Transumanza

Stamattina, alla faccia della mia paura delle mucche, è passata una mandria in transumanza per salire in un alpeggio.

Il gruppo era capeggiato da alcuni esemplari di Yak tibetani.

La mandria era guidata da una giovane donna laureata che ha scelto questo tipo di vita. Sono le buone notizie che non fanno eco, ma che a me scaldano il cuore: sempre più giovani scelgono di lavorare la terra o di dedicarsi all’allevamento.

All’alpeggio verrà montata una yurta: tenda dei pastori nomadi mongoli.

La strada è risonata per tutto il passaggio di campanacci e muggiti più l’abbaiare dei cani pastori.

14 pensieri su “Transumanza

  1. ricordo che abbiamo parlato della tua fobia verso le mucche ma leggo che hai seguito con foto e parole questa trasumanza che sembra più folcloristica che reale. Invece fa bene alla mente vedere che questa antica usanza ha ancora un suo fascino e attrae giovni persone.
    Buon pomeriggio

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  2. sono belle esperienze anche da vedere. E’ bello vedere che ci sono giovani che decidono di dedicarsi a questo tipo di vita, alla fine saranno quelli che saranno più felici, se non altro hanno scelto uno stile di vita non legato a timbrature di cartellini o simili, più a contatto con i ritmi della natura, che sono molto più rilassanti rispetto alla civiltà moderna…👍👍👍👍

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  3. Ah le mucche. Noi qui ci siamo abituati alle mucche proprio perché ci sono molte fattorie e per noi sono animali docili e facili da avvicinare. Ricordo che quando la mia bimba aveva 5 anni, eravamo in visita a un’amica che aveva appunto le mucche. Quest’amica aveva dato una merendina a mia figlia e mentre la piccola la stava portando alla bocca, la lunga e larga lingua della mucca gliela sottrasse lavandole anche la faccia. Gli occhioni sgranati di mia figlia ci fecero scoppiare in grasse risate.

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      1. Ci siamo abitati da piccoli, prima la mia generazione, poi i nostri figli, agli animali da cortile. Andavo nella stalla del nonno quando mungeva o rigovernava gli animali. Da piccola in primavera mi davano un maialino da pascolare e sapevo già che all’inizio dell’inverno sarebbe stato ucciso e sarebbe stata una vera festa per tutta la famiglia. Quando mia figlia era piccola avevamo conigli, galline, papere e anche se giocava con questi animali, sapeva che al momento giusto sarebbero stati uccisi e li avremmo mangiati. , diceva a qualche cuginetto di città. Noi, nati in campagna, nelle fattorie, abbiamo con la natura un rapporto meno romantico, più naturale e concreto, un rispetto profondo e salutare, almeno nelle piccole fattorie di sussistenza, quelle in cui gli animali sono liberi, o in grandi recinti, e dalla terra si richiedono solo i prodotti necessari alla propria sopravvivenza.

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