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Libri

Colori emotivi dei libri

Non sono pagata per fare pubblicità né recensioni. Ma i libri fanno parte del mio quotidiano e quindi ne scrivo come del resto.

Di Paolo Giordano ho letto La solitudine dei numeri primi – Premio Strega 2008. Mi ero ripromessa di rileggerlo, considerato che mi aveva lasciato un gusto incompiuto e inafferrabile in bocca.

Con Tasmania ha vinto la classifica di qualità della Lettura. Ho dato un’occhiata ai libri premiati negli anni precedenti. Tra gli altri ho letto: Limonov di Carrère, Berta Isla di Javier Marias (che non ho trovato il migliore dei suoi libri).

Normalmente i vari Premi Letterari mi vengono regalati e, normalmente, non mi piacciono.

Il supplemento La Lettura lo trovo davvero ben fatto e quindi stimabile. L’ultimo libro di Paolo Giordano fin dalle prime pagine mi lascia una sensazione di estrema malinconia. Come il suo primo romanzo. Direi che ha un colore antracite: non proprio nero, ma tendente allo scuro alla nebbia al metallo.

L’altro libro che sto leggendo di Marie Kondo, invece ha un colore tendente al bianco beige: delicato impalpabile leggerezza compostezza armonia calma.

È interessante dare un colore emotivo ai libri. Non so se qualcuno l’ha già fatto. Ma io, d’ora in avanti, se leggerò un nuovo libro gli darò un colore emotivo.

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Letture Libri

Kurashi stile di vita

Capita per caso di prendere o leggere un libro. Certi libri, come certi incontri, capitano nella nostra vita per caso e la modificano. Naturalmente se noi permettiamo la modificazione.

Questo libro di Marie Kondo dal titolo Kurashi mi è capitato così. Avevo già sentito parlare dell’autrice anche perché ormai è famosa in tutto il mondo. Ma non avevo mai voluto approfondire perché appartengo a quel gruppo di artistoidi per cui il disordine è caos creativo.

Leggo che in giapponese stile di vita si dice kurashi. Il verbo kurasu significa far passare il tempo fino al tramonto.

E questo già mi interessa. Detesto le persone che non sanno far altro che far passare il tempo fino al tramonto senza fare nulla se non aspettare un’altra giornata da far passare fino al tramonto.

Leggo, invece, che kurasu significa anche impiegare la giornata. In altre parole, lo stile di vita ideale dipende da ciò che facciamo, non dal luogo fisico in cui viviamo.

Ecco il senso : da ciò che facciamo. Possiamo vivere in una stanzetta o in una reggia ma la nostra felicità dipende da quello che scegliamo di fare, non dallo spazio che abbiamo.

Amare lo spazio in cui si vive.

Ieri mi è stato chiesto: ti trovi bene nella nuova casa? E io ho riposto: Sí. La mia nuova casa è su tre piani, ma io praticamente vivo il novanta per cento in un rettangolo di cielo al terzo piano. Ma sto bene. Non mi manca nulla. Perché ho tutto quello che mi serve per star bene.

L’autrice ci invita a pensare alla nostra casa ideale. Attraverso il percorso ci guida a scoprire che il riordino è vivere il proprio spazio come se fosse già la nostra casa ideale. Si tratta di immaginare il nostro stile di vita ideale: pensare a quello che desideriamo fare e a come desideriamo impiegare il nostro tempo.

Una delle cose che mi dà più piacere è vedere i miei ospiti a proprio agio in casa mia. Mi dicono che è un ambiente “caldo e accogliente”.

L’atmosfera di una casa rispecchia spesso chi vi abita.

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Cinema Libri

La porta

Appena ho visto la prima inquadratura del film ho capito che si trattava di un personaggio che avevo già incontrato. Spazzava la neve.

Poi ho capito: era un film tratto da The Door di Magda Szabó. E la protagonista della trama è l’anziana Emerence.

Ho trovato il film ben fatto anche se nel romanzo mi sembrava ci fosse meno luce, più cupezza. Molto brava Helen Mirren nella sua aspra severità.

Mi era molto piaciuto il romanzo e ho molto apprezzato il film. Tempo ben speso. In questo periodo in cui tutto mi dà noia.

