilita né prevista “. 

Da : Paesaggi dell’anima  

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Così veloce si accumula la vita 


Così veloce si accumula la vita che non ho il tempo di registrare l’ammucchiarsi, ugualmente veloce, delle riflessioni che annoto sempre come mi vengono, per inserirle poi qui.  

Virginia Woolf 

Ho sempre annotato le riflessioni – suggerite dagli eventi – su agende, quaderni, blocchi, fogli di ogni tipo, anche occasionali: come le pagine finali bianche dei libri. Ho sempre avuto bisogno di fissare, cristallizzare, vedere la forma delle parole che mi frullavano in testa ponendole come corpi celesti nello spazio di una pagina calligrafica.

Riesco ad esprimere meglio con questo metodo. Il groviglio dei pensieri prende una forma più logica e lineare, schematica, se scrivo. Scrivere mi serve a fare ordine tra i marosi.

Così veloce si accumula la vita… Ogni istante svanisce e viene sostituito dal successivo e poi da un altro. Chiamo ” Attimi ” questi momenti. Li registro con una certa distanza, credo nell’impermanenza.

Non potrei fare a meno di scrivere. Per poter scrivere non posso fare a meno di leggere.

Scrivere è un’arte difficilissima. Bisogna scegliere continuamente; e ho troppo sonno, e perciò mi faccio semplicemente scorrere la sabbia tra le dita. Scrivere non è per niente un’arte facile. Pensare ciò che si vuol scrivere sembra facile; ma il pensiero evapora, sfugge qua e là.

Virginia Woolf- Diario di una scrittrice