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Graffio,

Nulla

Immagine fotografica di L.

Con un ritmo da metronomo scrive e riscrive, tocca e ritocca, stira e ristira, allinea e inscatola… con un terrore del vuoto trattiene ogni lembo forcina spillo tovagliette e grembiulini. Non spostare un bicchiere. Non lasciare una brocca. Tutto deve essere incasellato riposto, messo in fila e in falso ordine.

Tiene così le forme eruttive espansive nella pentola bollente sotto il coperchio. Così rimuove ogni alito di vento ogni salto acrobatico ogni macchia – ha orrore delle macchie che tiene sotto controllo.

Ogni oggetto deve stare al suo posto. Nelle gabbie certe sue cose urlano la notte. Non vede la fine l’impermanenza il tic tac che, prima o poi, smette. E ogni oggetto abito colore – ogni traccia frammento orma – ogni quadro fotogramma fotografia – ogni istante sogno segno… finirà nel turbine del nulla.

Non serviranno più scatole per contenere il nulla. Il vuoto non può essere ordinato.

P.S. Per queste persone che trattengono ogni cosa in un compulsivo maniacale ordine asettico consiglio di cominciare a lasciare andare, stracciare buttare regalare riciclare un oggetto alla settimana. Sapersi “liberare” dalla schiavitù e dal possesso fa bene.

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Graffio,

A Natale si è più buoni 


Ora lo so: Natale non rende più buoni. 

Chi sopravvive impara questa lezione. 

A Natale si acuiscono le tensioni e si affilano i coltelli. Non solo per tagliare l’arrosto. 

C’è chi si nasconde in una grotta ( per essere in tema natalizio ) pur di non partecipare al pranzo con i parenti.

C’è chi inventa malattie e sta in tana con il termometro in bocca.

C’è chi urla con la moglie fino alla soglia della casa di mammina: mammina ha preparato una tavolata che potrebbe affamare un intero esercito. Poi il figlio si siede sorride e mangia tutto, ma proprio tutto, per cinque ore. Senza guardare e dire una parola alla nuora sconvolta e arruffata. 

C’è chi aspetta di aprire i pacchetti e invola tanti bacetti. Poi, aperti i pacchetti, non invola più bacetti. Chiuso, aperto. Buio, luminoso. Sorridente, tenebroso. C’è chi anche a Natale assomiglia a un interruttore. 

A Natale si è più buoni finché si riempie la pancia, poi: basta. Natale dura il tempo della tavolata. Della mangiata.

Chi esce dal Natale non rimane pulito a lungo come dopo un candeggio: subito- la sera stessa- appaiono le prime macchie che si espandono nei giorni successivi. A dismisura.

L’orco rimane orco. Per paradosso dopo questo tuffo mieloso e appiccicoso l’orco dopo Natale é più orco di prima. Orco cane.

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Graffio,

Fila filastrocca 

Occorre: star attenti, stare svegli, stare pronti…

essere informati preparati e soprattutto non esser tonti

Bisogna: leggere, conoscere, valutare

Dialogare, mediare – mai lasciarsi andare

Non deprimersi, non comprimersi, fluttuare

Non disperare…

È bene: zigzagare, non prendere posizioni,

Senza particolare affiliazioni, esagerazioni…

con molta moderazione

Ascoltare i dibattiti televisivi,

farsi inondare dai bla bla ossessivi…

Chinar la testa ed esser un po’ cretini.

Rinnovarsi per stare al passo con i tempi

Correre e riposare per esser sempre clementi:

Avere un sorriso smagliante la mattina

Non aver troppa stanchezza se la vita poi declina…

Prendersi qualche breve pausa di riflessione

Non arrabbiarsi con l’ennesimo coglione

Essere un esempio vivente di salute e progressione

Vedere allontanarsi il paletto della pensione…

Sentirsi colpevoli per le isole di plastica nel mare

Anche se chi governa continua a far quel che gli pare…

Sapere di cosa buona, quasi appena sfornata

Tutto questo coprendo un’aria insana e disperata.