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Libri

Libri come caramelle

Da Pinterest

Un mio fidanzato riusciva a gustare così lentamente una caramella da farla durare molto, finché era una lamina trasparente. Io non ci sono mai riuscita : le caramelle le trituro e mastico e dopo poco non ci sono più.

Ho pensato a questo leggendo ieri, d’un fiato un libro caramella da mordere. Dell’autore non avevo mai letto nulla per la mia avversione verso i così detti bestseller. Quelli che escono e vanno subito a ruba e stanno in cima alle classifiche di vendita.

L’ho preso perché trovo Fabio Volo una persona gradevole e assennata. Quando è ospite, per esempio ieri sera a Otto e mezzo, sorride è ironico, a volte divertito, ma i suoi interventi hanno sempre un garbo e un senso.

Così ho deciso di capire come scrive Volo e perché i suoi libri vanno a ruba. Perché sono libri/caramella da mordere con gusto e farli finire velocemente, assaporando l’istante e il gusto che ci sanno dare subito.

Ci sono libri, invece, che sono libri caramella da gustare adagio, molto adagio, facendoli roteare in bocca per sentire il gusto a lungo, il più lungo possibile.

Una vita nuova è un libro che racconta un viaggio, fuori e dentro. Vi ho ritrovato molte sacrosante verità e uno stile semplice.

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Libri

Momenti di ozio

Il libro ” Momenti d’ozio” di Kenkō – Biblioteca Adelphi, è un libro da meditazione, da bere a piccoli sorsi, da assaporare adagio.

Non perché sia difficile, tutt’altro.

Certo: la cultura di origine é diversa e alcune annotazioni non hanno molto senso per noi occidentali. Ma i temi sono quelli classici: la vita la morte l’amore la bellezza l’effimero il linguaggio l’amicizia il tempo la contemplazione…

Scritto nel 1330 é stato non solo letto, ma é diventato uno dei libri più letti in tutte le lingue e non solo in Giappone.

Tutto è irrealtà. Non c’è nulla che meriti di essere discusso né di essere desiderato “.

É incredibilmente stupido chi si tormenta inseguendo i vantaggi materiali”.

” Se non dico quello che ho nella mente, mi sento oppresso; lascio quindi che il mio pennello corra liberamente. Il mio é un passatempo sciocco, ma queste pagine sono destinate ad andare distrutte, ed è improbabile che qualcuno le legga”.

È bello scrivere per il piacere di scrivere senza assolutamente pensare che qualcuno un giorno ci leggerà.

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Libri Scrittori

Roberto Calasso frasi

Questo l’ultimo libro di Calasso che ho letto. E di cui ho scritto qui tempo fa.

Ho saputo della sua scomparsa e, naturalmente, mi spiace molto. Ho letto diversi suoi libri che mi hanno arricchito.

Nella mia personale biblioteca la collana Adelphi, casa editrice da lui fondata, è la più importante e numerosa.

Calasso non ha una scrittura facile perché non affronta temi facili. Tra tutti i volumi letti mi è piaciuto molto: La folie Baudelaire e Il Rosa Tiepolo.

Possiedo anche un volume a edizione limitata delle Nozze di Cadmio e Armonia che mi è stato regalato incredibilmente – considerato il grande valore – da una persona che ho visto una volta sola.

Frasi

… Chopin, che Baudelaire nominò una volta sola, in poche parole. Ma quali parole… Parlavano della sua musica leggera e appassionata che somiglia a un uccello variegato che volteggia sopra gli orrori di un abisso.

Da: La folie Baudelaire

Sraddha è l’assioma vedico: la convinzione, non dimostrabile ma sottintesa in ogni atto, che il visibile agisca sull’invisibile e, soprattutto, che l’invisibile agisca sul visibile.

Da: L’ardore

Il lettore vero sta sempre leggendo un libro – o due o tre o dieci – e la novità arriva come un disturbo – talvolta irritante, talvolta gradito, talvolta anche desiderato – all’interno di una attività ininterrotta.

Da: Come ordinare una biblioteca

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Libri

Reencuentro

Questi tre libri editi da Bompiani e dedicati al dialogo tra Osvaldo Ferrari – che pone riflessioni e domande – e Jorge Luis Borges che risponde, sono un cofanetto capolavoro.

