
Non amo mettere manifesti. Sono piuttosto riservata. Qui dove vivo nessuno sa che scrivo e pubblico. Sono in anonimato perenne.
C’è invece chi ama blaterare e raccontare e informare di tutto e di tutti. Cosa fa quello e cosa faccio. Dove sono andato, chi sono, quanti amici ho. Tutta la vita sciorinata in bella mostra.
Non dire gatto finché non ce l’hai nel sacco. Cita un saggio proverbio.
Essere sotto nickname mi permette, come scrivevo a Massimo ieri nei commenti, di osservare guardare vedere e scrivere dell’ambiente in cui vivo e di quello che capita in libertà. Perché chi scrive in realtà è un voyeur. Nulla sfugge al suo sismografo visivo.
Potrei mettermi al servizio della comunità e scrivere per pubblicizzare ristoranti, rifugi, luoghi e guadagnare. Non mi interessa. Preferisco non avere vincoli in quello che scrivo.
Forse perché le mie luci di ribalta le ho avute in diverse occasioni e mi sono bastate. Nessun libro, nessuna mostra, nessun nome sui manifesti.
In questa fase lavoro in silenzio per me e per chi ha il piacere di leggermi. Questo è tutto.
Voyeur è chi è attratto morbosamente e spia le nudità… Lo scrittore è morbosamente attratto da altre nudità, non in senso sessuale, ma dalle nudità dell’anima della persona che osserva
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