
Cambiare non è facile. Siamo strettamente legati e ingabbiati nella routine e ripetizione del già noto. Più semplice fare quello che già facciamo, senza intraprendere una nuova e sconosciuta strada.
Le Sirene del già noto, già visto, già vissuto ci chiamano e ci legano. L’ignoto crea ansia e ci risulta difficile togliere l’ancora e lasciarci andare a una nuova corrente che può portarci in nuove terre.
La metafora viva è quella del bruco che si trasforma, attraverso la metamorfosi, in farfalla. Per poi volare con meravigliosi colori. Serve un periodo di lunga incubazione nel bozzolo. Serve un po’ stare fermi con pazienza. Attendere e lavorare filo dopo filo. Non attendere e dormire: quello si chiama letargo e non metamorfosi.
Serve un serio lavoro su se stessi per cambiare. Un atteggiamento rigoroso e responsabile. Prendersi in carico il proprio obiettivo di benessere. Capire i sintomi che sono segnali di malessere. Guarire.
Leggevo ieri una interessante riflessione: quando si accende una spia rossa sul cruscotto dell’auto è segno che qualcosa non va. Se non “leggiamo l’indicazione”, non comprendiamo il messaggio del sintomo, non ripariamo il guasto.
La riflessione era, naturalmente, più estesa e dettagliata. Riprendeva il rapporto tra i malesseri fisici e quelli che ignoriamo: quello che sta dietro un sintomo. È un tema ampio e complesso di cui volevo già scrivere.
Ne parla anche Galimberti nel suo libro dedicato al Corpo. Sintetizzando ( avrò modo di esplicarlo meglio) : la medicina tratta il corpo del paziente come fosse una macchina sostituendo i pezzi, senza mai chiedersi cosa sta dietro il sintomo.
“Paradossalmente, il paziente non è, rispetto a ciò che soffre, che un fatto esteriore: la lettura medica non deve prenderlo in considerazione che per metterlo tra parentesi (…).
M. FOUCAULT – Nascita della clinica
” Per questo lo sguardo medico non incontra un malato, ma la sua malattia, e nel suo corpo non legge una biografia ma una patologia, dove la soggettività del paziente scompare dietro l’oggettività di segni sintomatici che non rinviano a un modo di vivere (…) ma a un quadro clinico dove le differenze individuali scompaiono”.
” È uno sguardo, quello del medico, che sottrae al corpo quell’ambivalenza simbolica che la malattia esalta ( … ) dove sottesa non c’è una riflessione sulla vita in generale, ma solo sulla malattia come entità clinica che ha un decorso, ma mai un senso”.
Da Galimberti – Il corpo
Diverso l’approccio dell’ultimo libro che sto leggendo. Il punto di partenza è il medesimo. La conseguenza è totale: se una parte del mio corpo si ammala, leggo il sintomo, decifro il suo significato e vedo di modificare radicalmente il blocco energetico o il disequilibrio creato cambiando vita. Sciogliendo, attraverso delle scelte precise, il nodo il blocco energetico.
Il medico in questo ultimo caso viene interpellato perché sia “paziente”: aiutandoci a leggere il messaggio simbolico sotteso al sintomo. Non perché ci imbottisca di farmaci ed esami.
In questo caso io sono la sola in grado di curare me stessa, anche se con l’aiuto di un medico. Il discorso qui si fa molto complesso. Conosci te stesso. La base.
La tesi di questo ultimo libro è che qualsiasi malattia è il risultato di un disequilibrio energetico. A me rimane la domanda: e i bambini piccoli malati che disequilibrio hanno? Oppure: è sempre così anche quando è l’ambiente che ammala ( vedi Trapano ).
Domande aperte. Ripeto: il tema è complesso e avrebbe bisogno di un ampio spazio per essere trattato. Chi vuole può approfondire leggendo studiando riflettendo. Ascoltando anche voci diverse.
“ Scegliere ascoltando il nostro cuore, apprezzare ogni momento ogni minuto e secondo della nostra vita, rispettare il nostro ritmo, essere grati per ogni persona ed esperienza che incontriamo sulla nostra strada, è l’atteggiamento che mantiene sano il cuore”.
” Tra le malattie che predispongono all’infarto spiccano l’ipertensione arteriosa e il diabete, due malattie che denotano la difficoltà di rilassarci e accettare l’amore”.
Lorraine Kando – La risposta
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