Come alcuni libri della mia biblioteca val sempre la pena di riprenderli in mano e rileggerli la sera prima di dormire. Borges è un saggio, prima che uno scrittore tra i più amati. I suoi argomenti – sempre pacati – toccano il senso dello scrivere e del vivere.

Ieri sera ho trovato questa poesia che trascrivo:

Labirinto

Zeus non potrebbe sciogliere

le reti di pietra che mi stringono.

Ho scordato

gli uomini che fui; seguo l’odiato

sentiero di monotone pareti

ch’è il mio destino. Dritte gallerie

che si incurvano in circoli segreti

passati che sian gli anni…

Parapetti

in cui l’uso dei giorni ha aperto crepe.

Nella pallida polvere decifro

orme temute. L’aria m’ha recato

nei concavi crepuscoli un bramito

o l’eco di un bramito desolato.

Nell’ombra un Altro so, di cui la sorte

è stancare le lunghe solitudini

che intessono e disfanno questo Ade

e bramare il mio sangue, la mia morte.

Ci cerchiamo l’un l’altro. Fosse almeno

questo l’ultimo giorno dell’attesa.

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Libri

Yoga – Emmanuel Carrère

Quando vivevo giù, in una città della grande valle, facevo yoga. Ho frequentato corsi di yoga per diversi anni e veniva anche mia figlia.

Qui in montagna è abbastanza difficile trovare un buon corso di yoga perché deve esserci un buon maestro.

Ieri è venuta a trovarmi mia figlia e mi ha portato il libro di cui mi aveva parlato e che aveva letto. Le avevo chiesto di portarmelo perché ero davvero interessata. Conosco Carrère per la lettura dei suoi precedenti libri.

È da ieri che non riesco a smettere di leggerlo. Mi piace molto la verità che traspare.

Quando penso alla letteratura, al genere di letteratura che faccio, di una cosa sono fermamente convinto: è il luogo in cui non si mente. È un imperativo assoluto, tutto il resto è secondario, e a questo imperativo penso di essermi sempre attenuto. Le cose che scrivo forse sono narcisistiche e vane, ma non sono false. Posso affermare serenamente, potrò affermarlo serenamente davanti al tribunale degli angeli, che scrivo ciò che mi passa per la testa, ciò che penso, ciò che sono, di cui non vado certo fiero, senza ipocrisie come vuole Ludwig Borne.

Per questo non riesco a staccarmi da questo libro, iniziato ieri e di cui ho già letto duecento pagine, perché c’è dentro la vita. La realtà. Nessuna finzione edulcorazione nessuna maschera interruzione filtro. Tutto quello che gli passa per la testa. Tutto quello che ha pensato e vissuto. Yoga e Tai Chi compreso.

Con pagine mirabili.

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Letture Libri

Riprendere

Questo greve periodo mi ha lasciato una generale apatia. Tutto mi risulta vuoto superficiale e anche stupido.

Sono diventata più difficile: non c’è un film che mi piace e neppure un libro. Leggo ma senza pathos.

Nulla mi prende e mi interessa tranne il già visto. Così riguardo film che mi erano piaciuti, anche se li ho già visti tre volte. Almeno mi diverto.

Oggi ho ripreso in mano uno dei tre volumi dedicati da Bompiani al grande Jorge Luis Borges. Anche qui vado sul sicuro: li avevo letti esattamente dieci anni fa e mi erano piaciuti.

E scopro che mi lasciano buone riflessioni. Mi elevano lo spirito. Mi regalano attimi di buona lettura. Finalmente.

La lettura è un piacere languido – Montaigne

Trovo frasi che annoto per ricordarmele bene :

Dovere di ogni cosa è d’essere felicità, se non sono tali le cose sono inutili e dannose.

Noi siamo governati dalla mistica e dal sogno.

Siamo ciò che vorremmo e che ci sarà possibile essere.

Il dialogo è una delle migliori abitudini dell’uomo.

Il dialogo è ricerca.

A me manca molto il dialogo. In questo senso.

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Libri

Non buttare i vestiti

Ho già scritto di Orsola de Castro e del suo libro – I vestiti che ami vivono più a lungo. Avevo visto un’intervista con l’autrice. In genere non mi faccio influenzare dai lanci dei libri in TV.

