
Caro Joyce. Caro Ulisse.
C’è da qualche parte qualcuno che ha preso la nuova e ultima edizione dell’Ulisse per me. Ma ancora non ho avuto modo di ricevere il dono.
Intanto…
Apro il mio vecchio volume e mi perdo, proprio mi perdo, nel fiume di suoni, musica, ritmi, parole, frasi.
Pieno di bigliettini e note al margine e asterischi…
Inutile dire che adoro l’Ulisse. Una scoperta continua. Sempre vivo, sempre nuovo. Capace di suscitare sorpresa e risa. Divertimento.
Era da un po’ che non lo riprendevo in mano. Come tutti i classici non delude mai. Non perde smalto e ha la qualità di raccontare sempre cose nuove.
Difficile scegliere un pezzo: talmente belli e sensati/ insensati tutti i brani…
Ma il tempo passa ed è da un po’ che sono stata inghiottita dal gorgo.
Quindi: a caso.
” In lunghi lazi dalla vescica di Cock l’acqua rifluiva in piena, ricoprendo verdidorate lagune di sabbia, salendo, rifluendo. Il mio bastone galleggerà via. Aspetterò. No, scorreranno, scorrendo ribollenti contro le rocce basse, turbinando, scorrendo. Meglio finire questa faccenda presto. Ascolta: una frase ondosa di quattro parole: siisuu, hrss, rssiiiss, uuus. Alito veemente di acque fra serpenti marini, cavalli impennati, rocce. In coppe di roccia sguazza: plop, blop, blap : imbrigliata in barili. E, esausto, il suo discorso cessa. Fluisce barbugliando, fluendo possente, fiottando fiocchi di spuma, fiore sbocciante”.
Fluisce barbugliando
Fluendo possente
Fiottando fiocchi di spuma…
Gran lavoro tradurre, che è sempre un po’ tradire, il linguaggio di Joyce.
Chissà quando e se potrò leggerlo, rileggerlo, nella nuova traduzione…

James Joyce – Ulisse – La nave di Teseo
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