Stare al passo con i tempi e farsi un botulino

Anche se poi di mummia mostriamo il visino.

Prendere il pacco natalizio e fare un inchino

Credere che c’è un senso in tutto questo amaro destino.

Non darla vinta alla voglia bastarda

Di mandare tutto, ma proprio tutto, a gambe all’aria.

Osservare un minuto di silenzio

Battere le mani nel muto consenso

Credere che chi che governa lo fa per noi

Anche se gli affari – alla fine – son sempre i suoi…

Avere una pazienza infinita…

Nell’ansa scolorita

Di una vita indefinita

Da un’antica e pesante

– Interminabile fatica –

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Graffio,

L’orco


L’orco non fa esercizi di metamorfosi 

Possiede l’immobilità inaccessibile di una natura morta

Non ha una mente cangiante né un’officina turbolenta per far zampillare idee

Un minimo pensiero effervescente 

Preso e prigioniero di un rapinoso automatismo che lo fa procedere sbieco

Con un tracciato frastagliato e turbolento 

In preda a distrazioni digressioni divagazioni 

Nulla comprende della cieca vita. 

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Amore Eros, Graffio,

Perché è bene avere un amante

Questo articolo è nuovo, appena sfornato, anzi impastato sulla tastiera ora. Vorrei spiegare brevemente perché è bene avere un amante.

Perché diventeremmo meno noiose, esigenti, appiccicose e respingenti, intransigenti.

Perché diventeremmo più sorridenti splendenti giocose e divertenti.

Perché quando lui – il nostro uomo ci ignora – troveremmo il modo di civettare ammaliare sedurre e amare.

Perché non è possibile dire e ridire, a un certo punto conviene agire.

( Immagine fotografica dell’autrice )

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Graffio, Uomini

A volte tornano

Stavo pensando all’estrema frammentazione dei rapporti. Allo sfaldamento del terreno, agli smottamenti e valanghe ( proprio ieri qui in montagna ne ho vista una ).

C’è stato un periodo in cui tre, quattro anni fa ho incontrato diversi uomini. Quando termina un rapporto e non si desidera star soli basta, oggigiorno, guardare sfogliare i cataloghi e scegliere il prodotto, fissare un appuntamento dopo aver verificato che il prodotto non è avariato, e uscire a cena. Due chiacchiere e si verifica.

L’altra sera mi è arrivato su WhatsApp un messaggio. Era un interessante uomo che avevo appunto incontrato almeno tre anni fa. Mi chiedeva, dopo tre anni di assoluto silenzio, come stavo, se mi ricordavo di lui e se volevo riuscire per una cena.

Tre anni. In tre anni ne possono capitare di cose. La persona in questione ha avuto tutto il tempo, dopo la nostra unica cena, di mantenere un contatto se ci fosse stato un interesse. Non l’ha fatto. Io neppure appartenendo a quella categoria di donne che amano essere corteggiate e che non si impongono. Nulla. Il caro brillante intelligente uomo non si è fatto più vivo. Avrà cercato sul catalogo altre donzelle.

Non è la prima volta che mi capita un revenant: uno che ritorna in vita dopo anni. Logicamente da un lato mi fa piacere perché significa che, alla fine, lascio un buon ricordo, dall’altro lato mi chiedo quale senso abbia farsi vivo dopo un lasso di tempo così lungo. Nel frattempo non si è trovato di meglio? Quando la solitudine bussa basta sfogliare l’agenda e come i petali di una margherita verificare, uno dopo l’altro, la disponibilità di un numero?

Un tempo se, dopo una cena, una donna ti interessava facevi in modo di mantenere il contatto. Ma ormai con smartphone alla mano manca il tatto e anche l’olfatto e il – buon – gusto.