Praticamente a ogni ora del giorno c’è qualcuno che presenta qualcosa… Cioè un libro. Siamo sommersi da nuovi libri che finiranno in vecchie piccole biblioteche e cantine se non in discarica come i vestiti di cui parla Orsola.

Questa volta mi è talmente piaciuto il tema e invito del libro che l’ho comprato e lo sto leggendo.

Veramente fatto bene. Fa riflettere.

Io, che non so nemmeno quantificare quanti indumenti praticamente nuovi ho gettato nei sacchi della raccolta abiti usati… mi sento davvero in colpa per aver passato molti anni nello shopping compulsivo e stupido. Senza riflettere.

Eppure. Eppure mia figlia indossa un cappotto che ho comprato prima che lei nascesse, mentre tutto il resto o quasi è finito regalato buttato o al macero. La scrittrice invita a queste tre azioni :

E sarà bene che si cominci davvero a farlo. Meno abiti, scelti con cura, desiderati e perciò tenuti e non buttati. Anche questo è ecologico.

Nella nostra civiltà consumistica abbiamo disimparato a riparare quello che è rotto. Basta un bottone scucito, una piccola macchia e l’abito finisce buttato nel fondo dell’armadio o nel sacchetto spazzatura.

Mi è capitato di rovinare davanti un pantalone di cashemire a cui ero molto affezionata. Ago e filo, ho cucito sopra un nastro ricamato e 2 bottoni creando un nuovo modello. Ora è ancora più bello.

Adesso prima di prendere un capo nuovo ci penso e magari do un’occhiata nel guardaroba: chissà mai che io trovi un abito di cui non ricordavo nemmeno l’esistenza!

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Libri

Stai zitta #MichelaMurgia

Esce oggi il nuovo libro di Michela Murgia dal titolo : Stai zitta – edito Einaudi.

Me lo ricordo bene questo titolo perché è lo stesso di un mio articolo, scritto mesi fa, in questo blog.

Ora lo vado a cercare e se lo trovo metto il link.

https://inchiostroneroweb.com/2019/12/17/stai-zitta/

Michela Murgia è una delle ospiti frequenti a Otto e mezzo e mi piace. Spirito libero e forte, linguaggio tagliente e forbito. Insomma una donna intelligente. Mi piace molto anche il suo stile e come veste, originale e mai banale : con tessuti sovente di manifattura sarda e fatti al telaio.

Ecco: mi piacerebbe regalare il suo ultimo libro a tutti quegli uomini di sinistra, che ancora non hanno capito che non si dice – Stai zitta! alla loro compagna.

A tutti quegli uomini di sinistra che ancora non hanno capito che la donna non è un essere inferiore nato per stare ai fornelli per accudirli come bimbi… A tutti quegli uomini che ancora si permettono di dire: – Stai zitta!

Una donna zitta, muta è più utile e funzionale come gli schiavi. Lavora e taci. Lavora e non rompere i c…….

Leggerò questo libro di Michela Murgia.

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Libri

Sottolineature

Grafica di Eletta Senso

Una delle cose che mi manca di più, in questi quaranta giorni senza uso della mano destra, è la scrittura su carta. Mi mancano le mie penne…

Quando leggo un libro io sottolineo, scrivo nei margini, faccio segni. Non c’è un mio libro che non abbia traccia del mio passaggio. Se non c’è traccia significa che l’ho lasciato subito. Mi accorgo subito se un film, un libro o una persona non mi piace.

Ho pensato in questi giorni di handicap di spiare in alcuni libri alcune mie sottolineature… Di proporvele. Condividerle.

Comincerò con:

Il rosa Tiepolo – Roberto Calasso

Salvo il cielo, essere di cui soltanto le nubi – altro elemento da Tiepolo prediletto – possono attestare l’enigmatica volubilità, ogni luogo è adatto a lasciarsi spartire, ferire, incidere da quelle – per usare un termine generico – si potrebbero chiamare aste.

Calasso è maestro di parola. Spartire, ferire, incidere lo spazio attraverso aste. Chiunque dipinge o fotografa lo sa. Qualsiasi spazio e luogo, naturale o urbano è attraversato da linee. Basti pensare ai tronchi nelle foreste, alle strade lampioni o binari… Alcuni grandi registi utilizzano queste linee aste verticali diagonali o orizzontali per enfatizzare uno stato d’animo in una sequenza…

Hitchcock – Il sospetto

Un’altra sottolineatura:

Tutto si svolge ormai fra cielo e palcoscenico. La teatralità serve ad alleggerire l’apparenza.

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Leggere Libri

Lingua italiana

Immagine grafica di Eletta

Mi sono sempre piaciuti i programmi televisivi in cui si dà risalto alle parole della nostra bella e difficile lingua.

Ora l’unica che seguo è L’eredità, mi piace rispondere alle domande prima del concorrente e mi piace il gioco in cui occorre scoprire il significato di parole desuete.

Aborro la povertà lessicale e, senza cadere nell’aulico talvolta ridicolo, dove possibile ritengo sia bene usare il termine corretto.

Il nostro personale vocabolario si amplia studiando e leggendo. È proprio leggendo Sciascia che oggi ho trovato questa nuova parola mai udita prima:

*Cacce elisie*

Elisie?

Sono andata subito a cercare il significato…

elisio

[e-lì-sio] o eliso agg., s. (pl.m. -si)

  • agg. lett. Dell’Elisio
  • s.m. (iniziale maiusc.) Nella mitologia greca e romana, giardino di delizie dove dimorano dopo la morte gli uomini che sono stati pari agli dei, detto anche Campi Elisi o Elisi
  • Dal Dizionario del Corriere della Sera

Praticamente giardino degli eletti ed Elette 😍

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Letture Libri

A volte un libro

A volte l’inizio di un libro è ostico. Come un sentiero di montagna. Non si sa se continuare o fermarsi.

La storia non ci prende, la noia è tra le righe, i personaggi che non si sa bene cosa diranno. Se stare in loro compagnia ci piacerà e ci arricchirà, o no.

Serve uno sprint. Una motivazione a procedere. Un po’ di fatica: parola desueta.

Leggere costa fatica. Ma poi ripaga se quel che si legge serve a rispondere alle nostre perenni domande.

Oggi, come purtroppo spesso ultimamente, non c’è stata linea telefonica. Che qui, a me, serve anche per navigare. Quindi nel dopo pranzo con un tempo uggioso che fare se non prendere in mano quel libro acquistato, ma non trovato d’impatto così appetitoso?

E così, pagina dopo pagina, con fatica ecco che il sentiero impervio regala i primi doni: quel personaggio che ha qualcosa da dirmi. Quelle riflessioni che danno un senso al romanzo.

” – Non credi che potresti dirmi cosa hai combinato in tutto questo tempo a Parigi?

Ho letto molto. Otto dieci ore al giorno. Sono andato alla Sorbona, alle lezioni. Penso di aver letto tutte le cose importanti della letteratura francese e leggo il latino, almeno la prosa, quasi come il francese.

E a cosa dovrebbe portare tutto questo?

All’acquisto del sapere – sorrise lui

(…)

Non suona molto pratico

Nell’ultimo mese o due ho letto Spinoza. Non credo di capirne molto per ora, ma è esaltante. È come atterrare in aereo su un grande altopiano in montagna. Solitudine, e un’aria così pura che ti va alla testa come il vino, e ti senti al settimo cielo

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Libri

I libri ci scelgono

È proprio vero che non siamo noi a scegliere i libri, ma sono loro ad arrivare a noi.

Logicamente non mi riferisco a tutti i libri, ma solo a “certi libri”.

Sono quei testi che ci aiutano a capire. Non a capire a livello razionale, ma a capire in termini di consapevolezza. Di anima.

Il libro che mi è arrivato ha come ritornello: Svegliatevi!

Si vede che è proprio giunto il momento per me di svegliarmi.

Non è un testo facile, anche se la lettura è piacevole. Non è facile perché smantella tutte le credenze. Tutto quello a cui ci abbarbichiamo.

Ne avevo sentito parlare. È un testo famoso. Avevo intenzione di prenderlo da tempo. Ma, guarda caso, è arrivato a bussare solo ora.

Perché è ora che ho bisogno di riflettere. E di un aiuto nella riflessione.

C’è chi non crede che un libro possa aiutare. Essere una specie di mentore.

Per me, invece, un libro può essere di aiuto quanto una persona “illuminata”.

Nel libro viene smantellata anche la dipendenza dalle così dette persone “illuminate”.

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Libri

Librerie

Immagine fotografica di Eletta

Adesso sono a casa mia, e guardo compiaciuto i miei libri come una presenza famigliare di cui continuamente mi rallegro”.

Così il filosofo Giorello deceduto ieri scrive al ritorno dall’ospedale. Casa è soprattutto ri-trovare la presenza famigliare dei suoi libri. Presenza: come di esseri vivi e non oggetti.

https://it.m.wikipedia.org/wiki/Giulio_Giorello

Ieri sera a “Otto e mezzo” ho finalmente intravisto la libreria dell’altro filosofo italiano: Cacciari. Anche lui, alle spalle, aveva una imponente presenza familiare. Moltissimi libri.

C’è chi crede che avere tanti libri dietro di sé sia un atteggiamento di superbia: io leggo e, quindi, io so.

Invece non è così. Chi legge molto non lo fa per far vedere che legge. Chi legge lo fa perché trova piacere nella lettura e ha fame di libri. Non ne può fare a meno. Sono una presenza così importante che manca: quanto sono mancati amici e familiari.

Non sempre, per un vero lettore, la lettura è un piacere nel senso di sollazzo distensione divertimento. A volte il piacere è lentezza fatica sforzo nello scoprire mondi e visioni del mondo nuovo. A volte la lettura è studio. Conoscenza.

Curiosare e spiare ieri sera nella biblioteca di Massimo Cacciari mi ha permesso di vedere la non staticità della sua libreria: chi legge molto non ha una libreria statica. I libri vengono continuamente presi, spostati, rimessi perché non sono fossili in teche museali: i libri sono cosa viva. Presenze familiari che si muovono.

Una libreria mostra, come scrive Calasso – Come ordinare una biblioteca, di che cosa è fatto il paesaggio mentale del padrone di casa.

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Lettere Libri

Sorprese

Pulire e riordinare la libreria serve: non solo a togliere la polvere ma anche a trovare sorprese.

Le sorprese sono i libri acquistati e dimenticati. Poveri corpi scelti e poi lasciati senza uno sguardo tra gli altri. Poveri orfani di carezze.

Uno di questi è quello in immagine. Assolutamente non ricordavo di averlo. Ho dovuto aprirlo e osservarlo attentamente per scoprire dove avevo effettuato l’acquisto. Poi ho visto l’etichetta. Ah!

Chissà quanto tempo fa: un anno? Mah.

Quando ho l’occasione di andare in una libreria mi faccio attrarre da certi libri. E li prendo. Poi inizio a leggerne uno e, capita di dimenticare gli altri.

Non essendo proprio una maniaca dell’ordine finisce che i libri non letti subito vengano inghiottiti dalla marea dei fratelli. E scompaiono.

Oggi, pulendo con alcool, ne ho visti diversi mai aperti, eppure presi.

Bene: oggi piove. Giornata ideale per tuffarsi in una – spero – buona lettura.

P.s. – Ne leggo due tre pagine. E affiora il ricordo. Accidenti: uno di quei libri così vergini, senza nemmeno un segno, che stranamente – mi rendo conto – ho già letto. Forse ne ho due copie? Dovrò controllare nella alta pigna Adelphi. Mi pare incredibile di aver letto un intero libro senza aver scritto nulla, ma proprio nulla, su almeno una pagina. Dovrò passare a un altro libro sorpresa trovato pulendo. Sperando che, almeno il secondo, sia davvero vergine ai miei occhi.

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Carta Libri

Carta sonante

Immagine fotografica di Eletta

Non c’è nulla da fare: il piacere della lettura, per me, è legato profondamente al piacere della carta. Ho iniziato ieri il libro: “Teoria delle ombre” di Paolo Maurensig edito da Adelphi. È uno dei sette libri acquistati ultimamente.

Cominciare ad aprire la prima pagina, cominciare a scorrere gli occhi sui caratteri neri, così chiari, sulla carta un poco ruvida e un po’ giallina – come se fosse antica – e anche un poco scricchiolante e sonante, è un piacere che accompagna nel percorso e nel cammino della lettura.

Naturalmente c’è una ottima scrittura, uno stile che cattura e fa venire voglia di continuare e sapere, di seguire il racconto ed entrare nella storia facendosi prendere da un altro tempo e spazio. Dello scrittore avevo già letto: “La variante di Lüneburg” e anche allora mi era piaciuto.

Ma è quel “di più” dovuto alla materia della carta di Adelphi che, per me, fa la differenza dall’altro libro di Einaudi di Marias che ho lasciato a metà percorso: noioso e anche troppo ripetitivo. Chissà se avesse avuto una materia sonante e un po’ ruvida: forse avrei proseguito per il piacere di girare, di toccare le corporee pagine, un po’ goffrate.

Non sono pagata per fare la pubblicità alla casa editrice Adelphi. Ma ho molti libri di questa editrice. Perché mi piace la copertina: la carta con i colori a tinte basse, carta Acquarello Fabriano, il riquadro con immagini sempre interessanti, la gabbia in cui è iscritto il titolo. Il carattere tipografico. Il simbolo.

Difficilmente un libro di questa casa editrice non mi è piaciuto. Sempre mi è piaciuta la materia utilizzata per stampare: la carta. È utilizzata dal 1963, se le mie ricerche al riguardo sono corrette.

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Libri

L’iguana – inferno

Copertina del libro

Non conoscevo la scrittura di Anna Maria Ortese prima di leggere questo libro: L’Iguana.

Lo stile è un po’ troppo arzigogolato per i miei gusti di lettura, ma il contenuto è davvero strano e direi “incantato e incantevole”: nel senso che lo straordinario attira come calamita. Inoltre, intrecciata alla storia vi è una continua sottesa riflessione – direi filosofica – sul senso del vivere con i due opposti in primo piano: il Bene e il Male.

Riporto un piccolo passo:

” Si dice che l’Inferno sia calore, un calderone di pece, a probabilmente milioni di gradi sopra lo zero, ma in realtà il segno dell’Inferno è nel meno, invece che nel più, è in freddo, Lettore, davvero assai orribile. Non solo vi è freddo, ma anche solitudine: nessuno ti parla più, e tu non riesci a parlare con alcuno. La tua bocca è murata. Questo è l’Inferno”.

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JOYCE

Immagine fotografica di Eletta

Una delle trasmissioni televisive che mi piace seguire è “L’eredità” su Rai Uno. Mi piace perché il fulcro del telequiz sono le parole. Parole da abbinare in modo logico nel gioco finale “La ghigliottina” e parole di cui sapere o trovare il significato in altri giochi, il tutto condito da interessanti nozioni e informazioni di cultura generale.

Ieri sera una delle domande verteva su: Un romanzo che è stato censurato negli anni venti. Tra le varie opzioni il concorrente, un ragazzo di diciannove anni, ha scelto Ulisse, argomentando la sua scelta con il fatto che ricordava lo scandalo suscitato dal linguaggio e dal tema del romanzo di Joyce.

Io avevo capito la risposta: l’Ulisse di Joyce rimane ad ora il libro che più ho amato e che più mi ha divertito. Non a caso il mio sito riporta nella presentazione una frase di Joyce.

Sono però rimasta colpita dal fatto che un ragazzo così giovane lo conoscesse. Ci sono persone ben più mature che non lo hanno mai letto e che, pur leggendo e magari scrivendo, lo ignorano: pur essendo una pietra miliare della letteratura moderna.

Questa opera va letta per il flusso narrativo: il racconto si svolge attraverso il monologo interiore che descrive il flusso di coscienza, per l’utilizzo del linguaggio, per il sovvertimento di qualsiasi regola sintattica. Soprattutto va letto per chi scrive e aspira alla pubblicazione. Impossibile ignorarlo, non conoscerlo.

Dello stesso Joyce sto leggendo: “Gente di Dublino”. Racconti ben scritti, ma che non presentano ancora il salto anarchico del linguaggio.

Naturalmente c’è chi preferisce la scrittura pulita ordinata regolata dalle regole solite dello scrivere. Soggetto predicato e complemento. I punti al punto giusto e le virgolette.

C’è chi preferisce l’arte classica a certi scarabocchi di Mirò o a certi sovvertimenti del ritratto del cubista Picasso o a certe colate dell’arte action painting di Pollock.

A mio parere, tempo permettendo, è bene conoscere Dante e Dostoevskij come è bene conoscere Joyce o Borges; è bene conoscere Caravaggio e Tiziano così com’è bene conoscere Kandinskij e Paul Klee.